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la decisione

Rapina all’ufficio postale di Mangone. Annullata l’ordinanza per Francesco Caputo

Il Riesame scarcera l’indagato, tornato in libertà e senza alcuna prescrizione

Pubblicato il: 11/10/2024 – 10:55
Rapina all’ufficio postale di Mangone. Annullata l’ordinanza per Francesco Caputo

COSENZA Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha, nella giornata di ieri, annullato l’ordinanza del gip di Cosenza con cui era stata disposta la grave misura della custodia cautelare in carcere a carico di Francesco Caputo, difeso dagli avvocati Cristian Cristiano e Martina Pellegrino del Foro di Cosenza, in ragione della partecipazione dello stesso ad una rapina perpetrata, insieme ad altri due presunti complici, uno dei quali rimasto allo stato ignoto, presso l’Ufficio Postale del Comune di Mangone lo scorso 27 agosto.

La ricostruzione

Nell’occasione, la condotta si era perpetrata in prossimità dell’orario di chiusura allorquando due dei tre rapinatori, con il terzo in attesa nell’auto che li avrebbe poi dovuti allontanare dal luogo del delitto, si erano introdotti all’interno dell’ufficio costringendo l’unica dipendente ancora presente, dopo averla spintonata, a riaprire l’ingresso secondario Da lì il tentativo di accedere alla cassaforte, non andato a buon fine in ragione dell’apertura a tempo della stessa, che si era prolungato per alcuni minuti sino a quando i due non avevano deciso di allontanarsi, fuggendo dal medesimo ingresso. Nell’occasione, però, gli stessi erano stati avvistati da un ufficiale di pg, presente casualmente sul posto, che era stato allertato dalle urla della dipendente e che, a seguito della visione dell’album fotografico aveva riconosciuto, senza ombra di dubbio, Caputo quale uno dei due rapinatori, datisi alla fuga agilmente, dopo aver scavalcato un cancello alto due metri. Nel corso della camera di consiglio, i difensori hanno depositato gli esiti di una corposa attività investigativa finalizzata, sin da subito, a comprovare l’alibi fornito già dal primo interrogatorio dall’indagato, che aveva dichiarato come non fosse possibile quanto asserito dal teste escusso, trovandosi, in quella giornata nel Comune di San Lucido: da qui la produzione delle celle telefoniche, a seguito di specifica autorizzazione del GIP, relative all’utenza pacificamente in uso all’indagato nonchè l’acquisizione di audio, foto, screenshot anche di altre utenze cellulari, contattate sempre nell’arco temporale di interesse, in grado di comprovare la presenza del Caputo altrove rispetto all’ufficio postale, in orario incompatibile con quello della rapina, anche in ragione di sommarie informazioni assunte dalle quali emergeva come, nella giornata in contestazione, ben altri fossero i programmi dell’indagato, evidentemente incompatibili con una rapina organizzata nei minimi dettagli.
A ciò si aggiungeva il sopralluogo effettuato dalla difesa sul posto e poi prodotto al Tribunale della libertà finalizzato a consentire ai Giudici del Riesame di comprendere lo stato dei luoghi ed, in particolare, la circostanza, dirimente per la difesa, che fosse oggettivamente impossibile un riconoscimento effettuato da un teste collocato, a suo dire, in prossimità dell’ingresso principale a fronte di una fuga avvenuta dall’ingresso secondario, posto sul retro dell’ufficio ed in direzione esattamente opposta a quella ove si trovava il dichiarante che, a questo punto, avrebbe potuto vedere solo di spalle i due rapinatori in mezzo, peraltro, ad una serie di arbusti e piante; il tutto senza omettere che tanto la dipendente delle poste quanto altro teste che aveva poi visto i rapinatori salire a bordo della macchina che li attendeva unitamente al presunto terzo complice, non erano stati in grado di riconoscere Caputo sia per il poco tempo avuto a disposizione e sia perché, a dire di entrambi, i rapinatori avevano il volto travisato da un passamontagna e da una ​calza, circostanza, di contro, non riferita dal teste che aveva eseguito il riconoscimento tramite un album fotografico composto da otto foto, mostrato per ben due volte, nel quale, in occasione del secondo riconoscimento – il primo era stato negativo – era stata modificata solo una foto, rimanendo uguali le altre sette, con l’inserimento proprio del volto di Caputo, poi riconosciuto, senza che ciò fosse stato dettato neppure da un’eventuale fonte confidenziale.
La documentazione sanitaria prodotta in merito alla zoppia sinistra, da cui risulta affetto il Caputo che rendeva inverosimile l’agile fuga dello stesso avvenuta dopo aver scavalcato un cancello alto due metri, comprovava, a parere degli avvocati Cristiano e Pellegrino, l’inverosimiglianza definitivamente di quanto accertato, tesi che veniva integralmente accolta dal Tribunale del Riesame che scarcera senza alcuna prescrizione l’indagato, immediatamente tornato in libertà e senza alcuna prescrizione.

calza, circostanza, di contro, non riferita dal teste che aveva eseguito il riconoscimento tramite un album fotografico composto da otto foto, mostrato per ben due volte, nel quale, in occasione del secondo riconoscimento – il primo era stato negativo – era stata modificata solo una foto, rimanendo uguali le altre sette, con l’inserimento proprio del volto del Caputo, poi riconosciuto, senza che ciò fosse stato dettato neppure da un’eventuale fonte confidenziale. La documentazione sanitaria prodotta in merito alla zoppia sinistra, da cui risulta affetto il Caputo che rendeva inverosimile l’agile fuga dello stesso avvenuta dopo aver scavalcato un cancello alto due metri, comprovava, a parere degli avvocati Cristiano e Pellegrino, l’inverosimiglianza definitivamente di quanto accertato, tesi che veniva integralmente accolta dal Tribunale del Riesame che scarcerava senza alcuna prescrizione l’indagato, immediatamente tornato in libertà e senza alcuna prescrizione.

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