CATANZARO La sfida del futuro per la Calabria è la creazione di lavoro e soprattutto di lavoro di qualità. Una sfida alla quale la Regione prova a rispondere con il “Piano per l’occupazione per il periodo 2021-2027”, un programma di interventi per complessivi 183 milioni di fondi, provenienti dalle risorse comunitarie, «per incidere sui ritardi che condizionano il mercato del lavoro e il sistema produttivo calabrese». Il Piano per l’occupazione è stato varato nei giorni scorsi dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore Giovanni Calabrese.
Il “Piano” parte ovviamente da un’analisi di contesto, che per quanto riguarda la Calabria presenta diversi elementi di sofferenza. «La Calabria – si legge nel Piano approvato dalla Giunta regionale – è una regione caratterizzata da una economia con settori come il turismo, l’agroalimentare e il commercio che giocano un ruolo significativo. Tuttavia, la regione affronta sfide strutturali e macro-tendenze che impattano sul mercato del lavoro legate alla disoccupazione, alla necessità di investimenti e alla fuga di cervelli. La sostenibilità del sistema economico regionale, la capacità di innovazione delle imprese e la tenuta del sistema di welfare sono messe a dura prova dai dati demografici, in particolare dall’invecchiamento della popolazione, dalla bassa natalità e dal flusso migratorio». Le principali caratteristiche del mercato del lavoro calabrese – prosegue il documento della Giunta – sono: «Disoccupazione elevata, la Calabria ha una delle più alte percentuali di disoccupazione in Italia (14,6% nel 2022). Questo è dovuto a diversi fattori, tra cui la mancanza di diversificazione economica, le scarse infrastrutture, la mancanza di investimenti e la presenza diffusa dell’economia sommersa. La disoccupazione giovanile è particolarmente critica, con molti giovani che faticano a trovare lavoro dopo aver completato la loro istruzione. Inoltre, c’è una diffusa sottoccupazione, con molte persone impiegate in lavori precari o a bassa remunerazione. Elevata emigrazione giovanile… Lavoro sommerso, un fenomeno particolarmente diffuso nel tessuto economico produttivo calabrese. Le ragioni dietro al proliferare del lavoro sommerso sono molteplici: una delle principali è la presenza di una forte economia informale, alimentata dall’assenza di opportunità di lavoro formale e dalla presenza di organizzazioni criminali che sfruttano il lavoro sommerso. Affrontare il problema del lavoro sommerso in Calabria richiede congiuntamente azioni di promozione della legalità e maggiori opportunità di lavoro formale».
Per la Giunta «l’analisi dettagliata della situazione occupazionale in Calabria dal 2019 al 2023, secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio (laboratorio economico territoriale delle politiche del lavoro) evidenzia diverse macro-tendenze significative». In particolare – si legge – «la Calabria dal 2019 al 2023 ha registrato: una riduzione del tasso di disoccupazione, ma con variazioni trimestrali significative dovute agli andamenti stagionali strutturali nei settori più dinamici (turismo e agricoltura in primis); un aumento del tasso di inattività soprattutto tra gli over 65; una maggiore disoccupazione femminile che evidenzia un divario occupazionale di genere; bassi redditi da lavoro e differenze retributive di genere; il numero dei Neet, ovvero alla platea dei giovani under 29 che non studiano e non lavorano, è oltre 100.000 individui. Relativamente all’analisi delle assunzioni e delle uscite dal mercato del lavoro (dati Sil) per l’anno 2023, si evidenziano – prosegue il Piano – «le seguenti caratteristiche: nei primi 10 mesi si segnalano circa 430.000 avviamenti con contratti a tempo determinato; la maggior parte delle assunzioni è avvenuta nel settore agricolo (37%), seguito dal commercio all’ingrosso e al dettaglio (12%) e dai servizi di alloggio e ristorazione (11%), con evidenti fenomeni di stagionalità». E ancora: «Rispetto alle tendenze future, gli studi sul fabbisogno occupazionale a medio termine delle aziende evidenziano, inoltre, che entro il 2025, tra i profili professionali più richiesti si ritrovano – specifica il Piano – Manager della Transizione Digitale, Machine Learning Specialist, Cyber Security Specialist, Data Scientist. Una nuova prospettiva d’impiego sarà rappresentata dai green jobs ovvero professionalità dotate di conoscenze trasversali, devote a una transizione verde del mondo in cui viviamo. I nuovi profili professionali richiesti per affrontare le sfide della transizione ecologica, della trasformazione digitale e dell’emergenza climatica guideranno le politiche di sviluppo delle competenze».
Alla luce di questi dati di contesto e nel quadro delle riforme in atto – sottolinea la Giunta regionale – «l’economia regionale calabrese deve trarre impulso dai programmi pubblici, a partire dal Pnrr e dai Fondi del Pr Fesr Fse+ 2021-2027, soprattutto per incidere sui ritardi che condizionano il mercato del lavoro e il sistema produttivo calabrese anche rispetto ad infrastrutture e livelli di digitalizzazione». (a. c.) (Continua)
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