VIBO VALENTIA Continua la crisi del Sistema bibliotecario vibonese. Ad un mese esatto da quello che avrebbe dovuto essere la riapertura estiva, resta ancora chiuso il cancello d’ingresso a Palazzo Santa Chiara. «Non una protesta, ma una scelta obbligata e sofferta» quella di Maria Luisa Mazzitelli, Beatrice Mirabello e Katia Rosi, l’unica dipendente e le due volontarie, che hanno portato avanti la biblioteca più grande della Calabria. Una vera e propria “resistenza” dal momento che non ricevono stipendio ormai da oltre due anni. Una situazione dettata, sottolineano, «dalle condizioni in cui per troppo tempo l’Ente ha versato, vessato dai debiti e dalle inchieste giudiziarie, certo, ma anche dall’indifferenza di molti decisori politici: nessuna risorsa, nessuna prospettiva né possibilità di dar vita ad una progettualità». Intanto, il dibattito è tornato ieri in Regione durante il Consiglio, con l’interrogazione posta dal consigliere dem Raffaele Mammoliti e da Antonio Lo Schiavo.
«La Regione è tra i creditori del Sistema Bibliotecario Vibonese». A ribadirlo è stata l’assessore regionale Caterina Capponi in risposta al punto illustrato da Mammoliti. L’esponente della Giunta ha sottolineato come in questi anni ci siano stati proficui scambi epistolari con il presidente uscente del Sbv Fabio Signoretta finalizzati «a chiarire e documentare l’impiego delle risorse regionali». Per la Regione, dunque, prima di ogni azione politica è necessario fare chiarezza a livello amministrativa, soprattutto in virtù dell’inchiesta giudiziaria in corso. L’esponente della Giunta si è impegnata, comunque, a «instaurare un tavolo interistituzionale» insieme a sindaci ed enti «al fine di vagliare l’eventuale soluzione da intraprendere per ristabilire un sano funzionamento dell’ente».
Resta, nel frattempo, una situazione «paradossale» come l’ha definita nella replica Lo Schiavo. «In un contesto dalla forte povertà educativa, al di là delle vicende giudiziarie, dopo la chiusura totale della regione ad ogni tipo di soluzione, abbiamo di fatto chiuso il più importante centro di aggregazione culturale». E questo, rilancia il consigliere, «per poche migliaia di euro. Non parliamo di cifre esorbitanti». Diverse le proposte, tra cui quella avanzata da Lo Schiavo di costituire una Fondazione, ma «non può essere accettato che cali il silenzio su questa vicenda e che, trincerandosi dietro le inchieste giudiziarie o storie di profili creditizi, di debiti e crediti, noi facciamo morire un’istituzione così importante». Per questo il consigliere ha invitato la Giunta e il Presidente a non considerare questa una «vertenza secondaria».
Intanto continuano gli appelli e i messaggi di sostegno da parte della città e di esponenti della società civile. «Dal 2 settembre in moltissimi stanno dimostrando con forza, e attraverso mezzi diversi, il proprio sconcerto, il dispiacere, la preoccupazione per il destino del Sbv» scrivono ancora le volontarie. Tra questi anche l’associazione Osservatorio civico – Città attiva, i dirigenti scolastici di Vibo, la Sezione Calabria dell’Associazione Italiana Biblioteche con il presidente Raffaele Tarantino. Ma soprattutto, sottolineano nella lettera le volontarie, il supporto dei cittadini di Vibo. «Cittadini di ogni età, provenienza, estrazione sociale, privati in un attimo non solo di un luogo di incontro e crescita, ma di un baluardo di democrazia e legalità, un presidio fondamentale in una terra nella quale poco si ha e ancora meno si rischia di ottenere. Insomma, tutti sembrano riconoscere il valore del Sistema Bibliotecario Vibonese e preoccuparsi del suo destino. Un po’ meno le istituzioni, che in questo mese, laddove si sono mosse, lo hanno fatto a rilento e forse senza troppa convinzione». «È giusto – concludono – non si può cancellare tutto con un colpo di spugna: le situazioni passate devono essere sanate, i debiti onorati, e la giustizia deve fare il proprio corso, ma il Sbv non è solo il suo passato, e può meritare di avere un futuro nuovo». (Ma.Ru.)
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