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l’ora del ricordo

Quattro anni fa l’addio a Jole Santelli. L’eredità della prima presidente donna della Calabria

Il 15 ottobre 2020 la scomparsa dopo 8 mesi alla guida della Regione. Un’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nella storia del regionalismo

Pubblicato il: 15/10/2024 – 7:22
Quattro anni fa l’addio a Jole Santelli. L’eredità della prima presidente donna della Calabria

LAMEZIA TERME Una indimenticabile lezione di coraggio, amore per la propria terra, determinazione. Quattro anni fa, il 15 ottobre 2020, l’addio a Jole Santelli, la prima presidente donna della Regione Calabria, scomparsa prematuramente a 51 anni dopo aver lottato a lungo contro un tumore. Anticonformista, a tratti spiazzante, energica, spesso “sbrigativa” nelle sue decisioni e sostanzialmente autonoma nelle scelte oltre che dialogante con la controparte politica: questi i tratti che accompagnarono Jole Santelli nella sua carriera politica e soprattutto negli otto mesi alla guida della Regione, conquistata come leader della coalizione di centrodestra nelle elezioni del 26 gennaio 2020 con un netto successo, il 55,29% contro il 30,14% del suo principale sfidante, l’imprenditore Pippo Callipo, candidato civico sostenuto da Pd e centrosinistra. Santelli era stata candidata quasi in “Zona Cesarini” con un forte pressing dell’allora leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, con cui la Santelli aveva un rapporto strettissimo, forgiato nella sua lunga e prestigiosa esperienza a livello parlamentare e anche governativo (la Santelli è stata più volte sottosegretario), oltre che nei ruoli apicali all’interno di Forza Italia.

I mesi alla guida della Regione

“Inizia un nuovo giorno, che spero sia di auspicio”: furono le prime parole di Santelli da neo presidente della Calabria dopo un’elezione festeggiata con un virale ballo insieme a big azzurri come Antonio Tajani e Maurizio Gasparri. Gli otto mesi successivi al decimo piano della Cittadella saranno mesi duri, perché oltre alle tante emergenze che storicamente assillano la Calabria Santelli dovette fin da subito fronteggiare l’emergenza Covid 19, che faceva paura anche per le disastrose condizioni della sanità calabrese e che la Santelli affrontò con piglio duro, anche nei confronti del governo nazionale. Mesi non facili, quelli alla guida della Regione, anche per gli altalenanti rapporti con i partiti alleati, Lega e Fratelli d’Italia, spesso “spiazzati” dalla sua autonomia: in politica dagli albori di Forza Italia, Santelli rispettò sempre i partiti ma non si fece mai fagocitare dalle logiche “cencelliane” come dimostrò con la formazione della sua Giunta nella quale oltre ad assessori di chiara espressione partitica Santelli fece entrare volti assolutamente nuovi e inediti, come la scienziata Sandra Savaglio all’Istruzione, Sergio De Caprio più conosciuto come “Capitano Ultimo” all’Ambiente, e, come suo vice, Nino Spirlì, uomo di cultura molto legato a quei tempi a Matteo Salvini ma anche molto controverso. “Reputazione e identità” furono i cardini del suo programma di governo della regione, che si caratterizzò anche e soprattutto per lo sforzo della Santelli di cambiare la narrazione della Calabria, di raccontarla partendo e parlando anzitutto di bellezza e di potenzialità.

 L’orgogliosa lotta contro la malattia

Sforzo portato avanti con grande energia e con grande generosità nonostante la malattia, affrontata con una lunga e orgogliosa lotta. La Santelli non fece mai mistero del tumore, che iniziò a tormentarla dall’autunno del 2014. Oltre cinque anni a fare i conti con un dolore grande che la governatrice calabrese scomparsa 4 anni fa ha gestito con coraggio, trasformandolo in energia positiva. Quando ne parlava, Santelli lo faceva anche per lanciare un messaggio di speranza nella vita, nel futuro e persino nella sanità della Calabria, il “buco nero” della sanità nazionale. Così si espresse, in piena campagna elettorale per le Regionali 2020, in un’intervista al “Fatto Quotidiano”. “Non ho mai nascosto la mia malattia, qui tutti sanno – disse – non voglio neanche però che essa mi perseguiti. Io sono in cura presso il reparto di oncologia di Paola. Da noi ci sono medici eccellenti. Le eccellenze in un mare di incompetenza, clientelismo, ignavia annegano come sassolini nello stagno. Lo so, tante cose non vanno. E io proverò a cambiare”. E ancora: “La malattia ti dà tanti dolori ma ti fa un grande regalo, ti fa conoscere la libertà, ti aiuta a non avere paura di niente, a non rispettare più le convenienze. La malattia, oltre alla disgrazia, mi ha dato la fortuna di non avere paura della libertà, di essere libera e di sentirmi tale. E non ho paura del coraggio che serve perché quello l’ho dovuto conoscere così bene che è diventato un mio amico fraterno”. Parole che oggi, nel quarto anniversario della sua scomparsa, risuonano ancora come una lezione e un’eredità, morale ma anche politica, l’eredità di una esperienza che fa parte della storia del regionalismo calabrese.  (c. a.)

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