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CREMA&AMAREZZA

Cosenza camaleontico e duro a morire. Il Catanzaro non è più bello da vedere

Lupi a Bari meno brillanti del solito, ma la reazione allo svantaggio parla di una squadra viva. Giallorossi poco incisivi, si salvano i tifosi

Pubblicato il: 30/09/2024 – 7:19
Cosenza camaleontico e duro a morire. Il Catanzaro non è più bello da vedere

Due pareggi esterni per Cosenza e Catanzaro nell’ultimo turno di campionato. Ma se quello raccolto a Bari è frutto di una prova matura dei ragazzi di Alvini, non può dirsi lo stesso per la squadra di Caserta, apparsa ancora una volta poco fluida nella manovra e spuntata sotto porta.

La reazione del Cosenza e il ricordo di Bergamini sugli spalti

Alla vigilia della trasferta di Bari, Massimiliano Alvini lo aveva detto: «il mio Cosenza ha una sua identità ben precisa, vuole sempre imporre il suo gioco, ma è capace anche di stravolgersi, ed eventualmente di soffrire per portare a casa il risultato». Detto fatto. Al “San Nicola” i Lupi sono apparsi camaleontici, non hanno disputato una cattiva partita, ma non hanno neanche brillato come nelle uscite di questo primo scorcio di stagione macchiato oltremisura da una penalizzazione in classifica pesante e ingiusta per quanto ammirato sul campo. L’allenatore toscano ha inizialmente tenuto a riposo l’acciaccato Ciervo e Florenzi per dare spazio a Ricciardi e Josè Mauri. Ciò ha tolto dinamismo e imprevedibilità al gioco rossoblù, ma non coraggio. Il Bari, fin dall’inizio, ha sofferto la personalità di Micai e compagni e, pur spingendo tanto sull’acceleratore, è sembrato lontano parente di quello che ha travolto il Frosinone. La reazione del Cosenza dopo lo svantaggio, grazie anche all’ingresso in campo di un ispirato Florenzi, ha dimostrato ancora una volta che questo gruppo di calciatori ha un’anima e sa cosa vuole, anche se lì davanti resta il problema di sempre: la concretezza.

Crema: la reazione allo svantaggio (favorita dalla superiorità numerica), come scritto sopra, è la nota lieta della prova in terra pugliese. A ciò bisogna aggiungere il ritorno tra gli undici di partenza e al gol di Fumagalli, leader tecnico di questo Cosenza insieme a un rigenerato Florenzi. Con loro due in campo i Lupi hanno più chance di colpire gli avversari. Ma, note tecniche a parte, forse la crema più crema di giornata è il ricordo della tifoseria del Bari (con tanto di striscione seguito dai cori degli ultrà rossoblù), all’ottavo minuto di gioco, per Denis Bergamini. Martedì arriverà la sentenza nel processo sulla sua morte.
Amarezza: torniamo a ripeterlo: vedere questo Cosenza tutto cuore e coraggio in fondo alla classifica non per suoi demeriti, infastidisce non poco. Di buono c’è che la squadra, pur essendo giovane e, in alcuni interpreti, inesperta per la categoria, almeno al momento continua a mostrarsi vivace e più forte delle avversità. (Francesco Veltri)

Catanzaro non bello da vedere

Un anno e mezzo dopo la festa promozione in serie B, il Catanzaro è tornato all’Arechi ma questa volta la gara non ha regalato le stesse emozioni e il risultato non è stato altrettanto gratificante. Contro la squadra di Martusciello è venuto fuori, infatti, un pareggio che ha soddisfatto tutti ma non piace a nessuno. Uno 0-0 noioso che ha visto Sepe e Pigliacelli praticamente inoperosi: il portiere giallorosso chiamato in causa solo 2 volte proprio sul finire di gara mentre quello granata è tornato a casa senza neanche il bisogno di fare la doccia. Ritmi lenti, squadre compassate e più attente a non prenderle che a darle. Il risultato è stato scontato, lo spettacolo non pervenuto. Per il Catanzaro si tratta del quarto segno “x” della sua stagione in sette gare giocate, il terzo a reti bianche dopo quelli contro Juve Stabia e Cittadella. Caserta, alla vigilia, aveva detto di non guardare alla classifica, di pensare solo alla crescita del gruppo e dei singoli. A fine gara riconoscerà che ancora la squadra non è fluida né bella da vedere, che ha bisogno di tempo perché è cambiata molto, ma che a volte è più importante essere pratici. Tutto lecito e sacrosanto, ma i tifosi giallorossi, anche ieri in gran numero a Salerno, si aspettano qualcosa di più.
Come successo nelle ultime uscite, anche contro la Salernitana, si è assistito ad un Catanzaro partito con il 4-2-3-1 (dentro Scognamillo per Antonini, Cassandro per Situm, Koutsoupias per Biasci e Pittarello per Iemmello), ma che con i cambi ha cambiato volto tornando al 3-5-2. Ancora accorgimenti per individuare la veste tattica che più si addice a questo gruppo. Ad onor del vero il primo tempo aveva lasciato intravedere qualche discreta trama poi scomparsa nella ripresa. C’è ancora molto da lavorare, la fiducia della società al tecnico e al suo staff sembrano non mancare.

Crema: l’unica vera nota lieta di giornata sono loro, gli straordinari tifosi del Catanzaro. Esaurito in poche ore il settore ospiti (2mila posti) circa un migliaio di altri sostenitori provenienti dalla Calabria e non solo hanno trovato sistemazione in tribuna colorando di giallorosso gli spalti dell’Arechi e facendo sentire distintamente il loro supporto.
Amarezza: c’è un dato su tutti che non passa inosservato. Lo 0 nella casella dei tiri in porta da parte del Catanzaro al termine della gara. Se non tiri in porta, ovviamente, non puoi segnare e, di conseguenza, neanche vincere. Qualcosa lì davanti va assolutamente rivisto e non può addebitarsi la scarsa vena offensiva odierna alla semplice assenza di capitan Iemmello. Nelle prime sette giornate il Catanzaro è andato in gol solo in 3 occasioni: 1-1 con il Sassuolo, 3-1 con la Carrarese e 1-2 con la Cremonese. Cinque gol totali all’attivo, troppo poco per una squadra che in avanti ha una così valida e numerosa scelta di alternative. (Stefania Scarfò)

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