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inchiesta “nemesis”

Ndrangheta a Casabona, l’ascesa degli “Sciubbi” e il summit a Cirò con Mico Megna

Legami coniugali con membri di altri clan. Dal direttorio dei Farao-Marincola all’amicizia con i “papaniciari”

Pubblicato il: 05/10/2024 – 6:52
di Fabio Benincasa
Ndrangheta a Casabona, l’ascesa degli “Sciubbi” e il summit a Cirò con Mico Megna

CROTONE L’operazione nome in codice “Stige” rompe gli equilibri nei clan che insistono nel territorio Crotonese. La famiglia Tallarico, meglio nota negli ambienti criminali come “Sciubbi“, perde due elementi cardine: i fratelli Francesco e Ludovico arrestati a seguito del blitz della Dda di Catanzaro. Il vuoto venutosi a creare lascia nelle mani degli altri fratelli il compito di coltivare i rapporti e le alleanze con le altre organizzazioni di ‘ndrangheta.
E’ Daniele Tallarico ad essere attenzionato da chi ha portato a termine l’indagine “Nemesis“, i suoi spostamenti sono cristallizzati in una serie di attività di monitoraggio. Come avvenuto nel corso di un incontro avvenuto in un bar a Cirò con Tallarico «recatosi al cospetto dei vertici del “Locale”». Un summit nel quale si sarebbe parlato di denaro, ma non solo. Una annotazione degli investigatori segnalerà, infatti, una «’mbasciata relativa alla figura del boss Domenico Megna detto “Mico” e del suo fidato luogotenente». Come luogo di incontro, la famiglia “Tallarico” utilizza il proprio cantiere: un muro di cemento quasi invalicabile che tiene lontani gli occhi indiscreti delle forze dell’ordine. Nonostante le difficoltà nel registrare il contenuto delle conversazioni, chi indaga è convinto di aver intercettato numerosi summit svolti all’interno della proprietà degli “Sciubbi” a Casabona.

I commenti su Gratteri e sull’operazione “Stige”

La ‘ndrina di Casabona «nasce, si organizza ed opera nell’ambito del potente “Locale di Cirò”, del quale Francesco Tallarico, suo elemento verticistico, compone il direttorio della cosca “Farao-Marincola”, quale responsabile del comune di Casabona». A seguito dell’operazione “Stige”, gli “Sciubbi” vireranno verso i “papaniciari”.
Carlo Mario Tallarico, uno dei vertici della omonima famiglia, commenta stizzito il processo “Stige” con il quale la Dda ha assestato un duro colpo alla criminalità organizzata. «Hanno menato certi “ficati” (colpi – condanne, ndr)» e poi si sofferma sulle motivazioni delle sentenze, ancora non pubblicate. Per Tallarico «quanto successo non era imputabile alla sola azione del Procuratore Nicola Gratteri, ma anche e soprattutto a coloro che refertavano i contenuti delle attività investigative e cioè i Carabinieri e la polizia giudiziaria definite «cornovaglie». «Secondo te, no? Gratteri, le persone le ha sognate la notte? Sono queste cornovaglie che mandano carte scritte…». Tra una chiacchiera ed un’altra, Tallarico cita il sindaco di Casabona, Franco Seminario (indagato). «E’ buono, il sindaco lo sa fare, eh!».

I legami con le altre cosche

I rapporti con le altre famiglie criminali sono importanti, mantenere gli equilibri stabiliti o ristabilirli dopo gli arresti seguiti alle operazioni antimafia è fondamentale nella prosecuzione delle attività illecite. Per i soldi si è disposti a tutto, anche a matrimoni combinati. Come accade tra la famiglia Tallarico e gli esponenti di spicco di San Mauro Marchesato. Carlo Mario Tallarico, invece, non si fida degli uomini della mala di Petilia Policastro definiti «inaffidabili». Un territorio, negli ultimi anni, teatro di numerosi fatti di sangue, che mal si conciliano con la conduzione degli affari illeciti delle organizzazioni criminali. «Petilia… dove devi andare con Petilia? C’è un morto al giorno là!». Rapporti diametralmente opposti invece tra gli “Sciubbi” e i “papaniciari”, tra i fratelli Tallarico e il boss Mico Megna. Quest’ultimo promette addirittura di recarsi a casa del clan “amico” in occasione della scarcerazione di Ludovico Tallarico.
E’ il 18 settembre 2021 quando gli investigatori annotano un summit di ‘ndrangheta al quale, fra gli altri, partecipano Mico Megna e Daniele Tallarico. Luogo dell’incontro: Cirò. I partecipanti tenteranno di mascherare la riunione con una scampagnata organizzata per la raccolta di uva. Un goffo tentativo di eludere l’attenzione delle forze dell’ordine che invece suggeriranno la presenza di molti capi cosche seduti in un comune banchetto, proprio come accade in occasione dei summit di ‘ndrangheta. (redazione@corrierecal.it)


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