COSENZA «Apprendiamo dal segretario provinciale del Pd la nomina di una nuova segreteria. Snella questa volta, rispetto alla trentina di membri nominati solo un anno fa, mai convocati e infine azzerati. Inoltre Pecoraro avrebbe pensato di costruire questa snella segreteria in maniera unitaria e quindi coinvolgendo la minoranza. Minoranza ritenuta inesistente al momento di decidere i candidati alle elezioni politiche, alle elezioni provinciali, alle elezioni europee e alle elezioni amministrative. Tutte occasioni di clamorosi flop del partito cosentino». E’ quanto sostiene, in una nota, il movimento “Controorrente”.
«Abbiamo ritenuto importante, piuttosto che partecipare a una superflua tornata di nomine e all’istituzione di nuovi organismi, chiedere a Pecoraro, a meno che non voglia continuare a gestire il partito con i soliti pochi, di riconoscere l’esistenza di una comunità plurale e regole condivise e valide per tutti (resta per esempio la domanda perché alcuni consiglieri comunali sono stati espulsi e altri no pur contravvenendo allo stesso articolo dello Statuto?). A nostro avviso era perciò prematuro nominare un nuovo organismo. Occorre, invece, preliminarmente far funzionare quelli esistenti (ed eletti e legittimati dal congresso)», si legge ancora.
«Al momento, la direzione non si riunisce da due anni ed è monca di diversi membri (non più iscritti, passati ad altri partiti o dimissionari). Stesse mancanze per quanto riguarda l’assemblea provinciale. Su entrambe va sottolineato il silenzio della presidente Locanto che evidentemente non adempie al ruolo a lei assegnato. E bisogna stare attenti ad affermare che l’assemblea non c’è più, perché vuole dire certificare uno stato di fatto commissariale del partito: non convocando gli organismi, Pecoraro si è di fatto autonominato commissario, anche se ha nominato una nuova segreteria (anche Miccoli aveva nominato un coordinamento). Organismi che per statuto devono essere convocati al minimo ogni semestre. E ci vuole poco per convocare direzione e assemblea, basta fissare una data. Superfluo ricordare poi lo stato della commissione di garanzia: tre membri su nove non ne fanno più parte, la minoranza non è più rappresentata e il presidente non costituisce più una figura di garanzia riconosciuta. La disponibilità della minoranza nel ricostruire l’agibilità politica e la democrazia interna al partito è massima, ma non si può ricostruire la casa partendo dal tetto, insistere vuole dire non voler cambiare quel modo di governare il partito che ha prodotto tanti insuccessi elettorali e scivoloni dello stesso segretario (dall’auto sospensione all’azzeramento della sua prima segreteria)».
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