COSENZA Messa da parte la sentenza della Corte d’Appello Federale della Figc che ha confermato la penalizzazione di 4 punti, il Cosenza calcio deve necessariamente concentrarsi sul campo per cercare di tirarsi fuori dalle zone calde della classifica. Nell’ultima puntata di “Tutti nel pallone”, programma de L’altro Corriere Tv (canale 75), Stefania Scarfò ha intervista José Mauri, ex Milan e Parma che dalla scorsa estate fa parte dell’organico del Cosenza.
«Bisogna avere sempre i piedi per terra – ha detto il centrocampista argentino naturalizzato italiano – e mantenere l’equilibrio che ci chiede il mister. È vero che siamo partiti bene, ma non siamo dei fenomeni, non lo siamo stati all’inizio così come non siamo scarsi adesso. Le ultime tre partite, comunque, le abbiamo affrontate con squadre come Sassuolo, Bari Sudtirol, che comunque è una squadra bella tosta, quindi può starci il risultato di domenica. Ovviamente siamo i primi ad essere delusi e i primi a voler ritornare ai risultati all’inizio. Siamo una squadra da nove punti, una squadra che si deve salvare il prima possibile per poi magari togliersi qualche soddisfazione».
José Mauri ha ammesso che la classifica dei Lupi «non è proprio delle migliori, però l’impressione è che questa squadra abbia le potenzialità per risalire. Il clima nello spogliatoio è tranquillo, siamo una squadra che ha fatto nove punti in otto partite affrontando almeno cinque squadre che lottano o sono chiare candidate a salire in serie A. Ovviamente la classifica con questi quattro punti tolti è brutta da vedere, ma non è dipeso da noi calciatori. Tra tutti i gruppi in cui sono stato in carriera, questo è quello che lavora di più. Ci siamo messi subito a disposizione del mister, siamo un gruppo umile e divertente».
José Mauri riconosce molti meriti al tecnico Massimiliano Alvini. «Penso che in ogni ambiente – ha evidenziato – quando c’è un leader è più semplice unire. Il mister è una persona molto schietta, sincera, riesce a trasmettere quella passione che sente per il calcio e si è visto che la squadra l’ha capito subito. A Cosenza si lavora bene e si respira aria tranquilla».
Ma chi è il leader all’interno dello spogliatoio? «In una squadra di 25 persone – ha spiegato il calciatore rossoblù – avere un solo leader mi sembra troppo poco. Mi vengono subito in mente i più grandi rispetto a quelli più piccoli. Potrei dire Micai, D’Orazio, Camporese, Caporale, ma comunque siamo un gruppo bello intrecciato e penso che sia questa la nostra forza. Il ventenne si sente tranquillo con quelli più grandi e viceversa». Sui pochi gol realizzati fin qui, José Mauri ha ammesso che pur creando tanto «si conclude poco, questa è una situazione da migliorare, però la colpa non è solo degli attaccanti».
Finora l’ex Milan ha giocato poco per via di una condizione atletica ancora non al top. «Io mi sento comunque un giocatore importante dentro questa rosa – ha chiarito il centrocampista –, poi è vero che fisicamente mi devo ritrovare, per me è un campionato nuovo, un’esperienza nuova, vengo da un anno difficile. Fuori dal campo mi metto a disposizione di tutti e questo penso che si sia capito. Presto raggiungerò il 100% della forma. Spero di giocare, sono venuto qui per questo, poi c’è da rispettare sempre le scelte del mister e c’è da dire anche che chi sta in questo momento davanti a me o chi ha giocato di più, ha fatto molto bene. La mia scelta di venire a Cosenza è stata di natura familiare. Sono diventato papà quattro mesi fa, proprio in quel momento mi ha chiamato il direttore Delvecchio che ringrazio per la fiducia. L’ambizione è quella di dimostrare che posso giocare a calcio ancora e di rimettermi di nuovo in gioco. Questa è una squadra che non ha tanta esperienza, aveva bisogno di gente come me ed è stato questo l’interruttore per farmi sentire importante. Io resto tranquillo, sono rinato perché, ripeto, sono diventato papà, adesso ho un’altra testa, un’altra visione della vita, sono venuto con molta pazienza ma tanta voglia».
Una maturità quella dimostrata oggi da José Mauri che forse è mancata in passato quando in tanti si attendevano un’esplosione che non c’è stata. «Sì è vero – ha confermato il centrocampista – ma l’esperienza si ottiene lungo il cammino. A 20 anni ero un calciatore di prospettiva, tutto il mondo si aspettava tanto da me, però non ho avuto un ambiente che mi ha accompagnato. Per ambiente intendo non i tifosi, ma tutto ciò che ti circonda. Io, nei momenti di difficoltà, consiglio a tutti di parlare, di andare da uno psicologo, di appoggiarsi alle persone vicine, che è quello che a me è mancato. A Cosenza spero davvero di fare bene, qui ti fanno sentire subito a casa». (redazione@corrierecal.it)
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