MILANO – Con una maxi-operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Milano, le curve di Inter e Milan sono state praticamente azzerate. Arrestati i capi con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a una serie di estorsioni legate al mondo dello stadio. Nella conferenza a Milano, il procuratore della città meneghina, Marcello Viola, è stato chiaro: «C’era un patto di non belligeranza tra le curve per massimizzare il profitto, le attività erano condotte solo per acquisirne un vantaggio economico. L’interesse per il club era solo di facciata. Inter e Milan sono solo soggetti danneggiati». All’incontro con la tv e la stampa, annunciato dal procuratore milanese Marcello Viola, hanno partecipato anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il questore di Milano Bruno Megale, i generali delle Fiamme gialle Andrea Fiducia e Antonio Quintavalle, il direttore dello Sco della polizia Vincenzo Nicoli, il dirigente della Mobile di Milano Alfonso Iadevaia e quello delle Sisco, Nicola Lelario, che hanno condotto in questi mesi l’indagine con i pm Sara Ombra e Paolo Storari. Il procuratore Melillo, in conferenza, ha detto che «il mio ufficio da tempo ha aperto una unità di analisi e impulso investigativo, un gruppo di lavoro che si occupa del condizionamento criminale delle attività sportive» e delle «logiche che sdoganano negli stadi la propaganda antisemita e razzista». Commentando che è un’inchiesta dal «valore emblematico»
I reati contestati sono associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale. L’inchiesta non riguarderebbe, invece, traffici di droga. Assieme «all’esecuzione delle misure cautelari sono state delegate ed eseguite decine di perquisizioni a carico di ulteriori indagati». Inoltre, la Divisione Anticrimine della Questura di Milano «ha applicato a più soggetti diversi divieti di accesso ai luoghi, ove si svolgono manifestazioni sportive», ossia dei Daspo, o «ha comunque avviato la relativa procedura nei confronti di numerose altre persone». Le indagini hanno consentito, secondo l’accusa, «di accertare l’esistenza di infiltrazioni criminali tra gli ultras e hanno coinvolto i principali esponenti dei cosiddetti ‘direttivi’ delle tifoserie organizzate delle due principali squadre calcistiche milanesi».
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