RENDE «Riteniamo – e lo abbiamo ribadito più volte – che il progetto della città unica Cosenza, Rende e Castrolibero sia un vero e proprio obbrobrio politico e giuridico». Lo afferma il Psi di Rende. «Se il Presidente Occhiuto è davvero il rappresentante di tutti i Calabresi – prosegue il Psi di Rende – ha il dovere di difendere i cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero da una deriva antidemocratica e senza precedenti nella storia della Calabria, con la quale si intende cancellare, con un colpo di mano, i singoli Comuni interessati, delegittimando, nel contempo, il loro potere decisionale e la loro autonomia, per come sancita dall’articolo 5 della Costituzione. Esortiamo il Presidente a non rendersi partecipe di questa scellerata opera di fusione. Rivendichiamo, così per come ribadito recentemente dal Sindaco di Cosenza, nel corso di un incontro sul tema della fusione organizzato dai consiglieri regionali del PD, il primato dei Consigli comunali e l’importanza di un referendum consultivo a cui giungere democraticamente soltanto dopo le delibere dei municipi coinvolti; a cui giungere democraticamente soltanto dopo che è stato sanato il debito di Cosenza – lasciato in eredità da chi oggi vuole a tutti costi la fusione – e dopo che a Rende sia stata eletta una nuova amministrazione, non senza dimenticare un percorso propedeutico di Unione dei Comuni. E proprio sul voto a Rende, è di ieri la notizia che il Consiglio dei Ministri ha prorogato il commissariamento per altri sei mesi. Per verità, auspicavamo il voto entro l’anno, poiché Rende ha bisogno come il pane di una nuova amministrazione. È sinonimo di civiltà e di democrazia. Tuttavia, si sfrutti questo tempo per costruire un centrosinistra unito, insieme a tutte le anime civiche di questa città. A patto, però, che si esca dall’atavico vizio delle divisioni interne del passato e si riesca a diventare una coalizione plurale e inclusiva, che elabori e proponga ai cittadini un’offerta politica di prospettiva e di visione seria e credibile. Bisogna fare presto e bene, avviando una discussione responsabile tra i partiti e i movimenti, senza lasciare indietro il dialogo con i cittadini oramai provati dall’esperienza negativa dello scioglimento per mafia».
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