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Le “autoriforme” della Regione, l’improvviso (e sorprendente) sprint del centrodestra

I risvolti politici del blitz della maggioranza con le proposte di legge – abbinate – sul consigliere “supplente” e sul tetto degli assessori esterni

Pubblicato il: 29/09/2024 – 13:04
Le “autoriforme” della Regione, l’improvviso (e sorprendente) sprint del centrodestra

REGGIO CALABRIA Si è sempre detto: “certe cose si fanno o a inizio legislatura o nell’ultimo anno di legislatura”. Per questo diversi analisti politici sono rimasti francamente sorpresi per l’improvviso e inatteso sprint del centrodestra in Consiglio regionale, con la scelta di procedere, a “tagliando” appena traguardato (anche se in realtà sono passati quasi tre anni dal voto), a due “autoriforme” destinate a ridisegnare l’”architettura” istituzionale e politica della Regione. Scelta condensata in due proposte di legge, una delle quali di rango statutario, da considerare come “abbinate”, cioè l’una legata all’altra, da far entrare in vigore comunque dalla prossima legislatura: la proposta di legge per stabilire l’incompatibilità tra le cariche di assessore regionale e consigliere regionale, con la contestuale introduzione del consigliere “supplente”, e la proposta di legge di modifica dello Statuto che reintroduce un limite del 30% di assessori esterni in Giunta (massimo due esteri in una Giunta a otto, per fare un esempio più concreto).

Il blitz del centrodestra

Fioccano ovviamente le interpretazioni e le “letture” di questo blitz della maggioranza ma un dato sembra evidente: il centrodestra vuole dettare i tempi dei lavori consiliari senza girare intorno alle questioni e senza tergiversare per non rischiare magari di lasciare le cose come stanno (e come evidentemente non garbano…) nel caso di inattese e anticipate evoluzioni del quadro politico. La premessa “politica” – ritiene più di un osservatore – potrebbe essere quella di ridare centralità al legislativo, al Consiglio regionale e al ruolo dei consiglieri regionali, una sorta di “autodifesa” dallo sbilanciamento a favore del lato esecutivo, ed è una lettura che potrebbe starci. Ma da accreditati ambienti del centrodestra si fa intendere chiaramente che le due proposte di legge avrebbero la condivisione del presidente della Regione Roberto Occhiuto, e anche questo potrebbe starci, anche in un’ottica di una ricandidatura alla guida alla Cittadella che Occhiuto ha già opzionato, per fidelizzare i consiglieri e anche per dare meno potere ai partiti di indicare nomi magari non graditi o non utili per la Giunta. In ogni caso, in tutta questa “partita” al solito il centrosinistra continua a essere il grande assente: qualcuno, nella maggioranza, a quanto si dice avrebbe preferito che le due proposte di legge registrassero la firma anche delle opposizioni (anche perché potrebbero anche convenire sui contenuti delle due normative), così non è stato e dunque ora si aprirà sicuramente un canale di trattativa che potrebbe anche essere duro, fermi restando i numeri ancora schiaccianti per il centrodestra. Quando, qualche mese fa, era stata rispolverata una bozza sulla figura del “supplente” dall’opposizione si erano levate voci aspramente critiche, stavolta invece no, e anche questo potrebbe essere un segnale. Ma non è detto.

I banchi del centrosinistra in Consiglio regionale

La legge elettorale

Anche perché ovviamente all’orizzonte non mancheranno occasioni di confronto sull’architettura istituzionale della Regione e sulla sua base: la legge elettorale. Quasi un anno fa in prima Commissione del Consiglio regionale venne calendarizzata una seduta per esaminare due proposte di legge provenienti dai banchi della minoranza: una del consigliere regionale del Pd Raffaele Mammoliti che punta a modificare la legge elettorale ripristinando  i cinque collegi provinciali, in modo da riequilibrare la composizione di Palazzo Campanella a livello territoriale, e un’altra a firma congiunta di Antonio Lo Schiavo (Misto componente Liberamente Progressisti) e lo stesso Mammoliti che punta a introdurre il voto disgiunto – cioè la possibilità per l’elettore di votare il candidato presidente della Giunta e una lista di un altro schieramento – e l’abbassamento della soglia di sbarramento al 3%, in modo da garantire una maggiore partecipazione popolare e una più ampia rappresentatività politica. Temi ovviamente molto delicati, e il cui esame probabilmente era anche prematuro, e infatti in prima Commissione il confronto si è immediatamente arenato per lo stop della maggioranza che, per non mortificare la minoranza “bocciando” subito le proposte, ha convenuto sull’insediamento di gruppi di lavoro rimasti però clandestini. Il centrosinistra però potrebbe ora tornare alla carica, anche se fonti di Palazzo Campanella sostengono che questi temi non sono all’ordine del giorno, cioè al momento non se ne parla proprio: secondo i “bene informati”, peraltro il centrodestra non gradirebbe né l’introduzione del voto disgiunto né l’abbassamento della soglia di sbarramento e potrebbe mettere la parola fine alle “autoriforme” con il “supplente” e il tetto agli assessori esterni. Non resta che aspettare l’evoluzione del dibattito, se mai ci sarà un’evoluzione ovviamente. (a. c.)

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