LAMEZIA TERME «Il fenomeno è trasversale, troppo comodo dire che il gioco d’azzardo online proliferi solo nelle situazioni di povertà ed emarginazione sociale». Don Danilo D’Alessandro dopo 25 anni di servizio nella parrocchia di San Nicola e San Michele a Maierato conosce come pochi altri il Vibonese, anche quello più profondo. Commentando dal suo particolare osservatorio il primato (negativo) di Stefanaconi, primo tra i piccoli Comuni “viziosi” per come risulta dallo studio di Federconsumatori, il prelato dà al Corriere della Calabria una lettura che va oltre i numeri: «Anzitutto, un conto è il reddito dichiarato, un altro quello reale. Se in provincia di Vibo vediamo circolare in proporzione più Suv e auto di grossa cilindrata che a Lucca, un motivo ci sarà: i dati reddituali sono falsati e incongruenti, ci sono variabili non considerate. Ecco che le cifre sulla spesa nei giochi d’azzardo si spiegano: la gente gioca migliaia di euro perché ne ha disponibilità… non ha bisogno di ricorrere a un usuraio, e a Stefanaconi non mi risultano famiglie che si rivolgano alla Caritas per mancanza di cibo».
Il rapporto pubblicato ieri parla di 9.000 euro di raccolta pro capite annua nel 2023 a Stefanaconi (+115,9% rispetto all’anno precedente), settimo centro d’Italia tra quelli fino a 10mila abitanti, e di 2.673 euro di media regionale, ciò che fa della Calabria la seconda regione d’Italia dopo la Campania (sul terzo gradino del podio la Sicilia). Tra i primi 10 comuni calabresi, la provincia di Vibo è presente ben 4 volte: con Ricadi al terzo posto (oltre 6.200 euro e una crescita del 10,7% sul 2022), Soriano al nono (4.600 euro, +30,7%) e Mileto al decimo (4.400 euro, -3,9%).
Proprio Ricadi, «centro di imprenditoria turistica e resort di lusso», è per don Danilo la dimostrazione che il fenomeno presenta due facce della stessa medaglia e si presta a più letture: «Tornando a Stefanaconi – spiega – parlerei di “cultura del rischio” che spinge a ribaltare la propria condizione sociale e a cercare una via d’uscita, ma questo al di là della disoccupazione e della povertà. Bisogna poi specificare che il fenomeno, difficile da decifrare in toto visto che non esistono controlli sul gioco online, non va riferito soltanto alla realtà giovanile, tanto più che molti ragazzi hanno lasciato il paese».
D’Alessandro aggiunge altri due fattori non da poco: «Il riciclaggio del denaro legato alla presenza della criminalità organizzata, l’isolamento sociale di un luogo che non si sente né carne né pesce, non ha una propria identità ed è un dormitorio, senza attività ricreative e dove anche per questo è più facile cadere vittima di dipendenze».
Don Danilo ha segnalato il fenomeno al vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea perché per un reale «recupero sociale» ritiene determinante «la prevenzione, l’educazione finanziaria e il supporto sociale ma anche psicologico in zone in cui l’assistenza alle vittime di ludopatia è completamente assente. Per questi motivi – conclude – i campanili sono per queste comunità un baluardo sociale». (e.furia@corrierecal.it)
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