ACRI «Il dibattito apertosi sulla proposta di costituire la tra Cosenza, Castrolibero e Rende non può offuscare la vera questione che abbiamo sollevato nei giorni scorsi insieme a molti altri sindaci: abrogare la modifica della legge regionale 15/2006, che assegnava ai Consigli comunali la responsabilità di promuovere l’atto di impulso per avviare il procedimento di fusione. Con questa modifica si cancella il diritto alla autodeterminazione dei Comuni per una eventuale fusione e si trasforma il referendum da vincolante a consultivo»: così Pino Capalbo, sindaco di Acri.
Secondo Capalbo «di fatto, la fusione diviene una imposizione e non una scelta consapevole dei Comuni e il parere delle popolazioni non sarà più vincolante. È stata così approvata una legge, unica in Italia, con la quale la finalità della fusione potrà essere utilizzata come un artificio a cui la Regione può in maniera unilaterale ricorrere per lo scioglimento dei Consigli comunali».
«La finalità della legge non è più quella della fusione ma dello scioglimento». Il sindaco di Acri aggiunge che «in sostanza con la introduzione di questa norma si assegna al presidente della Regione il potere di scioglimento dei Consigli comunali, che la Costituzione e la legislazione nazionale assegnano esclusivamente al Presidente della Repubblica. Con la norma così modificata è evidente che si lede il principio della sovranità del mandato elettorale affidato ad un sindaco e ad ogni Consiglio comunale dall’ elettorato. Sull’onda della volontà manifestata già da ben venticinque Comuni, i Consigli comunali di Acri, Luzzi e Castrovillari hanno già approvato la delibera e presentato istanza alla Regione per la abrogazione di questa legge, giustamente definita obbrobrio. Entro i termini di sei mesi dovranno, così, essere almeno dieci Comuni in rappresentanza di centomila elettori calabresi a condividere tale richiesta affinché la Regione provveda alla indizione del referendum».
«L’ auspicio è che il nostro appello venga accolto oltre che da un numero superiore a quei venticinque Comuni i cui sindaci si sono già pronunciati favorevoli per l’abrogazione della suddetta norma, anche da tutte le forze di opposizione presenti in Consiglio regionale, affinché possano, a partire dal gruppo consiliare regionale del nostro partito, il Partito Democratico, sostenere la nostra battaglia. A tal proposito, non vorremmo che aver proposto l’entrata in vigore della fusione per la città unica di Cosenza alla data del 2027, faccia ritenere risolta la questione che noi abbiamo inteso porre. La finalità della norma approvata dalla maggioranza regionale di governo regionale non interessa solo Cosenza, Castrolibero e Rende ma tutti i comuni della Calabria. La nostra richiesta, pertanto, è quella di affrontare questo tema a prescindere dalla città unica oggi in discussione, nell’interesse generale di tutti i comuni calabresi» conclude Pino Capalbo.
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