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l’intervista del corriere della calabria

Penalizzazione Cosenza, oggi la decisione sul ricorso. Mangiarano: «Sanzione da dimezzare»

Le parole dell’ex dirigente di Inter e Milan: «Guarascio in questo caso non ha colpe. Ursino? Ha vinto operando con riservatezza»

Pubblicato il: 11/10/2024 – 6:43
di Francesco Veltri
Penalizzazione Cosenza, oggi la decisione sul ricorso. Mangiarano: «Sanzione da dimezzare»

COSENZA È atteso per oggi il verdetto della Corte d’Appello Federale sul ricorso presentato dal Cosenza calcio contro la penalizzazione di quattro punti in classifica inflitta dal Tribunale Federale Nazionale lo scorso 29 agosto. Al club silano sono state contestare una serie violazioni di natura amministrativa segnalate dalla Covisoc con l’aggiunta di 10 mila euro di multa.
Sanzionata anche l’ex rappresentante della società Roberta Anania, con 18 mesi d’inibizione.
La sensazione è che i legali che rappresentano la proprietà di Eugenio Guarascio possano convincere il collegio giudicante a ridurre di almeno due punti la penalizzazione. Alla vigilia del verdetto, il Corriere della Calabria ha sentito il parere di un esperto di primo piano della materia come Giuseppe Mangiarano, ex dirigente di Inter, Milan, Crotone, Cosenza, Siena, Reggina, Padova e Lucchese.
«Purtroppo il Cosenza – afferma – ha violato una norma riscritta a dicembre del 2023 relativa all’iscrizione ai campionati 2024-2025. Questa norma è andata a inasprire e a separare tutta una serie di scadenze a volte anche uguali tra loro. Il primo luglio il Cosenza avrebbe dovuto versare i contributi degli stipendi e degli incentivi all’esodo e, in caso di violazione, avrebbe subito una penalizzazione in classifica. Prima del dicembre 2023 – spiega Mangiarano – questa sanzione era unica, cioè non pagare i contributi degli stipendi e degli incentivi all’esodo prevedeva un’unica sanzione. La Federazione, per salvaguardare i calciatori ha separato queste violazioni, ecco il motivo del meno quattro in graduatoria. La società del presidente Guarascio è incappata in questa violazione, però bisogna stare attenti. Da un punto di vista formale non c’è nulla da eccepire, il Cosenza non ha pagato alla scadenza prevista, pertanto viene penalizzato, ma se si analizza il valore di quello che bisognava elargire, è evidente che la sanzione è eccessiva».

Perché reputa la sanzione di quattro punti eccessiva?
«Provo a spiegarlo in maniera semplice. Il club ha preso due punti di penalizzazione per non aver versato i contributi degli stipendi, e altri due punti per non aver versato i contributi degli incentivi all’esodo, ma bisogna andare a leggere il valore di questa violazione. Mentre i versamenti relativi agli stipendi si aggirano intorno a 300 mila euro, il mancato versamento dei contributi degli incentivi all’esodo è di 4 mila euro. Per il Tribunale Federale una violazione di 300 mila euro equivale a una di 4 mila, ma a mio avviso non si può penalizzare una società perché ha omesso di pagare 4 mila euro di contributi, qui è chiaro che siamo di fronte a un errore di natura formale da parte del Cosenza calcio».

Dunque, a suo avviso, cosa deciderà oggi la Corte d’Appello Federale?
«Spero che i giudici valutino il merito della vicenda, perché da un punto di vista edittale i due più due punti di penalizzazione non hanno lo stesso peso. La norma non è contenuta all’interno delle Noif (Norme organizzative interne, ndr) ma è all’interno di un comunicato, ecco perché la Corte Federale potrebbe rivedere la decisione calibrando meglio la sanzione. Per il bene del club, ma anche della competizione sportiva, auspico che venga ridotta la penalizzazione da quattro a due punti. Ciò, ovviamente, contraddicendo le norme, ma se una regola è scritta male deve essere corretta. Non può pagare il Cosenza».

Questa vicenda ha inasprito ulteriormente i rapporti tra il patron Eugenio Guarascio e la piazza cosentina.
«Sì, ma in questo caso ci tengo a evidenziare un aspetto: nella vicenda penalizzazione, l’unico non colpevole è proprio Guarascio, e giusto che si dica. Lui è il proprietario della società che investe dei soldi, ha fatto il suo dovere versando ciò che gli è stato richiesto, sarebbe spettato ad altri controllare se era tutto in regola. In questa vicenda ritengo ci siano due vittime, la squadra di calcio che ha subito questo macigno in classifica e il suo presidente che ha visto la sua società essere penalizzata pesantemente».

Di certo, però, le vicende extracampo che hanno interessato la famiglia Guarascio non hanno facilitato il compito.
«Sicuramente hanno determinato un momento di confusione all’interno della società del Cosenza. Almeno questa è l’immagine che si ha dall’esterno, poi determinate realtà bisognerebbe viverle per bene per comprenderle al meglio».

Vista la sua lunga esperienza nel mondo del calcio, è impossibile non chiederle un parere sulla squadra rossoblù.
«Sul campo il Cosenza non è ultimo in classifica, quindi ciò significa che la squadra sta cercando di fare il suo dovere. Al tempo stesso Guarascio dovrebbe rivedere qualcosa all’interno del club»

Uno dei problemi principali del Cosenza calcio resta la comunicazione.
«Lo dico da sempre, le società di calcio sono aziende private ma di interesse popolare. Non si può pensare di gestire un club calcistico pensando che sia una azienda propria. Qualsiasi tipo di scelta bisogna condividerla con quelli che definisco gli azionisti anomali che sono i tifosi che vanno allo stadio. E bisogna dirgli sempre la verità, perché altrimenti si crea disaffezione. Non si può passare da 25 mila spettatori della partita playout contro il Vicenza ai 5 mila delle gare successive».

In tanti sono rimasti delusi dal direttore generale Giuseppe Ursino, mai intervenuto in questi mesi per tranquillizzare la piazza.
«Io ho lavorato con il direttore Ursino a Crotone il primo anno di serie A, è il papà di tutti i dirigenti calabresi. Si tratta di una persona di grande esperienza che interveniva in maniera significativa nei momenti più delicati, ma nello spogliatoio e non pubblicamente. La sua figura è molto interna al club, la sua riservatezza è un vero e proprio marchio di fabbrica, uno stile. Chi lo conosce, sa bene che ha sempre operato in questo modo raggiungendo tra l’altro degli ottimi risultati». (f.veltri@corrierecal.it)

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