L’omicidio del calciatore Bergamini: ex fidanzata condannata dopo 35 anni. Ricordando sempre che si tratta soltanto di una condanna in primo grado in un sistema che prevede la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, mi permetto di osservare, prima come cittadino e poi da tecnico, che la Giustizia a tinte sbiadite a me non piace. Soltanto 35 anni per affermare che la morte del calciatore fosse ascrivibile ad un omicidio e non a un suicidio, mi sembra un impazzimento del sistema. Sono felice che la famiglia Bergamini, finalmente, riesca a vedere la luce in fondo al tunnel, ma questi 35 anni per me sono assurdi. Cosa ha generato questo delirio? Perché si è parlato di suicidio? Mi piacerebbe conoscere i nomi e capire le carriere che hanno fatto gli uomini e i professionisti che per anni hanno fatto deragliare l’ indagine in modo così fallimentare. Ricordiamoci che il cadavere venne trovato il 18 novembre del 1989 lungo la statale 106 in provincia di Cosenza. Inizialmente era stato considerato suicidio, dopo 32 anni si è aperto il processo e dopo altri tre è arrivata la sentenza per Isabella Internò. L’indagine è una cosa seria, molto seria e 35 anni per dei familiari che cercano la Verità, sono un percorso troppo doloroso da percorrere.
*Avvocato e presidente dell’Associazione Penelope
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