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Maxiprocessi, la protesta dei penalisti vibonesi: «Situazione non più tollerabile»

La Camera penale lamenta anche lo spostamento delle udienze fuori Vibo: «Così si compromette il diritto di difesa dell’imputato»

Pubblicato il: 28/09/2024 – 19:32
Maxiprocessi, la protesta dei penalisti vibonesi: «Situazione non più tollerabile»

VIBO VALENTIA Carenza d’organico nei Tribunali, maxiprocessi e, soprattutto, la dislocazione di questi fuori città. Criticità che rischiano di «compromettere il diritto di difesa dell’imputato». È quanto denuncia la Camera penale “Francesco Casuscelli” di Vibo Valentia, riunitasi oggi presso la sede del Tribunale nuovo per discutere delle difficoltà riscontrate dai penalisti. La riunione è stata aperta dal presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati Franco De Luca, mentre le problematiche sono state esposte dal presidente della Camera penale Giuseppe Aloi. Una protesta «a staffetta», come enunciato da quest’ultimo, che sta coinvolgendo anche le altre Camere penali calabresi, fino a confluire in un’astensione generale a dicembre e che, per quanto riguarda Vibo, registra un’adesione totale da parte dei penalisti.

Il problema dei maxiprocessi

«Una situazione non più tollerabile» ha detto in apertura l’avvocato Franco De Luca. «Si tratta di problemi comuni a tutta la Calabria» ha sottolineato a margine dell’incontro l’avvocato Giuseppe Aloi. «Nello specifico noi abbiamo il problema dei maxiprocessi, come Rinascita Scott di cui abbiamo concluso il primo grado con notevoli difficoltà per l’avvocatura ma anche per la stessa magistratura». La Camera penale denuncia «le distorsioni dei grossi numeri, che non consentono l’esercizio concreto del diritto di difesa. Questo noi lo diciamo da tanto tempo e, soprattutto, lo stiamo ripetendo adesso con la celebrazione di Maestrale». Il grande processo contro la ‘ndrangheta vibonese, dopo le prime udienze svolte nella sede del Tribunale di Vibo, è stato spostato nell’aula bunker di Lamezia Terme. «Noi non ne capiamo il motivo, è sotto gli occhi di tutti che ci sono pochi avvocati alle udienze. Quindi sarebbe possibile svolgerlo in qualsiasi aula del Tribunale qui a Vibo». I grandi numeri non consentono poi, secondo gli avvocati, di rispettare le tempistiche necessarie per la difesa. «Durante i dibattimenti poi ci viene detto che il tempo è contingentato e abbiamo solo dieci minuti per discutere della posizione di una persona».

Lo spostamento di Maestrale da Vibo a Lamezia

«È chiaro che i grossi numeri creano un cortocircuito all’interno del sistema giudiziario». Aloi cita l’esempio del Tribunale di Libertà che si «affanna a decidere in pochi giorni su centinaia di ricorsi per le ordinanze di custodia cautelare che colpiscono gli indagati». Le difficoltà riscontrate dai maxiprocessi e dallo spostamento fuori città non sono solo logistiche, ma «si ripercuotono sul diritto di difesa. Non tutti si possono permettere economicamente le spese per poter pagare un avvocato che ogni giorno si chiude in un’aula bunker dalle 9 di mattina alle 8 di sera». «Noi – continua l’avvocato Aloi – abbiamo rappresentato diverse volte questi temi, ma la magistratura purtroppo non ci ascolta. Abbiamo chiesto il motivo reale per lo spostamento di Maestrale ma nessuno ce lo ha detto. È vero che parliamo sempre del Tribunale di Vibo Valentia, però anche il luogo fisico è importante perché il processo è giusto che si celebri nel luogo dove si presume che la regola del patto sociale sia stata violata». Una battaglia che, specifica l’avvocato, «non è di esclusivo interesse dell’avvocatura né contro la magistratura. Così come condividiamo anche la giusta lotta alla ‘ndrangheta. Ma qui si parla di una limitazione dei diritti dei cittadini». La Camera fa appello, dunque, per far sì che «il sistema torni a funzionare nell’interesse di tutta la giurisdizione». (Ma.Ru.)

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