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‘Ndrangheta a Torino, il sindacato «al servizio» di Ceravolo: il nuovo smartphone per eludere il trojan

Dall’inchiesta della Dda emerge la «benevolenza» per il classe ’77 ritenuto «partecipe del clan». Dal viaggio in Calabria al nuovo Samsung: tutto a spese della Filca-Cisl

Pubblicato il: 27/09/2024 – 18:39
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta a Torino, il sindacato «al servizio» di Ceravolo: il nuovo smartphone per eludere il trojan

Nonostante abbia rappresentato per buona parte delle indagini, ovvero fino alla sua elezione a segretario organizzativo torinese del 13 febbraio 2024, un mero dipendente per l’organizzazione sindacale Filca-Cisl, il comportamento di favore nei riguardi di Domenico Ceravolo (cl. 77) è di estrema rilevanza. Comportamenti di benevolenza che si sarebbero manifestati «con maggiore intensità in corrispondenza di fatti giudiziari che lo hanno colpito» o «allorquando sono emersi importanti indizi in merito a possibili attività investigative della pg che l’hanno visto coinvolto».
Per molto tempo, nonostante il ruolo da dipendente per il sindacato Filca Cisl, nel corso delle indagini il comportamento di favore nei suoi riguardi ha acceso più di un campanello d’allarme per gli inquirenti della Dda di Torino.

ceravolo filca cisl torino

Il sindacalista “protetto”

I riflettori accesi su Domenico Ceravolo – poi eletto segretario organizzativo torinese a febbraio 2024 – avrebbero messo in luce «comportamenti di benevolenza» scrivono i pm Paolo Toso, Marco Sanini e Mario Bendoni nel fermo emesso nei giorni scorsi contro il sindacalista classe ’77 e altri cinque soggetti ed eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza, guidati dal generale Carmine Virno. Secondo le accuse formulate dalla Distrettuale antimafia di Torino, Ceravolo «sarebbe partecipe dell’articolazione ‘ndranghetista di Carmagnola» e quale operatore sindacale e membro della segreteria della Filca-Cisl «avrebbe contribuito al “controllo ” del settore edile da parte del sodalizio, favorendo interessi delle imprese contigue rispetto ai lavoratori iscritti». Comportamenti benevoli soprattutto in corrispondenza dei fatti giudiziari che hanno interessato proprio Ceravolo oppure «quando sono emersi importanti indizi in merito a possibili attività investigative che l’hanno visto coinvolto», è scritto nel fermo. Dal 16 al 19 febbraio del 2023, infatti, Ceravolo è sceso in Calabria per testimoniare in aula bunker a Lamezia Terme come persona informata sui fatti nel processo “Rinascita-Scott”. Già perché nonostante il viaggio non avesse nulla a che fare con l’attività del sindacato, la stessa Filca Cisl attraverso due responsabili – non indagati in questa inchiesta – si sarebbe fatta carico delle spese.

Il viaggio in Calabria pagato dal sindacato

Ma non è tutto. Nelle fasi investigative, infatti, sarebbe emerso come dell’esborso, per nulla attinente all’attività sindacale, non è stato tenuto all’oscuro il vertice romano dell’organizzazione sindacale stessa. Anzi. In una conversazione intercettate – è il 18 febbraio 2023 – Ceravolo «comunica al collega che l’indomani, dopo la sua deposizione al processo, lo avrebbe informato sugli esiti dello stesso», è scritto nel fermo. «(…) mo gli scrivo che è andato tutto bene, giusto per renderlo edotto».
La vicenda, come noto, si complica perché la deposizione di Ceravolo in aula sarebbe stata ritenuta «finalizzata a tutelare un imputato per il delitto» e, pertanto, il sindacalista avrebbe rischiato a sua volta di esser processato per “favoreggiamento personale”». Poi, qualche settimana dopo, arriva la notizia della cattura del superlatitante Pasquale Bonavota a Genova, con il ritrovamento, all’interno dell’appartamento, della carta d’identità recante proprio il nome di Domenico Ceravolo.

Eludere il “trojan” e le intercettazioni

Il “sostegno” dei due responsabili torinesi della Filca Cisl nei confronti di Ceravolo è emerso anche in un’altra circostanza singolare. Quando, cioè, erano emersi «chiari segnali una possibile attività investigativa svolta nei confronti di quest’ultimo» scrivono i pm. E di messo c’è uno smartphone.
«Senta (…) la chiamo per un problema che ha il proprietario, l’intestatario di questo numero», «non riusciamo a disinstallare o quantomeno a bloccare un’applicazione che è “assistenza in linea” che continua a lavorare in background, volevamo capire se era possibile disattivarla tramite il servizio o c’è qualche anomalia…». Così uno dei due responsabili sindacali dirà all’operatore del gestore Vodafone. Il riferimento è al trojan “inoculato” sullo smartphone in uso Domenico Ceravolo il 6 febbraio 2023. I tre mangiano la foglia e allora si attivano. Dopo aver contattato l’assistenza del proprio gestore, uno dei responsabili della Filca Cisl contatta addirittura «il personale informatico del sindacato che opera nella sede centrale di Roma» per «avviare la pratica per l’acquisto di un nuovo cellulare da dare in uso proprio a Domenico Ceravolo», scrivono i pm nel fermo. E così avviene.

Il nuovo smartphone da 1.400 euro

È il 4 marzo 2023 quando gli inquirenti, attraverso la telefonata di Domenico Ceravolo al figlio, capiscono che il sindacalista sia effettivamente in possesso di un nuovissimo smartphone. «(…) amore mio lo sai che ieri mi è arrivato, che me l’ha mandato… il Samsung S23 Ultra, l’ultimo è…». «(…) eh però…eh…lui penso che l’ha pagato o 1300 o 1400…». Secondo i pm, dunque, tale dispositivo «avrebbe non solo sostituito quello sul quale era stato installato il trojan» scrivono nel fermo ma avrebbe reso «maggiormente complicato (se non impossibile) un nuovo tentativo di inoculazione da parte della polizia giudiziaria» considerato che si trattava di uno smartphone di ultimissima generazione. (g.curcio@corrierecal.it)

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