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lo sciopero

Le Camere penali calabresi proclamano 11 settimane di astensione a staffetta

I togati denunciano la situazione di crisi in cui versa la giurisdizione in Calabria. Una iniziativa storica

Pubblicato il: 29/09/2024 – 20:47
Le Camere penali calabresi proclamano 11 settimane di astensione a staffetta

CATANZARO Il Coordinamento delle Camere Penali Calabresi, con documento del 27 giugno 2024, proclamava lo stato di agitazione per i guasti, le distorsioni e lo stato di sofferenza della giustizia penale alle nostre latitudini.
In primo luogo, denunciava la cronica carenza di organico in alcuni Tribunali e la conseguente difficoltà di assicurare una soddisfacente e tempestiva riposta alla domanda di giustizia. Nel Tribunale Distrettuale di Catanzaro, ad esempio, la situazione è drammatica per varie ragioni: la pianta organica è, già sulla carta, sottodimensionata, il numero effettivo dei Giudici non è (quasi) mai a regime e, sebbene da tempo si chieda con enormi sforzi l’attivazione di una VI sezione promiscua, necessaria per rispondere alle reali esigenze del Distretto, si assiste impotenti alla cronicizzazione della crisi (dunque si lavora con pochi Gip, un Riesame “ingolfato”, e un Ufficio Dibattimento costretto a rinvii dei processi con rito monocratico al 2026). Non diversa è la situazione di Cosenza, di Vibo Valentia e degli altri Tribunali.
Tale stato di sofferenza, però, non è dovuto soltanto alla carenza di organico nelle fila della Magistratura giudicante, ma anche al sovraccarico derivante dal “modo” di regolare i processi per reati di criminalità organizzata. A tal riguardo, le Camere penali calabresi ribadiscono con chiarezza la loro posizione. Se da un lato, infatti, riconoscono la necessità del contrasto al crimine organizzato, dall’altro, ritengono parimenti necessario il bilanciamento di detta esigenza di difesa sociale con la tutela dei diritti e delle libertà individuali. Ecco perché denunziano:

  • Lo svilimento del pensiero critico e del fermento culturale che accompagnavano la riforma del 1989, delle regole processuali ispirate al favor separationis;
  • Le infauste conseguenze, sul piano organizzativo, dei maxiprocessi:
  • con la giustizia penale ordinaria, come già evidenziato, non assistita da organici sufficienti e stabili, semi paralizzata per effetto della destinazione delle risorse umane a quella speciale (processi Reset, Maestrale-Cartago, Rinascita, Ricovery);
  • con il sovraccarico dei procedimenti incidentali cautelari, numeri elevatissimi e sovente risposte tardive (procedure ex 310 cpp), oltre che inevitabili quanto mortificanti compressioni dei contributi di difesa;
  • con la sistematica quanto inaccettabile delocalizzazione dei processi speciali, sottratti alla loro sede naturale, concentrati nell’Area Attrezzata per Processi di Massa;
  • Soprattutto, la incompatibilità del processo di massa con le garanzie del giusto processo, con i principi che lo informano.

Poiché gli straordinari obiettivi di efficienza secondo logiche di economie di scala si realizzano al prezzo dello svuotamento del contraddittorio e disattenta applicazione delle regole del processo, se non in modo apparente, di pura finzione. Con i diritti degli accusati, quelli garantiti dalla legge processuale ispirata alla carta costituzionale, inevitabilmente trascurati. E gli impraticabili calendari che ulteriormente riducono la rappresentanza della difesa al di sotto della soglia minima necessaria per l’adempimento del dovere.

  • Tutto ciò produce conseguenze nefaste, sol che si consideri l’impressionante statistica che riguarda la realtà giudiziaria calabrese, in riferimento ai numeri delle procedure di ingiusta detenzione, accertate e definite in tempi biblici.

Il Coordinamento, nel documento, invocava l’interessamento, il coinvolgimento, l’intervento della Politica e delle Autorità Giudiziarie sulle problematiche sollevate con l’auspicio che l’agenda emergenziale, dettata da croniche carenze di organico e aggravata dalla celebrazione del processo di massa, nell’ordinario ricorso alla pratica del gigantismo processuale, possa declinare in direzione di una risposta di giustizia che abbia al centro il tema della verifica della responsabilità individuale piuttosto che un processo calibrato sul contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata.

  • E ciò se non per condivisione dell’analisi circa i fattori influenti, nella comune prospettiva di possibile contemperamento dei principi di efficienza dell’apparato giudiziario, del rispetto delle regole del giusto processo, della adeguata attenzione per ciascun singolo incolpato.
  • Dunque, quantomeno disponibilità al confronto, riguardo alla reciproca condizione lavorativa e professionale, comprensione dei principi e idealità che sorreggono i diversi ruoli, nell’ottica di trattazione e risoluzione di individuate criticità.

Vano e negletto, tuttavia, è risultato l’appello rivolto (con la eccezione del Presidente del Tribunale di Castrovillari che ha instaurato un confronto efficace con i penalisti del foro sulle problematiche locali introdotte).

Insiste, l’avvocatura penalista calabrese, a stigmatizzare lo stato di abbandono dei nostri Tribunali e l’abuso al ricorso ai processi di massa, rivendicando:

  • Le ragioni e i diritti di singoli individui, incolpati, non di rado ingiustamente ristretti, in ogni caso avviati alla discarica sociale
  • La dignità dei professionisti, inevitabili compartecipi del rito speciale, inutili orpelli del suo apparato scenico
  • La necessità di proseguire nell’opera di sensibilizzazione, oltre che della Magistratura, della Informazione, della Politica, della Società.

Conseguentemente e coerentemente, il Coordinamento delle Camere Penali calabresi, facendo seguito alla proclamazione dello stato di agitazione,

con una sequenza di iniziative che assicurino il contributo delle camere territoriali all’azione unitaria dei Penalisti Calabresi

DELIBERA

  • La camera penale di Cosenza si asterrà dall’attività giudiziaria dal 16 al 20 settembre.

Seguiranno “a staffetta” fino al 23 novembre le astensioni delle altre Camere dei Distretti Calabresi secondo le modalità che ciascuna di esse riterrà di stabilire.

  • La mobilitazione culminerà con una astensione regionale di tre giorni per il 10, 11 e 12 dicembre
  • La sequenza delle iniziative deliberate sarà revocata allorché l’invito all’interlocuzione sarà accolto e potrà instaurarsi un tavolo di discussione sugli specifici temi sollevati.
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