È inconfutabile: perché si parli della Calabria, l’argomento deve essere la mafia. Il resto è considerato “fuffa”. La prova? Catanzaro che, pur essendone il capoluogo, è tra i territori più trascurati. La storia di questa regione è densa di sensibilità, raramente riscontrabile altrove. Eppure è raro che nel palinsesto quotidiano dell’informazione televisiva regionale Catanzaro sia presente. Ciò accade nonostante in città abbiano sede tutti gli uffici di Interesse regionale. Ma è come se a prevalere fosse l’indifferenza, trattandosi “dell’ultima borgata” della Calabria. Una realtà che dovrebbe pesare sulle coscienze di quei personaggi che hanno amministrato la Calabria e che, ancora oggi, si preoccupano solo del “perimetro” della loro provincia. Una realtà che, talvolta, si presta ad azzardare giudizi, anche pesanti, quasi a voler sottovalutare il Capoluogo della regione. Qualunque possa essere il motivo, è certo che Catanzaro è la sua provincia continuano ad essere “sopraffatti” dal silenzio. In città non esiste una redazione della RAI; non esiste neppure un più modesto ufficio di corrispondenza. Esiste, invece, come è giusto che sia, a Reggio Calabria. Un modo di agire che non ha pari, alimentato anche dal silenzio di chi, pur avendo responsabilità amministrative, preferisce far finta di non vedere, di non capire. Così passano le settimane, i mesi, gli anni e, fatta salva qualche rara occasione, magari per segnalare il risultato della squadra di calcio, Catanzaro rimane a raccontare il suo silenzio. Una realtà che non trova giustificazione alcuna, se non quella di far pensare a quel contesto antico, frutto di egoismo territoriale che supporta il tentativo di ciascuna delle cinque province di voler prevalere sulle altre. Un modo irrazionale di concepire lo sviluppo della Regione. Comunque sia, è ineluttabile che quanto accade nella Città Capoluogo della regione mal si addice con il servizio pubblico. Se si vuole continuare così a rimetterci saranno, ancora una volta i calabresi, che continueranno a pagare il canone televisivo senza avere un’informazione completa sugli eventi della loro Regione. Spogliarsi da questi abiti significa accettare che tutto, o quasi, in Calabria è “evaporabile”. Le ripercussioni incidono su tutto, soprattutto sulla classe politica che rimane in silenzio, pur avendo il dovere di intervenire. E pensare che la Calabria dispone di un patrimonio umano e culturale che avrebbe potuto far emergere il territorio più di quanto accade per altre regioni. È una condizione che, purtroppo, continua a pesare su quella parte di popolazione, assuefatta al sistema, convinta che la Calabria sia stata “abusata e abbandonata”. La popolazione calabrese, costretta a convivere con i sacrifici, non ha come intervenire per salvare i diritti. Una condizione che produce sfiducia tra gli stessi cittadini e “giustifica” la considerazione che si ha della Calabria, rispetto al resto del Paese. Ne è testimone la storia recente che dimostra come, se prevale il buonsenso, viene riconosciuta l’onorabilita’ e il peso politico del suo agire, frutto di intelligenza e di versatilità, grazie alle quali è possibile rivalutare il patrimonio naturale di cui la Calabria è ricca. Una realtà che ha tutte le condizioni per incentivare il turismo e rendere attivo il lavoro. Due tra le realtà che darebbero respiro al territorio e benessere alla popolazione. Ma tutto questo, purtroppo, rimane chiuso ermeticamente nel cervello di chi avrebbe il dovere di intervenire e non lo fa. Valorizzare le bellezze del territorio calabrese (e Catanzaro ne ha tante) significherebbe far conoscere le meravigliose coste, le città ciascuna con la sua storia, le montagne dai panorami unici, le acque minerali, i prodotti dell’agricoltura, le coste dei “due mari” (il Tirreno e lo Jonio), è la “cucina tipica”, indimenticabile per chi ha avuto la ventura di assaggiarlo. Quanti hanno potuto apprezzare i beni storici della Calabria non dimenticheranno il “Codex purpureus” un manoscritto conservato nel Museo Diocesano di Rossano Calabro, in provincia di Cosenza. Si tratta di un “evangeliario” tra i più antichi esistenti al mondo (550 dopo Cristo), scritto in lingua greca su 188 fogli di pergamena, definito “purpureus” perché le sue pagine sono di colore rossastro. Riconosciuto come “Patrimonio dell’umanità” fa parte dei 47 documenti del Registro della memoria mondiale”. Anche questa è Calabria! Una regione ricca di storia, ma povera di iniziative, in parte per la mancanza di sufficienti risorse economiche che, se disponibili, avrebbero aiutato il territorio a farsi conoscere dal mondo intero.
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