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Danno erariale per oltre 4 milioni di euro nella gestione dei migranti in Calabria – NOMI

La sentenza della Corte dei Conti. Riscontrate gravi irregolarità che hanno determinato un ingiustificato arricchimento dei beneficiari

Pubblicato il: 11/10/2024 – 19:38
Danno erariale per oltre 4 milioni di euro nella gestione dei migranti in Calabria – NOMI

CATANZARO Maxi risarcimento per oltre 4,2 milioni di euro in favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Lo ha stabilito la Corte dei Conti di Catanzaro, con la sentenza di condanna emessa lo scorso 10 ottobre nei confronti di 40 soggetti, tra ex amministratori di enti locali calabresi e di società cooperative e associazioni aventi sede in provincia di Cosenza, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria. Tra questi, anche l’allora sindaco di Riace Mimmo Lucano, rieletto a giugno 2024 alla guida del borgo simbolo dell’accoglienza e attualmente parlamentare europeo, l’ex dirigente pro tempore del settore Protezione civile della Regione Calabria Salvatore Mazzeo, nonché amministratori dei Comuni di Caulonia e Acquaformosa. L’accusa era di irregolarità negli affidamenti per la gestione dei centri di accoglienza dei migranti nella Regione Calabria, nell’ambito della cosiddetta ‘emergenza Nord-Africa’ tra aprile 2011 e dicembre 2012. Le indagini – coordinate dal procuratore generale della Corte dei Corti di Catanzaro, Romeo Ermenegildo Palma e dirette dal vice procuratore, Giovanni Di Pietro, e condotte da militari della Guardia di Finanza della Compagnia Paola e della Tenenza di Amantea – erano partite nel marzo 2017 e avevano posto in evidenza gravi irregolarità che determinavano un ingiustificato arricchimento dei beneficiari delle risorse pubbliche. Nelle carte si sottolineava come Salvatore Mazzeo, dirigente pro-tempore del Settore Protezione civile della Regione Calabria e delegato per la gestione dell’emergenza, aveva mantenuto una condotta dolosamente preordinata a favorire i soggetti affidatari, affidando il servizio di gestione dei centri di accoglienza a favore di società cooperative e consorzi costituiti in data successiva alla presentazione delle offerte. Inoltre Mazzeo aveva «accordato affidamenti a strutture prive di esperienza nel settore, pur se richiesta dalle norme di regolamentazione al momento della sottoscrizione della convenzione, e/o che addirittura non avevano ancora la disponibilità di immobili nei quali allocare i migranti; eseguito la liquidazione di corrispettivi palesemente sovrastimati rispetto alla ricettività formale risultante dagli accertamenti svolti, riconoscendo ai soggetti affidatari un compenso per posti convenzionati ma non occupati; favorito attraverso accordi intercorsi con le società affidatarie, alcune strutture, concordando la possibilità di riconoscere alle stesse, senza alcuna motivazione a supporto della scelta, il corrispettivo giornaliero massimo per ogni singolo migrante; concesso affidamenti ad Enti locali senza che gli stessi avessero presentato alcuna offerta, ricevendo compensi senza emettere fatture o documenti equipollenti». 

Persone e società condannate

Salvatore Mazzeo
Le Rasole Società Cooperativa Sociale
Caterina Spanò
Giuseppe Sera
Daniela Ferrari
Calabriaccoglie Consorzio di Cooperative Sociali
Promidea Cooperativa Sociale
Carmine Federico
Centro di Solidarietà il Delfino Società Cooperativa Sociale
Carlo Berardini
Zingari 59 Società Cooperativa Sociale a r.l.
Vincenzo Pati
Annamaria Costabile
Annamaria Marani
CO.RI.S.S. Cooperative Riunite Socio Sanitarie
Salvatore Maesano
Agorà Kroton Società Cooperativa Sociale
Lumeno Pino Piero De Lucia
Nuoci Orizzonti Società Cooperativa Sociale
Silvestro Raso
Luisa Scalise
Società Cooperativa Sociale Archè
Francesco Giordano
Associazione Arci Riace Stignano
Cosimo Damiano Musuraca
Domenico Lucano
Giovanni Nisticò
Maria Immacolata Cesare
Antonio Rullo
Gennaro Capparelli
Giovanni Manoccio
Pasquale Fragale
Ilario Ammendolia
Francesco Cagliuso
Antonio Cavallo
Giovanni Riccio

Per errore materiale nell’elenco dei condannati erano stati inseriti i sig. Domenico Lia e Angelo Ilario Di Masi nei cui confronti è stata invece respinta ogni contestazione

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