MORMANNO «I nomi arriveranno, ma anzitutto il progetto, la coalizione, l’alleanza con le persone, la comunità, poi il nome migliore che possa rappresentare l’alternativa. Quindi al lavoro subito». Lo ha detto Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale del Pd, a Mormanno per partecipare agli “Stati generali della Montagna e delle Aree interne” promossi dai dem. Nelle riflessioni di Bonafoni, una dei leader del Nazareno, il tema della tutela e del rilancio delle aree interne ma anche la mobilitazione contro l’autonomia differenziata e la situazione politica in Calabria.
Al centro dell’attenzione il tema delle aree interne, un tema che – ha esordito Bonafoni – «lo abbiamo spostato dal lato della scena al centro della scena. Ci siamo dati un obiettivo con la segretaria Elly Schlein, che ieri qui ha riempito la sala, per dire che se dobbiamo ricucire un paese dove la coesione sociale, la distanza dai centri decisionali, la possibilità stessa di una vita dignitosa si allontanano mano a mano che ci si allontana dai centri e dalle metropoli allora è proprio da qui che bisognava ripartire. E ripartire non solo a parole ma portandoci la segreteria nazionale, i dirigenti del partito con alcune proposte che durante l’estate militante abbiamo portato nelle feste dell’Unità e che oggi trasferiamo di territorio in territorio. In Calabria c’è un lavoro avviato dal partito regionale che è molto avanzato e quindi siamo qui anche per ascoltare e accogliere proposte».
Sul piano delle proposte concrete, ecco cosa declina il Pd per le aree interne: «Appena entrata in paese – ha affermato Bonafoni – ho visto una scuola materna chiusa, serrata, con i rovi. È evidente che se noi dobbiamo riportare popolazione nei centri montani, nelle aree interne, dobbiamo riportare la modalità in cui si cresce in un’area interna, quindi la scuola, i servizi socio-sanitari, le infrastrutture, avvicinare le persone alla possibilità di costruire una quotidianità dentro l’area interna. Poi stiamo studiando proposte di defiscalizzazione che possano incidere sulle famiglie, sui lavoratori e sulle lavoratrici e anche sulle imprese». Legato al tema delle aree interne c’è quello dell’autonomia differenziata, che a detta di Bonafoni rischia di aggravare la situazione: «L’autonomia differenziata farà male a tutto il paese perché 20 piccole regioni rispetto alla grande Europa e alla dimensione intercontinentale saranno comunque più fragili, ma ancora più fragile sarà un territorio che in questi anni ha avuto una disuguaglianza maggiore rispetto agli altri. Noi – ha spiegato la coordinatrice della segreteria nazionale del Pd – dobbiamo fare esattamente il contrario: prendere il Mezzogiorno d’Italia e il Sud d’Italia e renderlo parametro di una crescita sostenibile e giusta per tutto il Paese. Noi siamo strafelici del risultato calabrese nella raccolta delle firme così come dell’ottimo risultato: 1.300.000 firme. Quando avevamo iniziato eravamo dubbiosi sulle 500.000. Ora però inizia il lavoro vero. Bisogna trasformare quel 1.300.000 firme in 25 milioni di italiani e italiane che vanno al voto. In un momento in cui l’astensionismo, la sfiducia sono fortissimi, ancora di più è importante partire da questi territori per dire – ha rimarcato la coordinatrice della segreteria Pd – che c’è una speranza. Innanzitutto fermiamo la disintegrazione del paese e poi costruiamo insieme un modello diverso».
Inevitabile un passaggio “politico” alla luce dell’invito fatto ieri dalla leader del Pd Elly Schlein ai dem calabresi di iniziare a lavorare fin da subito alla costruzione dell’alternativa al governo della Regione oggi in mano al centrodestra: «L’unità del partito – ha sostenuto Bonafoni – è fondamentale intorno a un’agenda, a un progetto di regione, in questo caso chiara, netta e avanzata. E’ fondamentale dentro e fuori, dentro la coalizione per riunire tutte le forze progressiste e alternative a queste destre su un futuro per la Regione Calabria, ma anche fuori, anzi di più fuori, per conquistare tutti coloro che ci guardano, imprese, sindacati, associazioni del terzo settore, volontariato, che non hanno ancora capito se qui c’è la risposta. Noi dobbiamo dire: “La risposta è qua, non siamo autosufficienti nel darla, costruitela insieme a noi”. I nomi arriveranno, ma anzitutto il progetto, la coalizione, l’alleanza con le persone, la comunità, poi il nome migliore che possa rappresentare l’alternativa. Quindi – ha concluso la coordinatrice della segreteria del Pd – al lavoro subito». (a. cant.)
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