COSENZA «È auspicabile che a stretto giro la presidente Maria Locanto convochi l’assemblea provinciale del Pd di Cosenza»: a richiederlo è Enzo Giacco, dirigente regionale del Partito democratico che nei giorni scorsi si era dimesso dalla segreteria provinciale dove era stato appena nominato. «La mia – aggiunge Giacco – non è una richiesta ordinaria di convocazione per lamentare il fatto che il massimo consesso di direzione politica della federazione provinciale non viene convocato da tempo immemore. A mia memoria dopo oltre due anni dal congresso è stata convocata solo una volta. La mia richiesta vuole essere soprattutto un appello alla responsabilità collettiva dell’intero gruppo dirigente del partito. Non si può assecondare una deriva distruttrice dell’insediamento organizzativo ed elettorale del Pd nella provincia di Cosenza».
Giacco, unico componente della nuova segreteria vicino all’area che fa riferimento a Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio (era stato indicato sabato scorso come coordinatore Iniziativa Politica, Militanza, Feste), ritiene «sia necessario avere una sede ufficiale e autorevole dove il gruppo dirigente possa ritrovarsi a discutere in presenza non per uno sfogatoio su ciò che non va ma per una assunzione diretta di responsabilità al fine di indicare la via di uscita da una condizione che rischia di condurre il Pd ad una presenza fortemente residuale. È sorprendente come si continui a fare finta di niente. Non è sopportabile che dopo non avere svolto alcuna direzione politica sulla formazione delle liste e delle alleanze nelle recenti elezioni amministrative, dopo avere tenuto rigorosamente chiusa la sede della federazione provinciale durante le elezioni europee, Vittorio Pecoraro non abbia provveduto a organizzare una benché minima presenza del Pd nelle elezioni per la selezione del direttivo di Arrical domenica scorsa. Ha pensato bene di dedicare il suo tempo alle alchimie di potere nel Pd, mentre i sindaci sono stati abbandonati a loro stessi, non sono stati coinvolti su uno straccio di progetto o di schema organizzativo per la espressione del voto nelle diverse fasce elettorali a cui sono stati attribuiti i comuni. In provincia di Cosenza il centrosinistra sulla carta era vincente, la mancata direzione politica ha reso il Pd desaparecidos e fortemente minoritario il centrosinistra. Ed è, francamente, stucchevole che il primo atto della cosiddetta nuova segreteria sia stato quello di annunciare i comitati del Sì per la città unica, per un referendum che ancora non è stato neanche indetto e che il cui svolgimento è addirittura in dubbio. Un atto evidentemente finalizzato non certo a promuovere la città unica ma solo a manifestare un posizionamento nei giochi correntizi del partito».
Per Giacco si tratta di «un atto oltretutto fortemente divisivo se è vero come è vero che la quasi totalità del centrosinistra di Rende e Castrolibero si è espresso a favore del No. Mi auguro che difronte al mio appello prevalga il buon senso e che la foga di un reiterato infantilismo politico non prevalga ancora una volta nell’opera di direzione della federazione».
Per una risposta della Locanto – in queste ore difficilmente raggiungibile al telefono e impegnata in una riunione pomeridiana – bisognerà forse attendere un input romano, sponda Boccia (di cui la presidente è interfaccia tra Crati e Busento), eppure nella lunga nota dell’amanteano Giacco c’è un aggettivo, «correntizio», che al netto del retrogusto di Prima Repubblica dice molto dello stato dei dem cosentini.
L’irrituale strappo di Giacco – arrivato sabato stesso, in tempo reale o quasi rispetto alla nomina – consumato sul «metodo Pecoraro» è spia di un malcontento degli iscritti che si sta trasformando in “erosione” interna da parte delle correnti, appunto, rispetto al blocco finora dominante. Da quando i dissidenti in Consiglio comunale, a inizio gennaio, hanno iniziato la loro azione di critica ai metodi autoritari dei vertici provinciali facendo per la prima volta nomi e cognomi («Nicola ed Enza seduti al caminetto») è come se si fossero rafforzati i gruppi del dissenso in seno al Pd bruzio: nelle occasioni di confronto in Federazione – fin quando la sede non è stata smentallata – ma anche in occasioni più recenti come questa assemblea del circolo cittadino di due mesi fa, in cui si doveva discutere placidamente di Festa dell’Unità, sono emerse fratture su temi tanto “gestionali” quanto politici.
Per un’area Adamo – ci si scusi la semplificazione – che pare indebolirsi (solo il sindaco acrese Pino Capalbo sembra fedele alla linea) ce ne sarebbero tante altre già pronte a organizzare la fronda interna: i già citati dissidenti di Palazzo dei Bruzi, sulla cui stessa appartenenza o meno al partito si discetta da mesi, e Controcorrente di Antonio Tursi &co., ma anche il gruppo di Giacomo Mancini coi fidati De Simone, Grandinetti e Greco. E ancora, per una Maria Pia Funaro che ha scelto altri lidi, ci sono figure non certo di secondo piano che sono tornate a farsi vedere in occasioni pubbliche, a partire da Emilio Viafora, mentre nella partita vorranno esserci anche amministratori di peso come il castrovillarese Mimmo Lo Polito, e anche i pezzi da novanta cosentini come Guccione e Mazzuca si organizzano come la coppia dei consiglieri regionali Bevacqua-Iacucci che, stranamente, si stanno vedendo un po’ più spesso in città (il primo addirittura alla Festa dell’Unità, poi in un dibattito sulla città unica).
Ultima annotazione: il riequilibrio imposto dal segretario Vittorio Pecoraro in segreteria è un altro segnale che sembra dire “Roma vi guarda”. Una riposta a chi in questi mesi di burrasca democratica a Cosenza e provincia si chiedeva, a mezza bocca ma anche al microfono, se Elly Schlein si fosse resa conto dello stato del Pd a Cosenza. (e.furia@corrierecal.it)
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