REGGIO CALABRIA «Se da un lato siamo orgogliosi dei risultati raggiunti, dall’altro è fondamentale analizzare le sfide che abbiamo affrontato e utilizzare questi insegnamenti per plasmare le nostre strategie future: Ogni esperienza, buona o cattiva, è una lezione appresa». Lo ha detto Cyril Gout, director operational support and analysis di Interpol, intervenendo alla seconda Conferenza dei Focal Point del progetto I-Can (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) in corso nella sede del Consiglio regionale a Reggio Calabria. Si tratta di un’iniziativa nata dalla stretta collaborazione tra il segretariato Generale di Interpol e il Dipartimento della Pubblica sicurezza italiana: il progetto I-Can ha promosso nei 4 anni di vita, un attacco globale multilaterale alla ‘ndrangheta. Partendo dalla consapevolezza di un fenomeno criminale, divenuto ormai internazionale attraverso la formazione e lo scambio di esperienze tra il Law Enforcement italiano e le forze di polizia degli altri Paesi, è stato possibile identificare strutture, dinamiche e modus operandi della ‘ndrangheta nel mondo. Il progetto I-Can, attraverso la creazione di un network internazionale, ha permesso un’azione di contrasto basata su scambi informativi che ha consentito di tracciare un fenomeno ormai globale. Grazie allo scambio di intelligence, all’utilizzo delle numerose banche dati di Interpol e le best practices dell’esperienza italiana, la performance del progetto ha consentito non solo la cattura di 101 pericolosi latitanti di ‘ndrangheta, ma anche l’individuazione di partnership criminali con altre organizzazioni transnazionali.
«Il ruolo di ciascuno di voi è cruciale. Voi siete i punti di collegamento, i “focal point” che permettono alla rete I-Can di funzionare. La vostra capacità di condividere informazioni, di coordinare operazioni, di monitorare le transazioni sospette individuandone i flussi di denaro e di mantenere viva questa cooperazione internazionale è ciò che rende il progetto un efficace arma di contrasto», ha detto il prefetto Raffaele Grassi, vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza e promotore del progetto. «L’incontro di oggi nella splendida città di Reggio Calabria non è solo un’occasione per celebrare i nostri progressi, ma soprattutto per riflettere sulla strada da percorrere. «Se da un lato siamo orgogliosi dei risultati raggiunti, dall’altro è fondamentale analizzare le sfide che abbiamo affrontato e utilizzare questi insegnamenti per plasmare le nostre strategie future: Ogni esperienza, buona o cattiva, è una lezione appresa», ha sostenuto a sua volta Cyril Gout, director operational support and analysis di Interpol. In prima fila nella lotta alla ‘ndrangheta i procuratori della Direzione nazionale antimafia e anti-terrorismo e delle Procure distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione giudiziaria tra i vari Paesi, anche in assenza di una legislazione antimafia, con il fine ultimo di mappare le propaggini ‘ndranghetiste all’estero e aggredirne i patrimoni. Presenti a Reggio Calabria oltre all’Italia, l’Albania, l’Argentina, l’Australia, l’Austria, il Belgio, il Brasile, il Canada, la Colombia, l’Ecuador, la Francia, la Germania, Malta, i Paesi Bassi, il Paraguay, il Regno Unito, la Spagna, la Svizzera, gli Stati Uniti, l’Uruguay.
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