Il bar ‘Il Cetriolo Rosso’ nella frazione di Coppa di Mezzo di San Marco in Lamis nel foggiano, nel 1956 era certamente un locale singolarmente frequentato. I gestori del bar, Lenin Fuorigrotta e Adelia Frattaglie, erano infatti quasi una leggenda, avendo militato nel parmense, tra il 1944 e il 1945, nelle Brigate Partigiane “Garibaldi” di ispirazione comunista.
Ragion per cui il loro locale era diventato il ritrovo di avventori quasi esclusivamente di sinistra. Ma dopo la notte del 4 novembre del ‘56, quando i carri armati sovietici invasero Budapest, si accesero animatissime discussioni sull’episodio tra i comunisti fedeli a Palmiro Togliatti, che per ragioni di “normalizzazione necessaria” giustificava l’intervento dell’Armata Rossa e i socialisti di Pietro Nenni che invece la condannavano decisamente, esaltando il ruolo dei “fratelli ungheresi” che si batterono con coraggio e in tutti i modi per evitare l’invasione di Budapest.
La discussione si fece molto accesa, con i togliattiani che accusavano i socialisti di “revisionismo secolare” e di “miope incomprensione delle scelte politiche del compagno Stalin” ed i socialisti che ribattevano con “forcaioli prezzolati dai russi” e “acritici propagandisti della voce del segretario”. La contesa verbale durò per giorni, senza che vi fosse una fazione vincitrice e infine si concluse per stanchezza dei contendenti ed esaurimento delle argomentazioni e delle offese.
Mentre lo stallo permaneva, al maestro elementare Giobbe Ananasso, venne una tanto bizzarra, quanto originale idea che non c’entrava molto con le specifiche argomentazioni politiche degli accesi dibattiti precedenti. “Secondo voi, – disse una sera ai presenti al “Cetriolo Rosso” -, se ai russi di Stalin venisse in mente di invadere con i loro blindati Foggia, e in tutta la provincia si formasse una Resistenza armata come in Ungheria, chi sarebbe l’uomo più vigliacco di Coppa di Mezzo, da non partecipare mai nemmeno ad una riunione in chiesa di preti collaboranti alla difesa del territorio con le sole armi della preghiera?”.
L’originale proposta di Ananasso ebbe degli effetti senz’altro inattesi per lui che l’aveva formulata quasi per scherzo. Infatti, nel giro di meno di un’ora fra gli avventori si formarono due squadre sostenitrici di tesi opposte. Geppo Panorama, segretario della sezione locale del Partito Socialista e capo schiera del suo gruppo, affermava che in caso di invasione sovietica, l’uomo più codardo di Coppa di Mezzo fosse il democristiano Arcangelo Siringa, che lo sfottò popolare voleva fosse nato da un incrocio tra un ferroviere sordo ed una pecora.
A questa tesi, Meneghino Moffa, segretario della locale sezione del PCI ed anch’egli alla testa di un nutrito numero di “compagni” contrapponeva un’altra, secondo la quale il più cacasotto era indiscutibilmente il monarchico Gaetano Platessa, che le malelingue dileggiavano scherzosamente, affermando che fosse figlio di una di un muratore ubriaco e di una coniglia.
Per stabilire chi avesse ragione, il repubblicano Arrigo Centolire, a suo dire secondo cugino di Ugo La Malfa, segretario del Partito, propose di far sostenere ai due uno scontro pubblico su un ring appositamente costruito nei locali del bar. Fu così che tavoli, sedie, e il tavolo del biliardo vennero spostati nel ripostiglio per far posto ad un ampio quadrato 4 x 4 delimitato da scatole di “Fernet Branca”, “Campari”, “Vecchia Romagna” e “Chinotto San Pellegrino”.
Dopo un lungo dibattito, entrambe le fazioni concordarono nel fissare il 15 dicembre come data dell’incontro e stabilire le prove che sarebbero consistite nello stare un quarto d’ora con una lucertola nelle mutande, tenere in bocca uno scarafaggio per dieci minuti, sistemare in una cassetta ventiquattro fichidindia con le mani e via dicendo.
Abelardo Schiaccianoci, comunista, che per ventidue anni aveva lavorato in Inghilterra come tassista, militando nel comparto specifico delle ‘Trades Union” britanniche, poiché in Italia le scommesse erano vietate, propose di rivolgersi ai colleghi militanti della “William Hill”, la più antica casa di scommettitori del Regno Unito e chiedere loro di intercedere perché quest’ultima fissasse le quote dell’incontro, Fu così che la vittoria di Siringa venne data a 1,80, quella di platessa a 2,10 ed il pareggio a 3.
Diffusasi la voce, l’’iniziativa, ebbe un successo insperato anche fuori dal “Cetriolo Rosso”, tanto da far raccogliere in una settimana 158.750 lire di puntate per la vittoria del democristiano, 145.400 per quella del monarchico e 184,800 per il pareggio. Erano senz’altro cifre notevoli, considerando che il salario medio di un operaio non superava le 55.000 lire. Arrivò così finalmente, a porre fine alla frenesia dell’attesa, il giorno fissato per la contesa. Il 15 dicembre 1953, alle ore 20 e 53 venne proclamato vincitore, ad unanime giudizio della giuria paritetica, il democristiano Gaetano Platessa per non essersi presentato all’incontro. Per paura.
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