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I Pesce-Bellocco e gli Arena: i legami del clan foggiano con la ‘ndrangheta. «In Calabria ti portano su una mano»

L’inchiesta “Mari e Monti” della Dda di Bari ha riacceso i riflettori sui legami storici tra i Li Bergolis e le ‘ndrine. «C’è questo Arena, un ragazzo serio»

Pubblicato il: 15/10/2024 – 18:01
di Giorgio Curcio
I Pesce-Bellocco e gli Arena: i legami del clan foggiano con la ‘ndrangheta. «In Calabria ti portano su una mano»

LAMEZIA TERME «A noi ci conoscono dappertutto, ma noi anche in Calabria… se vai in Calabria e dici il nostro nome ti portano su una mano ti alzano i calabresi…». Una potenza riconosciuta, quella dei Li Bergolis, ben oltre i confini della Puglia, arrivando fino in Calabria, così come emerso già in un’altra importante operazione, “Iscaro Saburo”. Il clan è attivo nel territorio di Monte Sant’Angelo, Vieste e Manfredonia, il cui direttivo storico è composto da Franco, Armando e Matteo Li Bergolis e Giuseppe Pacilli.

Mari e Monti

Il percorso investigativo che ha portato all’operazione “Mari e Monti” da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha portato a 39 arresti di componenti della mafia foggiana, ha rivelato un quadro complesso e radicato del clan Li Bergolis, organizzazione mafiosa attiva da decenni nel territorio garganico. Le indagini hanno documentato come il clan Li Bergolis abbia rafforzato la propria rete criminale attraverso un’organizzazione territoriale articolata in cellule autonome, ma tutte sotto una leadership verticale. Questa espansione ha consentito al clan di stringere rapporti con organizzazioni criminali albanesi e anche i clan della ‘ndrangheta calabrese.

I legami con i Palaia

«(…) c’è una persona che, quando ha sentito il nostro nome in Calabria, ha detto: “qualunque cosa, a disposizione” … sono stato al carcere di Trani e c’era un pezzo grande…». Il riferimento di Matteo Li Bergolis era a due soggetti di rilievo della ‘ndrangheta calabrese. Si tratta – come riporta il gip nell’ordinanza – di Fortunato Palaia (cl. ’56) e Benito Palaia (cl. ’79), rispettivamente capo e affiliato alla potente cosca di ‘ndrangheta dei Pesce-Bellocco, operativa «sia sul fronte piemontese, attraverso il referente Luca Fedele anche detto “Presidente”, considerato personaggio di spicco dei calabresi nei traffici illeciti a Torino, che su quello legato al territorio calabrese della zona di Rosarno», annota il gip nell’ordinanza.

Dai Palaia ai Bellocco

Benito Palaia, fratello del più noto Rocco (cl. ’72) coniuge della collaboratrice di giustizia Giuseppe Pesce (cl. ’79) già all’epoca delle indagini detenuto in carcere a Torino per una condanna con fine prevista per il 28 ottobre 2029, è stato condannato a quattro anni, 3 mesi e 10 giorni al termine del processo nato dall’inchiesta “Blu Call”. Francesco Benito Palaia – attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Torino e condannato a vent’anni nello stesso processo – è invece coniugato con Emanuela Bellocco, figlia di Giuseppe Bellocco, nonché sorella di Umberto Bellocco detto “chiacchiera” oggi «elemento di spicco dei Bellocco». Giuseppe Bellocco, peraltro è il fratello del defunto capobastone Umberto Bellocco (cl. ’37) detto “Assi i mazzi”.

Gli Arena di Isola Capo Rizzuto

Ci sono poi altri due soggetti finiti oggi in carcere e in grado di fornire agli inquirenti in fase investigativa elementi utili a collegare la cosca foggiana con i clan della ‘ndrangheta calabrese. Si tratta di Matteo Pettinicchio ed Enzo Miucci. I due, infatti, vengono intercettati mentre discutono e il primo accenna al secondo della nuova alleanza da lui siglata in carcere. «(…) ha detto può stare pure ad una parte tranquilla, ad Isola Capo Rizzuto… tranquilla, sta qua…» dice Pettinicchio a Miucci che replica: «(…) è arrivato una decina di giorni dopo di me questo ragazzo a Foggia, Giuseppe Arena, un bel ragazzo… sì, la famiglia Arena, il padre sta al 41 di questo ragazzo qui…». La descrizione fornita da Pettinicchio nel dialogo tra i due – captata dagli inquirenti – fornisce elementi ancora più chiari: «(…) questo tiene il villaggio ad Isola Capo Rizzuto, di un parente che lui è padrone… un bravissimo cristiano veramente… serio, serio, serio… ha detto “fammelo sapere, lo portiamo nelle zone nostre, ce la vediamo tutto quanto noi, questo è quello che ti possiamo dire Matteo”». Poi la chiosa: «(…) ha detto qualsiasi cosa, ha detto lo sai sono a fianco sopra tutti i punti di vista…». (g.curcio@corrierecal.it)

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