REGGO CALABRIA Diecimila euro per portare a compimento l’agguato contro Antonio Baggetta a Reggio Calabria. I dettagli del tentato omicidio che si è consumato sotto casa della vittima il 17 maggio del 2017 li racconta il collaboratore di giustizia Davide Bilardi nei verbali entrati, su richiesta della Procura, nel processo “Garden”. «Edoardo Mangiola mi parlò dell’agguato a colpi di arma da fuoco ai danni di Bagetta. Ho letto la vicenda sull’ordinanza custodiale, ma ne ero già a conoscenza per le confidenze di Mangiola», racconta il 49enne arrestato per associazione mafiosa nell’ottobre 2023 nell’ambito dell’inchiesta “Atto quarto” della Dda di Reggio Calabria. Un’inchiesta che riuscì a fare luce sul tentato omicidio dell’uomo, “punito” dal clan per aver iniziato una relazione sentimentale clandestina con l’ex moglie di Domenico Sartiano, per gli investigatori e secondo i racconti di Bilardi, il mandante. Nei verbali, con le sue dichiarazioni, depositati nel corso del processo nato dall’inchiesta “Garden” iniziato a Reggio Calabria, Bilardi parla anche di un altro tentato omicidio, quello nato dai dissidi tra Totò Libri, Edoardo Mangiola e Cosimo Borghetto, che sfociarono nel tentativo dei primi due di uccidere Borghetto.
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«Pur essendomi originariamente inserito nel contesto criminale arcoto, ed in particolare, in quello riconducibile alla famiglia Tegano, come ho già riferito ho sempre avuto un profondo legame con Totò Libri ed Edoardo Mangiola, esponenti apicali della cosca Libri», precisa Bilardi che nel corso degli interrogatori davanti ai magistrati della Dda di Reggio Calabria si è definito «l’uomo di fiducia di Paolo Schimizzi»: «Sono stato sempre considerato nell’ambiente un uomo dei Tegano, anche se io mi sentivo uno spirito libero».
E sarà proprio Mangiola, secondo i racconti del collaboratore di giustizia, a confidargli come quel tentato omicidio venne progettato: «Edoardo Mangiola mi disse che gli era stato chiesto questo favore da un suo fraterno amico, che era l’elettricista Domenico Sartiano (il quale, a tal fine, aveva pagato 10.000 euro)». Alla base dell’agguato, come ricostruito anche dagli investigatori, la relazione sentimentale tra Baggetta e l’ex moglie di Sartiano che – spiega Bilandi – «voleva vendicarsi» e «chiese di gambizzarlo e non di ucciderlo». Sei colpi di pistola da una 357 magnum raggiungono in più punti Antonio Baggetta, che viene trasportato d’urgenza in ospedale, riuscendo a salvarsi.
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«Mangiola – aggiunge Bilardi – usava bene le armi, per come era noto nell’ambiente criminale reggino». Ma per mettere a segno il colpo non ottiene l’aiuto di Totò Libri: «Mangiola mi disse che Totò Libri non volle partecipare all’agguato perché temeva di essere arrestato», racconta ancora Bilardi, che aggiunge infine: «Totò Libri giustificò questa sua volontà di non partecipare all’agguato, affermando che se fossero stati arrestati entrambi la cosca Libri sarebbe rimasta sguarnita dei suoi dirigenti. Mangiola pensava che fosse una scusa e criticava la debolezza manifestata dal Libri». (m.ripolo@corrierecal.it)
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