CORIGLIANO ROSSANO Chissà se gli americani avranno letto (o ascoltato) le parole pronunciate dal sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi, intervenuto agli Stati generali della Montagna organizzati dal Pd a Mormanno, per “difendersi” dalle accuse di chi lo accusa di aver assunto una «posizione aprioristica e di netta chiusura» nei confronti dell’investimento di Baker Hughes nella terza città della Calabria. Si parla di 60 milioni di euro e circa 200 posti lavoro promessi dalla multinazionale, che in due lettere (una delle quali inviata al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto), negli scorsi giorni, ha annunciato la decisione di stoppare il progetto e rinunciare al sostanzioso investimento. Un dietrofront che – come facilmente prevedibile – ha sollevato la veemente reazione di sindacati e politica. Intanto, a Vibo Valentia, a Montebello Jonico e Saline Joniche ci si è fatti avanti per chiedere di prendere il posto di Corigliano-Rossano.
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Qualcuno ha bollato il passo indietro degli americani come una mera provocazione, un tentativo di smuovere un equilibrio statico e rompere la fase di stallo che perdura ormai da mesi. In realtà, da Baker Hughes avrebbero fatto sapere di non essere minimamente interessati a sedersi al tavolo delle trattative. L’azienda conta 6.000 dipendenti, su scala globale, in Italia – da Nord a Sud – sono otto i siti attivi: Avenza, Bari, Casavatore, Firenze, Massa, Talamona, Vibo, Cepagatti. L’investimento a Corigliano Rossano avrebbe certamente permesso alla multinazionale di continuare nel processo di crescita, ma non è considerata una tappa obbligatoria. Ora, la corda si è spezzata e la pazienza esaurita. L’unica chance per riaccendere un lumicino e consentire una conclusione positiva della faccenda è legata all’intervento del ministro Adolfo Urso. Sollecitato dal governatore Occhiuto, subito dopo la notizia della dismissione del danaroso progetto, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha scritto all’azienda dando piena disponibilità ad approfondire ulteriormente le problematiche e ad avviare un complessivo confronto sulle prospettive di investimento del gruppo in Italia. Chiaro ed evidente come un “invito” del ministro a riconsiderare il progetto di investimento in Calabria potrebbe cambiare gli scenari e aprire ad una nuova fase di trattativa. Come dicono gli americani “Many hands make light work“: quando in molti lavorano insieme, anche un’attività complessa può diventare meno difficile. (f.b.)
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