CROTONE «Al momento dello sparo il poliziotto non era aggredito da più persone». Lo sostengono gli avvocati Tiziano Saporito ed Andrea Filici, legali della famiglia di Francesco Chimirri, il pizzaiolo di 44 anni, morto il 7 ottobre scorso dopo essere stato raggiunto da un proiettile al petto sparato da un vice ispettore della polizia, Giuseppe Sortino di 37 anni, al culmine di una lite. L’affermazione dei legali, fatta in base «alle informazioni assunte durante le indagini difensive che stiamo portando avanti», arriva dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di una terza persona, un automobilista crotonese coinvolto nell’incidente con Chimirri da cui è scaturito l’inseguimento da parte del vice ispettore e la successiva lite finita in tragedia nel quartiere di Lampanaro, alla periferia sud di Crotone. Gli avvocati della famiglia Chimirri, nel corso del mandato (difendono anche Domenico Chimirri dall’accusa di tentato omicidio), avrebbero assunto informazioni secondo le quali la colluttazione al momento dello sparo sarebbe stata solo tra Francesco Chimirri e Giuseppe Sortino.
«Sono disposta a perdonare quel poliziotto a patto che dica la verità»: sono parole di Simona Liperoti, moglie di Francesco Chimirri, il pizzaiolo di 44 anni rimasto ucciso lo scorso 7 ottobre nel quartiere Lampanaro di Crotone dopo essere stato raggiunto da un proiettile al petto sparato da un vice ispettore della polizia, Giuseppe Sortino di 37 anni, al culmine di una lite. La donna ha parlato in una diretta sulla pagina facebook “ICR Tv Web, l’Informazione di Isola Capo Rizzuto” intervistata dal giornalista Antonio Franco. «Io mi affido alla magistratura – ha aggiunto – spero che sia fatta giustizia. Al poliziotto dico di dire la verità. Solo e semplicemente la verità. Niente altro». Quindi ha lanciato un appello a quanti sui social dopo il fatto di sangue hanno reagito inneggiando alla violenza: «Io dico un no grandissimo alla violenza. Mai arrivare alla violenza, a volte le parole sono migliori della violenza. Bisogna saper parlare e non agire con la violenza». La donna ha poi ricordato il marito, come si sono conosciuti ed innamorati. «Siamo cresciuti sullo stesso pianerottolo. Era un grande lavoratore. A 16 anni è partito per la Germania per lavorare. Poi è tornato per il servizio militare ed ha iniziato a lavorare a Crotone, finché ha comprato la pizzeria dove lavorava e che ora voleva ingrandire perché nostro figlio sta per diventare cuoco. Lui era casa e lavoro e nei ritagli di tempo andava in palestra. Faceva la vita di una persona semplice, normale. Quando la sera restava la pizza, prima di chiudere l’avvolgeva in un vassoio bussava alla porta di chi aveva bisogno e la lasciava lì. Il suo valore più importante era la famiglia. Questo evento ha cambiato la mia vita tragicamente. Manca la colonna portante della casa. Io non so come andrò avanti». (redazione@corrierecal.it)
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