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Intelligenza Artificiale, a lezione dal prof. Gottlob: ecco i segreti per una startup di successo

Il luminare parla (da remoto) al workshop con esperti e aziende di successo. Come la srl calabrese che collabora con le banche di Dubai e apre sedi nel mondo

Pubblicato il: 16/10/2024 – 15:51
di Eugenio Furia
Intelligenza Artificiale, a lezione dal prof. Gottlob: ecco i segreti per una startup di successo

ARCAVACATA DI RENDE «Per i vostri progetti trovate dei bei nomi! Chi può rifiutare un Diadema?»: a parlare è – da remoto, e senza neanche mostrarsi in video se si eccettua un frame di un nanosecondo – è il prof Georg Gottlob, luminare dell’Intelligenza Artificiale da poco in forze all’Unical, durante il workshop su AI e proprietà intellettuale.
Diadem – il nome preso ad esempio da Gottlob – è un progetto alla base di una delle 4 aziende che il ricercatore, anche cofondatore in questi casi, presenta alla attentissima platea accorsa ieri pomeriggio all’University Club su invito del Liaison Office dell’Area Ricerca.
Utilizzano il suo linguaggio Datalog, e le chiama «ditte» quasi a rimarcare la sapienza anche manuale che ne è alla base: due sono figlie di progetti dell’Università di Vienna e due di Oxford, in particolare DlvSystem – con l’attuale rettore Nicola Leone per founder, correva l’anno 1998 – e Lixto (2001, venduta nel 2013 al colosso McKinsey&Co.) per il periodo austriaco, Wradipity (2015) e Deepreason.ai (2017) per il periodo inglese entrambe acquisite da Meltwater. «Presto se ne aggiungerà una quinta ma ancora posso dire poco…» anticipa Gottlob.  
Il suo eloquio è quanto di meno cattedratico ci si possa attendere: «Le pagine web sono alberi» spiega per illustrare i grafici delle slide («alberi informativi con ramificazioni e foglie, che sono i dati») sui meccanismi di «estrazione dati dal web», oppure sorride «sì, questa tabella è brutta ma è molto utile». Racconta di quando iniziò ad occuparsi di Intelligenza artificiale – «più di quarant’anni fa», era il 1982 – basata sulla logica. Oggi quelle 4 “ditte” hanno clienti in tutto il mondo (il primo di Deepreason è la Banca d’Italia) e si occupano di mercato immobiliare e automobilistico, concorrenza, finanza, mercato: portafogli prestigiosi dove figurano tra gli altri Sony, Pirelli, Ibm, Best Western.
Altri consigli dispensati da Gottlob a chi sogna di fondare startup basate sull’Intelligenza Artificiale: studiare bene rischi, management e probabili clienti ma «affidarsi anche a buoni venditori oltre che a finanziatori e ingegneri»; poi suggerisce di dare un’occhiata alla sua bibbia in fatto di brevetti, “Patent it yourself”, «un libro che ho usato per il mio primo brevetto, quando ci dicevano che gli algoritmi non potevano essere brevettati…». Ultima perla davanti all’uditorio che a fine “lectio” gli tributerà un lungo applauso: «Diversificate le attività, fa vivere più a lungo: funziona nelle aziende come nella vita».

Greco: «La ricerca non basta, ora creiamo economia»

In apertura di workshop, dal tavolo moderato da Francesca Buono, il direttore del dipartimento di Matematica e Informatica Gianluigi Greco si era soffermato sull’«impatto» dell’AI sull’economia del territorio: «L’intelligenza artificiale è un ambito di ricerca consolidato dagli anni Ottanta, l’Italia è al settimo posto per citazioni e pubblicazioni e compete con Francia e Germania quanto a ricerca, eppure è ultima in Europa per densità di startup, vale a dire tre volte dietro rispetto a Francia e Germania. È una materia che vanta oltre 7.600 crediti in tutta Italia eppure nel tessuto produttivo ma anche nella Pubblica Amministrazione manca un grande progetto unitario: l’Agenas è quello più grande, da 50 milioni che rispetto al Pnrr sono nulla, ma per il resto vediamo solo tanti “progettini”… La produzione scientifica non basta, bisogna creare economia e valore» conclude Greco.

Un momento del workshop di ieri all’Unical

Altilia: da Cosenza al mondo (passando per Dubai)

Chi lo ha fatto creando un caso di successo dal cuore della Calabria è Altilia, una srl che Massimo Ruffolo, ricercatore del Cnr e cofondatore con Ermelinda Oro, presenta da Dubai, dove si trova in vista di collaborazioni con una banca degli Emirati: «Qui – racconta in videocollegamento – c’è un ministero dell’Intelligenza Artificiale!». Altilia, nato come spin off del Cnr, nel 2021 è decollata grazie a un investimento di 3 milioni di euro di Cassa Depositi e Prestiti: nel 2020 il team era composto da 10 dipendenti che oggi sono diventati 60 mentre alle sedi nel Technest Unical e a Rende si sono aggiunte prima Milano e poi Londra, presto se ne apriranno una a Dubai e un’altra in Olanda mentre nel 2026 è previsto lo sbarco negli Stati Uniti. I clienti di Altilia – fatturato di 3 milioni di euro – oggi sono banche e assicurazioni, gruppi di industria farmaceutica e meccanica, colossi come Leonardo e Terna, e ancora RaiWay, Deloitte, Sogei tra gli altri. «Analizziamo 100 milioni di documenti l’anno – spiega Ruffolo – anche grazie a “colleghi digitali” come gli assistenti o dei “robot” che scavano nei testi. Ma poi sono gli esseri umani che intervengono per correggere eventuali errori segnalati dalla macchina». (e.furia@corrierecal.it)

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