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l’inchiesta

«Il polpaccio ti morde». La fama di Totò Bellocco in curva e il presentimento: «Li aspettano al varco»

In un pranzo a Milano, Pino Caminiti “introduce” il rampollo della ‘ndrangheta. Sugli affari dei parcheggi: «È il mangiare di mia figlia»

Pubblicato il: 15/10/2024 – 7:00
di Giorgio Curcio
«Il polpaccio ti morde». La fama di Totò Bellocco in curva e il presentimento: «Li aspettano al varco»

MILANO «Lui è Antonio Bellocco, di Umberto Bellocco… loro sono di Rosarno, famiglia rispettata, si molto rispettata si…». È Pino Caminiti ad “introdurre” il rampollo dell’omonima casata di ‘ndrangheta nel corso di un pranzo organizzato poco più di un anno fa a Milano. L’occasione per fare il punto sugli affari legati allo stadio San Siro e pianificare nuove “collaborazioni”. È uno dei tanti episodi ricostruiti dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano nell’inchiesta “Doppia Curva” che ha decapitato i vertici degli ultrà dell’Inter e del Milan, facendo luce su un’associazione tra gruppi criminali in grado di gestire gli affari della Nord e della Sud, con alle spalle l’ombra ingombrante della ‘ndrangheta.

Il pranzo a Milano

Al tavolo si ritrovano lo stesso Caminiti, Giuseppe Calabrò, suo genero Domenico Barbaro (non indagato) e altri soggetti. Oltre, ovviamente, a Totò Bellocco. Soggetti di un certo peso criminale: Calabrò, infatti, è noto come “U Dutturicchiu”, vanta legami familiari con diversi esponenti di alcune ‘ndrine della provincia reggina e, attualmente, è a processo per il sequestro e l’omicidio di Cristina Mazzotti. Caminiti, invece, è anche accusato dell’omicidio, avvenuto nel 1992 a Milano, di Fausto Borgioli. Come ricostruito dagli inquirenti della Dda di Milano, era proprio Bellocco che Calabrò voleva incontrare di persona. «(…) facciamo così, possiamo bere un caffè o pranzare assieme, come vuoi tu…» «Ok pranziamo assieme» risponde Bellocco. Il suo arrivo è previsto non prima delle 12.40 e Caminiti rassicura i presenti sul suo arrivo «appena arriva sto ragazzo qua». Secondo la ricostruzione della Dda di Milano, una volta arrivato al ristorante scelto, i presenti insieme a Bellocco discutono dei controlli che la polizia stava effettuato allo stadio, «ponendo in visione ai parcheggiatori varie foto e successivamente il comportamento di taluni soggetti dei quali Calabrò chiedeva il paese di origine», con chiaro riferimento alla famiglia criminale di appartenenza. Durante la conversazione, Caminiti chiede a Calabrò: «Hai capito chi sono?» «Sì… africoti, san lucoti?».

Caminiti: «Quello è il mangiare di mia figlia»

Dopo un’oretta dall’inizio del pranzo, il gruppo si divide tra chi esce fuori a fumare e chi resta dentro. È a questo punto che Caminiti spiega chi è Antonio Bellocco agli altri commensali. «(…) ha preso in mano un po’ la curva insieme a questi ragazzi qua, capito? La curva dell’Inter…». Nel corso della conversazione è Caminiti a “riaffermare” il proprio predominio «sulle attività di parcheggio allo stadio, condiviso e suggellato con Calabrò» annotano i pm della Dda e di cui avevano già discusso con altri soggetti criminali. «Peppe, io te l’ho detto subito dall’inizio, ti ricordi?» dice Caminiti «…io non metto lingua, io a me, basta che c’è i parcheggi…» «quello è il mangiare di mia figlia…». E ancora: «(…) se devono dividere tutto quanto non mangiano più, giustamente loro dicono “ma se c’è già lui, perché devo dare?” hai capito? Io non mi sono mai intromesso, io ho sempre parlato con lui e gliel’ho sempre detto a lui, a me basta che non mi toccano la roba dei parcheggi, è inutile che vogliono…».
Nel corso della conversazione è ancora Pino Caminiti a ricordare un episodio con protagonista il defunto Boiocchi che avrebbe «cercato di sottrargli l’incasso dei parcheggi, evidenziando la presenza dei calabresi sia “dietro” la curva del Milan che di quella dell’Inter», annotano ancora i pm. «(…) quando è sceso Vittorio Boiocchi che mi voleva portare via i soldi e io gli ho detto: “per me questa è vita, mi devi ammazzare, sennò lo zaino non te lo dò…” per farti capire…». E ancora: «Ma tu cosa pensi che dalla curva del Milan non sanno che ci sono i calabresi dietro? Guarda che di lui – riferito ad Antonio Bellocco – vanno in giro con le fotografie allo stadio perché sanno che c’è la famiglia Bellocco dietro la curva dell’Inter.…» spiegava ancora Caminiti.

L’ombra delle forze dell’ordine

Sono le 14.15 quando Bellocco saluta tutti mentre i commensali rimangono. E la discussione si sposta proprio sul rampollo della ‘ndrangheta calabrese. Ed è ancora Caminiti a parlare, spiegando come proprio la presenza di tale soggetto «avesse sollecitato nuove indagini tanto che era stato avvisato in più occasioni della presenza delle forze dell’ordine e di microspie installate in un ristorante», annotano i pm. «(…) allo stadio, due settimane fa, è venuto lui che gli ho detto: “non venire allo stadio, che si fanno sempre sti appuntamenti…” dopo neanche 10 minuti che sono andati via loro (…) sono arrivati con la moto e sono andati davanti al parcheggiatore  con le foto “ma per caso c’erano questi due individui qua adesso che stavano parlando?”…dopo neanche 10 minuti…hai capito?».

«Li stanno aspettando al varco»

La preoccupazione di Caminiti sta anche nel fatto che, secondo lui, gli inquirenti e le forze dell’ordine erano ormai pronti ad arrestarli. «(…) questi appena si muovono, li stanno aspettando tutti…li stanno aspettando al varco, loro non vedono l’ora di chiudere tutto… c’è un ristorante a San Siro, hanno messo… ce l’ha detto il proprietario del ristorante, fa: “ragazzi guardate che quelli della DIA ci hanno fatto vedere la foto di tutti quanti, hanno messo microspie dentro tutto il ristorante, io ve lo sto dicendo, sappiate come funziona lì dentro”… è un posto dove appena dici A entrano tutti e ci sono questi qui della DIA che viaggiano col motorino, con le cose…perché vogliono vedere se ci sono loro…», con riferimento alla cosca Bellocco. Il gruppo continua a parlare degli affari del Meazza ma anche dell’atteggiamento di Totò Bellocco nei confronti di soggetti “terzi” che avrebbero tentato proprio di prendersi la curva. «(…) ma lui li ha mandati proprio… li ha mandati via un po’ male…». «(…) gli vanno strette le scarpe» dice Barbaro, «perché questo fa faccia… questo, lo vedi tanto… il polpaccio ti morde…». Poi la chiosa di Caminiti: «(…) però lui gli ha detto “potete pure… fate quello che volete, qua non ce n’è da mangiare” gli ha detto… “qua da mangiare non ce n’è”». (g.curcio@corrierecal.it)

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