Il progetto di Carmelo Novella era quello di creare una cellula di ‘ndrangheta autonoma al Nord rispetto agli ordini impartiti dalla Calabria, dalla “casa madre” da cui dipendono e alla quale tutti devono obbedire. Un affronto, dunque, quello di Novella che la ‘ndrangheta non poteva certo tollerare. E, per mandare un segnale quanto più chiaro e forte possibile, fu decisa la sua eliminazione. Una pratica delicata affidata ad un soggetto di rango e di spessore criminale “all’altezza”: Antonino Belnome. È uno degli episodi più significativi della storia della criminalità organizzata calabrese radicata al Nord, raccontata ne “La voce del padrino: il Podcast sulla ‘ndrangheta al Nord”.
«Andai a vedere dove abitava, ho studiato tutti i percorsi, cominciati a mettere in pratica l’ideazione dell’omicidio. Un lavoro durato oltre due mesi», racconta con la propria voce Belnome, il classe ’72 da ‘padrino’ di Giussano a “pentito di lusso”. Le sue dichiarazioni hanno portato all’arresto di 159 affiliati in Lombardia nel luglio del 2010. Fu proprio lui, in prima persone, a raccontare l’omicidio del boss Carmelo Novella, compiuto il 14 luglio 2008 a San Vittore Olona, in provincia di Milano. Bastarono pochi colpi di revolver ad eliminare ‘compare Nuzzo’, ucciso nel cortile interno del bar «Reduci e combattenti» insieme ad altre persone. L’agguato è stato raccontato nel podcast anche attraverso la voce di Belnome. «Siamo entrati nel bar, ci siamo diretti verso Novella e, ad un metro e mezzo, un metro da lui, gli abbiamo scaricato tutte e due le pistole addosso, ferendolo mortalmente. Si è alzato da terra andando contro il muro, poi l’ho finito con tutti gli altri colpi per essere sicuro che fosse morto».
Belnome aveva già ricostruito il proprio profilo criminale, ripercorrendo gli ultimi decenni della ‘ndrangheta al Nord e in Brianza, in un docufilm, realizzato dal regista brianzolo Marco Tagliabue, andato in onda sulla tv svizzera. Belnome, figlio di un siciliano sposato ad una donna di Guardavalle, a Giussano dove è nato nel 1972 era chiamato “nome”. Cresce al parco pubblico delle Romanella – come scriveva Paride Leporace – e d’estate va in Calabria in vacanza. Pugni, moto e pallone. È bravo al calcio. Inizia in zona. Arriverà a giocare con il Catania e il Teramo lasciandosi alle spalle l’apprendistato di muratore e montatore di mobili. Un incidente stradale stronca la carriera. Torna a Giussano. Belnome Non viene da famiglia di ‘ndrangheta Belnome, anche se la mamma è di Guardavalle, ma viene introdotto dai Cristello di Seregno. Al quartiere Crocione in un piccolo prato circondato da siepi viene affiliato come sgarrista. Poi in una villa disabitata di Caulonia, con due omicidi di alto calibro, gli viene data la nomina di padrino. In copiata ci sono Commisso, Alvaro e Iamonte. È diventato uno che conta il capo della Locale di Giussano. È lui ad aver ucciso Carmelo Novella, il boss autonomista che voleva attuare la secessione della Lombardia dalla Calabria. Belnome è uno che non è nato in Calabria. Arrestato nell’operazione Infinito. In carcere produce un memoriale di 49 pagine in cui esorta i giovani a non commettere i suoi errori.
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x