REGGIO CALABRIA “Nel corso del nostro ultimo incontro con il ministro sono state confermate le intenzioni di procedere speditamente con l’iter parlamentare della riforma. Accogliamo assai positivamente tale rassicurazione con la prudente consapevolezza che solo uno sviluppo dei lavori assai celere che si concluda in prima lettura entro l’anno corrente potrebbe metterci in sicurezza in considerazione dei tempi tecnici della riforma costituzionale e del molto probabile passaggio referendario”. Lo ha detto il presidente dell’Unione delle Camere penali Francesco Petrelli, nel corso del suo intervento al congresso straordinario dei penalisti a Reggio Calabria. “Inutile ribadire in questa sede – ha aggiunto – che i prossimi mesi saranno per tale motivo impostati a una espansione di tutte le attività di comunicazione volte alla maggiore diffusione delle idee che sostengono la riforma e di contrasto all’informazione di segno contrario, nonché di monitoraggio e di sostegno dell’attività’ interna al Parlamento e al Governo. Tutte le Camere Penali saranno chiamate a partecipare attivamente alle manifestazioni che saranno indette a livello nazionale e a svolgere analoga attività di coinvolgimento delle realtà territoriali nel sostegno alla riforma”.
Un passaggio sul tema del carcere che è “divenuto nel nostro Paese di per sé una macchina della disperazione. Un luogo incivile del quale vergognarsi: vero e unico esempio di ‘resa dello Stato'”, ha poi detto Petrelli rilevando che “idee fatte del ‘gettare via le chiavi’, del ‘marcire in galera’, e di quella equivocata idea della ‘certezza della pena’ hanno fatto apparire come naturalmente accettabile il vivere ristretti, in spazi degradati, fatiscenti e sovraffollati, fra le blatte e le cimici, fra la scabbia e le muffe, senza servizi igienici e sanitari degni di questo nome, e il permettere quindi che 73 persone detenute, abbandonate a se stesse in quei luoghi privi di speranza e di qualsiasi possibile risposta di giustizia, si siano suicidate, e continuino a farlo, dandosi la morte nei modi più atroci”. Nella realtà carceraria “caratterizzata da strutture fatiscenti e un tasso di sovraffollamento medio del 130,59% – ha osservato ancora Petrelli – lo squilibrio fra le risorse, materiali, sanitarie, trattamentali, disponibili e il numero dei detenuti provoca inevitabilmente condizioni di espiazione delle pene asfittiche, inumane e degradanti. Non si tratterebbe affatto di dare un premio immeritato liberando i condannati, ma semplicemente di riconoscergli un minimo risarcimento per le condizioni infami nelle quali sono stati costretti a vivere la privazione della libertà. Eppure le parole amnistia o indulto, e la stessa liberazione anticipata speciale, sono divenute parole eretiche espulse dal vocabolario della maggioranza. Parole che continueremo a pronunciare e a ricordare al Governo e al Parlamento – sottolinea il presidente Ucpi – perché sono ancora oggi, più che mai, gli strumenti elettivi che rispondono all’emergenza, che soprattutto salvano vite umane ma che anche salvano il carcere dall’illegalità”. (AGI)
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