VIBO VALENTIA Prima quello del 2010, ora un nuovo scioglimento per infiltrazioni mafiose per l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia. Dopo 14 anni dall’ultima volta, arriva la pesante decisione del ministro Piantedosi che affida l’Azienda per i prossimi 18 mesi a un commissario esterno. Una situazione paradossale se si considera che alla guida c’era già un commissario straordinario, il generale Antonio Battistini, che a sua volta era subentrato al commissario Giuseppe Giuliano, coinvolto in un’inchiesta della Guardia di finanza. «Sotto la gestione di Battistini l’Asp ha avviato un positivo percorso di risanamento aziendale, con azioni concrete e per nulla scontate» ha sottolineato ieri il presidente della Regione Roberto Occhiuto, ringraziando il generale per «l’ottimo lavoro svolto» e specificando che si tratta di un provvedimento che arriva per «fatti accaduti tanti anni fa». Le motivazioni ufficiali dello scioglimento verranno rese pubbliche a giorni, ma aleggiava già da tempo il possibile scioglimento da parte del Cdm. Troppo “pesanti” i dettagli emersi, soprattutto, nell’ultima inchiesta della Dda di Catanzaro Maestrale Carthago.
Nell’inchiesta della Dda, scaturita dalla doppia operazione di maggio e settembre 2023, l’Asp vibonese viene descritta come «completamente e totalmente asservita alla criminalità organizzata». Per gli inquirenti sarebbe esistito, all’interno dell’ente, un sistema di «scambio elettorale volto sia al collocamento ai vertici dell’Azienda di personaggi appartenenti al medesimo circuito, sia all’ottenimento di un bacino di voti». La Dda sottolinea come all’interno vi fossero «rappresentate le varie consorterie criminali della Provincia di Vibo Valentia». Tra questi i Mancuso, a cui sarebbe «strettamente legato Cesare Pasqua» e i Fiarè «rappresentati da Gregorio Coscarella», quest’ultimo impiegato nella società affidataria della mensa ospedaliera. Personale all’interno dell’Asp avrebbe così favorito imprenditori ritenuti vicino alla criminalità organizzata di inserirsi nella gestione di vari apparati, tra cui la mensa ospedaliera. «Un mero strumento al servizio della criminalità organizzata» che avrebbe sfruttato i rapporti per favorire insabbiamenti, posizioni e affidamenti.
Ma figura centrale su cui si concentrano le accuse è Cesare Pasqua, il cui scontro interno con Francesco Massara avrebbe «portato a insediarsi la Commissione d’accesso» anche in passato. La figura di Pasqua, ex dirigente del servizio di Prevenzione, viene tratteggiata anche dai collaboratori di giustizia Bartolomeo Arena ed Emanuele Mancuso. «I Pasqua – ha dichiarato quest’ultimo – sono legati alla famiglia dei Mancuso. Sono in ottimi rapporti con mio zio Luigi Mancuso». Su di lui ha riferito in aula anche Andrea Mantella lo scorso luglio, quando lo ha definito come «un mafioso clandestino infiltrato all’interno dell’Asp». (Ma.Ru.)
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