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Lucia Borsellino: «Fare luce sulla solitudine di mio padre in procura»

La figlia del magistrato: «Confidò che un amico l’aveva tradito. Il diritto alla verità è imprescrittibile»»

Pubblicato il: 15/10/2024 – 11:13
Lucia Borsellino: «Fare luce sulla solitudine di mio padre in procura»

ROMA «I processi di questi ultimi anni hanno disvelato il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana, in questo momento penso sia ancora più doveroso non trascurare alcun ambito di indagine, soprattutto per fare luce sulla solitudine di mio padre all’interno di quello che lui chiamava il covo di vipere, la procura di Palermo. Confidò pure che un amico l’aveva tradito. Chi è questo amico? Il diritto alla verità è imprescrittibile». Lo ribadisce Lucia Borsellino che con i suoi fratelli, Fiammetta e Manfredi, non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia per la strage che il 19 luglio 1992 ha ucciso il padre, Paolo, e i cinque agenti della scorta. Aggiunge Borsellino a Repubblica Palermo: «questo Paese spesso dimentica e invece noi dobbiamo continuare a ricordare: si chiamavano Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli».
Le indagini della procura di Caltanissetta stanno cercando di fare luce su ciò che accadde in quegli anni. Sotto inchiesta sono finiti anche due magistrati che negli ultimi trent’anni sono diventati dei simboli della lotta alla mafia, Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone. “Noi ancora attendiamo, a oltre trent’anni di distanza dalla strage, di conoscere le ragioni che spinsero nostro padre, poche settimane prima della morte, ad affidare a dichiarazioni pubbliche le sue inequivocabili parole di accusa per i tradimenti fino a quel momento consumati ai danni dell’amico e collega Giovanni Falcone e ai suoi. È a tutti noto lo stato di prostrazione che lo ha accompagnato dal 23 maggio 1992 fino alla morte, culminato pochi giorni prima del 19 luglio nello sfogo raccolto dai suoi colleghi Massimo Russo e Alessandra Camassa: nel suo ufficio, nostro padre usò espressioni come “nido di vipere” e «un amico mi ha tradito», dice Lucia Borsellino. E sottolinea: «La procura di Caltanissetta sta impegnando tutte le proprie forze in questa direzione e ad essa vanno il nostro rispetto e la nostra fiducia incondizionati».

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