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Le «attenzioni» della ‘ndrangheta sullo stadio San Siro: dagli affari al patto fra curve

Uno spaccato inquietante quello emerso dall’inchiesta della Dda di Milano una «macabra» linea di continuità tra gli omicidi Baiocchi e Bellocco

Pubblicato il: 30/09/2024 – 10:19
di Giorgio Curcio
Le «attenzioni» della ‘ndrangheta sullo stadio San Siro: dagli affari al patto fra curve

Una indagine complessa, frutto di attività investigative iniziate già nel 2018. Perché il mondo delle curve dello stadio “Meazza” di San Siro è sotto la lente di ingrandimento della Distrettuale antimafia di Milano, soprattutto dopo l’omicidio del capo storico della Curva Nord dell’Inter, Vittorio Baiocchi. Elementi emersi in questi anni che si incrociano con l’omicidio di Antonio Bellocco, il classe ’88 ucciso il 4 settembre a Cernusco sul Naviglio, dopo essere stato accoltellato da Andrea Beretta, amico e altro storico leader della Nord interista, raggiunto oggi dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano, Domenico Santoro.

Gli omicidi e la linea di continuità

Secondo quanto emerso, dunque, l’omicidio di Totò Bellocco segna, di fatto, una «macabra linea di continuità con il passato» annota il gip nell’ordinanza, offendo al tempo stesso un quadro inquietante e a tinte fosche sul mondo della “Curva Nord” di San Siro. È qui, infatti, che i noti interessi di natura economica, le speculazioni e anche le condotte delittuose che da tempo rappresentano dinamiche consolidate all’interno dello stadio, si sono incrociati con le attenzioni della ‘ndrangheta sul mondo del tifo organizzato. Per i clan calabresi attivi nell’hinterland milanese, infatti, il mondo del tifo organizzato è «considerato un ulteriore terreno fertile nel quale affondare le proprie radici per impossessarsene» con lo scopo di «produrre introiti destinati ad incrementare il suo, già evidente, ruolo di prima per importanza forma di criminalità organizzata del Paese». Per il gip di Milano, inoltre, non è meno preoccupante lo spaccato che emerge dalla Curva Sud del Milan. In questo caso, infatti, è emersa la vocazione «all’aggressione di numerosi adepti del sodalizio e collegamenti con settori del mondo dello spettacolo», in un contesto che rivela l’uso di metodi violenti «non solo per la risoluzione di controversie direttamente afferenti a questioni di tifo ma anche per quella di vicende connesse ad ulteriori affari illeciti».  

Il patto tra le curve

Il gip sottolinea, inoltre, il “patto di non belligeranza” tra le due tifoserie organizzate legato non soltanto «ad una gestione tranquilla della vita da stadio» ma caratterizzato da legami fra gli esponenti delle curve per «conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera». Tra questi, il controllo dei parcheggi dello stadio “Giuseppe Meazza” di Milano. Secondo quanto emerso dalle indagini, infatti, si sarebbe creato un «reciproco vantaggio fra imprenditori e soggetti contigui sia alla gestione del tifo organizzato sia alla criminalità organizzata di matrice calabrese». Un dato che rivelerebbe, dunque, quanto sia elevata l’attenzione della ‘ndrangheta ad ogni possibile occasione di guadagno.  

I ruoli del gruppo

Secondo quanto emerso, dunque, dall’inchiesta milanese, il defunto Antonio Bellocco insieme ad Andrea Beretta e Marco Ferdico avrebbero avuto «il ruolo di promotori, con il compito di coordinare tutte le attività, illecite e lecite, della curva Nord nonché di programmare gli scontri con le forze dell’ordine e delle tifoserie avversarie, italiane ed estere». Renato Marcello Bosetti (cl. ’70), Gianfranco Ferdico (cl. ’63), Matteo Norrito (cl. ’84), Francesco Intagliata (cl. ’79), Debora Turiello (cl. ’83) e Mauro Nepi (cl. ’82), invece, avrebbero avuto il ruolo di «partecipi» negli scontri con le tifoserie avversarie, italiane ed estere, ma anche con le forze dell’ordine, «gestendo l’attività di bagarinaggio, favorendo gli ingressi illegali all’interno dello stadio in occasione delle partite dell’Inter, coordinando le iniziative violente dei componenti della curva Nord, seguendo le direttive di Ferdico, Beretta e Bellocco». Proprio il defunto Bellocco, inoltre, forte della sua fama criminale derivante dalla sua appartenenza alla famiglia di ‘ndrangheta, avrebbe «spalleggiato Ferdico e Beretta per riunire il tifo organizzato interista sotto un’unica regia, “sopprimendo” tutti gli altri gruppi del tifo organizzato, garantendosi in esclusiva i guadagni derivanti dalla gestione delle attività illecite facenti capo allo stadio. Bellocco inoltre aveva il compito di respingere iniziative di altri gruppi criminali interessati a gestire i guadagni dello stadio». (g.curcio@corrierecal.it)

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