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l’inchiesta

Omicidio Bellocco, il merchandising e il piano per uccidere Beretta. «Volevano farmi fuori»

L’autore dell’omicidio del rampollo della ‘ndrangheta ha rivelato di essere scampato ad altri tentati omicidi

Pubblicato il: 03/10/2024 – 17:27
di Giorgio Curcio
Omicidio Bellocco, il merchandising e il piano per uccidere Beretta. «Volevano farmi fuori»

MILANO È nel bel mezzo delle indagini ormai quasi concluse che, come fulmine a ciel sereno, si inserisce l’omicidio di Totò Bellocco, il classe ’88 rampollo della storica casata di ‘ndrangheta di Rosarno. Quello avvenuto ormai un mese fa ha rappresentato a tutti gli effetti l’epilogo di una storia ricca di capitoli e sfaccettature. La storia è nota: l’esecutore materiale è stato uno dei suoi più stretti amici, il capo ultras della Curva Nord dell’Inter, Andrea Beretta, poi sottoposto a fermo dopo aver confessato in sede d’interrogatorio, giustificandola come azione di legittima difesa.

Il merchandising nel mirino

Andrea Beretta, ed è questa una ulteriore novità, ha riferito di essere, già da alcuni giorni, sottoposto a minacce da parte di Bellocco, insieme a Ferdico ed almeno altri complici. Nel mirino, infatti, ci sarebbe stato il merchandising della Curva Nord, fonte di reddito di Berro attraverso il negozio “We Are Milano”, e di volerne avviare uno ex novo nella città di Milano. Lo stesso ha dichiarato, inoltre, di essere scampato ad altri tentativi di omicidio. A riportarlo è la Dda di Milano in una integrazione alla richiesta di custodia cautelare avanzata al gip del Tribunale di Milano che s’inserisce nel castello investigativo costruito attorno agli ultrà di Inter e Milan nelle curve Nord e Sud del “Meazza”. Piano che Beretta avrebbe appreso grazie alle rivelazioni ricevute proprio dalla persona incaricata a tirarlo in trappola, «verosimilmente con un sonnifero, e condurlo in un luogo idoneo a perfezionare la sua esecuzione: qui sarebbe stato colpito con arma da fuoco e sotterrato», riportano i pm.

Il negozio da avviare

Saranno proprio gli inquirenti, all’indomani dell’omicidio di Bellocco, a raccogliere elementi investigativi legati proprio al merchandising dell’Inter. È il 5 settembre 2024 quando la pg capta una conversazione tra Gianfranco Ferdico e un broker immobiliare milanese mentre fanno riferimento proprio al progetto di avviare «una nuova attività con un negozio… da prendere in locazione in società proprio con Antonio Bellocco» annotano i pm. «(…) vi comunico che ci troviamo costretti a dover annullare con decorrenza immediata la proposta… poiché uno dei soci è venuto a mancare… che doveva stipulare il contratto… tragicamente scomparso… vengono a mancare i presupposti per l’inizio di una nuova attività…» è il contenuto della comunicazione riporta nell’integrazione dai pm della Dda.

«Volevano uccidermi»

Beretta, inoltre, aveva rivelato di «essere stato a conoscenza di un “piano omicidiario” nei suoi confronti» e che «sarebbe dovuto passare a vie di fatto dopo che lo stesso era stato convocato, tra giugno e luglio, a casa del defunto Bellocco dove, all’interno dei box sottostanti l’abitazione, aveva incontrato due emissari della sua famiglia, di cui uno presentato come un latitante, che gli avevano rivolto direttamente concrete intimidazioni», sempre correlabili alla gestione del merchandising. È per queste ragioni, dunque, che Beretta si era munito di una pistola che portava sempre con sé.

L’incontro di luglio a casa di Bellocco

Gli inquirenti della distrettuale milanese sono così riusciti a ricostruire un incontro avvenuto proprio il 23 luglio del 2024. Siamo a Pioltello, nell’hinterland milanese, e dalle 9.55 alle 15.40 registrano un via vai di soggetti «come se vigilassero l’ingresso dell’abitazione di Belloccio» annotano i pm. Dopo l’arrivo del defunto classe ’88, gli inquirenti attraverso le immagini di sorveglianza avrebbero documentato l’arrivo di altri soggetti, tra cui uno con in mano un borsone, a bordo di un’auto intestata alla società di comodo di Bellocco. Qualche minuto più tardi tutti e tre escono dall’abitazione di Bellocco, ma senza il borsone. Bellocco e il soggetto (non indagato) ritorneranno alle 12.47: il primo se ne va poi qualche minuto dopo, per poi rientrare alle 13.56. Le riprese immortalano Bellocco mentre per un quarto d’ora, all’esterno della sua abitazione, passeggia avanti e indietro «guardandosi intorno con fare sospettoso, come se aspettasse l’arrivo di qualcuno», annotano i pm. Dopo aver registrato l’arrivo di un uomo a bordo di una Opel e il rientro in casa insieme a Bellocco, poco più tardi immortalano anche l’arrivo di Andrea Beretta e il suo ingresso nel box. Nel via vai si inserisce un altro soggetto, proprio mentre il rampollo calabrese era già in compagnia di Beretta.

L’uscita col borsone pieno

Bisognerà attendere le 15.08 per registrare l’uscita di Beretta – 45 minuti dopo – dall’abitazione di Bellocco, poi tutto il gruppo rientra in casa per uscirne alle 15.39, ma con un dettaglio in più: quel borsone nero che, ora, sembrava pieno. A reggerlo è uno del gruppo ed è considerato dalla Dda «persona di fiducia di Giuseppe Fabrizio, suocero di Antonio Bellocco» annotano i pm mentre il 20 luglio, a Tropea, è stato controllato a bordo della sua auto mentre si trovava insieme a Domenico Mancuso, soggetto con precedenti penali per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e Salvatore Cuturello, marito della figlia di Peppe ‘mbrogghia, esponente di spicco della famiglia Mancuso di Limbadi. (g.curcio@corrierecal.it)

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