MORMANNO «Se non si inverte in maniera radicale in Italia e in Calabria la politica nei confronti delle aree interne, il rischio è quello di una grande desertificazione». Così lo scrittore, antropologo, docente universitario all’Unical Vito Teti, ospite degli “Stati generali della Montagna e delle aree interne” promossi dal Pd a Mormanno: nel corso dell’evento Teti è stato intervistato sul tema “La restanza: di montagne, di borghi, aree interne ed …. altro”, con un chiaro riferimento al titolo della sua opera forse più famosa.
«C’è la necessità di far vivere questi luoghi nel presente», ha esordito Teti, per il quale «il problema della vita delle aree interne è vecchio, parte dagli anni ’50: è un processo che non viene capito nella lunga durata, e viene compreso solo negli ultimi vent’anni anche se qualcuno di noi l’aveva detto prima che si va verso una desertificazione delle aree interne. Un abbandono che crea un vuoto, disagio economico, modifica l’antropologia dei luoghi, crea apatia e per questo i giovani devono per scelta andare via, fuggire».
Secondo Teti la Calabria ha tante criticità che non bisogna nascondere, «altrimenti sarebbe veramente da incoscienti». La nostra regione «ha anche tante potenzialità e possibilità, il problema è come ci rapportiamo per superare le negatività. Penso che le politiche fin qui messe in atto sono state inadeguate, insufficienti e che non siano partite veramente dalle aree interne ma parlano genericamente di luoghi e di bellezza. Bisognerebbe, invece, parlare di persone, di come vivono, di che cosa desiderano e cosa potrebbero fare. Se non si cambia questo paradigma di racconto, ma anche di azione, e non si investe su quello che c’è in maniera nuova, moderna e senza cadere nelle logiche assistenzialiste o, peggio, moderniste del passato che hanno creato solo macerie, ogni intervento rischia di essere inefficace e rischia di produrre altre negatività».
In tutto questo per Teti l’autonomia differenziata voluta dalla Lega «sarebbe un colpo mortale» però non deve diventare un alibi «per non fare le cose che noi calabresi dovremmo fare a prescindere da questa legge sciagurata. Non dobbiamo nasconderci il fatto che certi ritardi e certe arretratezze siano colpa nostra e, quindi, l’autonomia differenziata va contrastata non per rifondare un modello di Stato centrale neoliberista, ma per rifondare dei luoghi che vengono valorizzati e riconosciuti nelle loro specificità. Questa sarebbe la ricchezza della Calabria. Purtroppo tutto questo viene negato sia da uno statalismo centrale, sia dall’autonomia differenziata, che non a caso poi sono entrambi progetti di questo governo». (c. a.)
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