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Foggia, collegamenti tra mafia e mondo politico-amministrativo

Il percorso investigativo che ha portato all’operazione “Mari e Monti”

Pubblicato il: 15/10/2024 – 12:35
Foggia, collegamenti tra mafia e mondo politico-amministrativo

FOGGIA Il percorso investigativo che ha portato all’operazione “Mari e Monti” da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha portato a 39 arresti di componenti della mafia foggiana, ha rivelato un quadro complesso e radicato del clan Li Bergolis, organizzazione mafiosa attiva da decenni nel territorio garganico. La struttura del clan, caratterizzata da una forte connotazione familistica e un radicamento pervasivo, e’ riuscita a coniugare elementi della tradizione mafiosa con nuove modalita’ operative, evolvendosi da una “mafia militare” a una piu’ sofisticata “mafia degli affari”. Questo processo ha permesso al sodalizio di espandere la propria influenza economica e territoriale, pur mantenendo intatta la sua natura violenta e omertosa. Le indagini hanno documentato come il clan Li Bergolis abbia rafforzato la propria rete criminale attraverso un’organizzazione territoriale articolata in cellule autonome, ma tutte sotto una leadership verticale. Una caratteristica peculiare del clan e’ stata la sua capacita’ di reclutare giovani leve, spesso minorenni, attraverso un percorso di tutoraggio che prevedeva l’impiego di questi ragazzi in reati minori per saggiarne l’affidabilita’. Questo metodo di reclutamento ha assicurato al clan un continuo ricambio generazionale, consolidando il controllo del territorio anche grazie alla mancanza di denunce da parte delle vittime di estorsione, una “tassa di sovranita’” imposta con minacce silenziose ma efficaci. Uno degli aspetti piu’ rilevanti dell’attivita’ criminale del clan e’ stata la sua feroce contrapposizione armata con il clan Romito-Lombardi-Ricucci, culminata nella strage del 9 agosto 2017 ad Apricena, durante la quale furono brutalmente assassinati due contadini innocenti. Questo sanguinoso conflitto, durato oltre un decennio, ha segnato profondamente la cronaca del territorio garganico, lasciando una lunga scia di sangue. L’indagine ha inoltre messo in luce la sorprendente capacita’ del clan Li Bergolis di mantenere la propria operativita’ anche in regime di detenzione. Nonostante l’applicazione di misure di “alta sicurezza”, i vertici dell’organizzazione sono riusciti a mantenere contatti costanti con l’esterno attraverso pizzini, corrispondenza epistolare e l’uso illegale di telefoni cellulari, garantendo la gestione delle risorse economiche e il controllo delle attivita’ criminali, inclusi il traffico di droga e il sostegno economico ai membri incarcerati. La spiccata vitalita’ del clan e’ emersa anche dal suo espansionismo territoriale, che ha visto la progressiva estensione del controllo dalle zone interne del Gargano fino alle coste, con la ‘conquista’ di Vieste come punto strategico per il traffico di droga internazionale. Questa espansione ha consentito al clan di stringere rapporti con organizzazioni criminali albanesi e la ‘ndrangheta reggina, consolidando la propria posizione nel narco-traffico. Il potere del clan Li Bergolis non si e’ limitato al controllo del territorio e delle attivita’ illecite, ma si e’ esteso anche al tessuto economico e imprenditoriale, come dimostrato dalle numerose interdittive antimafia emesse contro imprese legate al clan. Inoltre, la sua influenza ha toccato anche l’apparato politico-amministrativo, contribuendo allo scioglimento per mafia di diversi comuni del Gargano, tra cui Monte Sant’Angelo, Mattinata e Manfredonia.

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