Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso principale presentato da un partecipante alle prove di ammissione per i corsi di laurea a numero chiuso con cui si chiedeva l’annullamento della “graduatoria unica nazionale” che lo aveva visto escluso dall’immatricolazione. Il ricorso curato dagli avvocati Francesco Cataldo, Diego Vaiano, Simona Fell e Francesco Leone contro Ministero dell’Università e della Ricerca, Presidenza del Consiglio, atenei e Consorzio interuniversitario sistemi integrati (Cisia) metteva in discussione il sistema stesso di misurazione dei test da 50 domande in 90 minuti per due sessioni in primavera estate, il TOLC-MED che prevede un punteggio definito in base alle risposte e un coefficiente di “equalizzazione” calcolato dopo la prima sessione di aprile dei test per omogeneizzare i punteggi punteggi finali. Secondo la sentenza dei supremi giudici amministrativi (collegio Lipari-Franconiero-Nocelli-Zeuli-De Berardinis) tuttavia la “modalità di svolgimento della prova” è “orientata all’interesse pubblico primario ad una rigorosa selezione dei candidati per i posti disponibili” e “nessuna aporia nel sistema è ricavabile dal fatto che i coefficienti siano diversi, quando diverso sia anche il livello di difficoltà dei quesiti di cui ciascuna prova si compone”. “Al contrario – scrivono i giudici della settima sezione del Consiglio di Stato nelle 21 pagine del provvedimento – nella diversità dei coefficienti si esprime matematicamente il diverso livello di difficoltà di ciascuna prova e dunque se ne rende omogenea la valutazione”.
Soddisfazione per la pronuncia arriva dal direttore del CISIA, Giuseppe Forte. “La riflessione da fare leggendo questa sentenza non è solo quella relativa al valore scientifico del sistema di equalizzazione, ma anche quella relativa al fatto che si è dimostrato come i TOLC-MED abbiano costituito una risposta assolutamente coerente con i principi cardine del diritto e dell’interesse pubblico”. “Nessun senso di vittoria, rivalsa o esaltazione – prosegue Forte -. Siamo felici che il nostro lavoro abbia ottenuto quel riconoscimento che una campagna mediatica frettolosa aveva tentato di offuscare, e siamo orgogliosi – questo sì – di avere contribuito con un progetto il cui valore assoluto trova oggi conferma”. “Abbiamo sostenuto le nostre ragioni, oggi confermate anche dal Consiglio di Stato – conclude – fin dal primo momento eravamo certi della correttezza del nostro operato”
x
x