LAMEZIA TERME «Senza intercettazioni non possiamo lavorare. In un’epoca in cui siamo collegati con tutto il mondo, ci chiedono di bloccare informaticamente le indagini, di fare un passo indietro nell’Ottocento, di andare avanti con le carrozze quando la criminalità viaggia con i jet». È il tagliente commento del procuratore della Repubblica di Palmi, Emanuele Crescenti, nel descrivere il ruolo fondamentale che le intercettazioni telefoniche hanno avuto per individuare i 9 responsabili della violenza sessuale di gruppo, ai danni di una minorenne perpetrata per oltre un anno.
Una considerazione, quella di Crescenti, che si inserisce in una fase storica cruciale e che può segnare una svolta nelle attività investigative. Tutto nasce dall’approvazione – qualche giorno fa in Senato – della nuova stretta sulle intercettazioni. Palazzo Madama, infatti, ha dato il primo via libera al dl presentato dall’esponente di Forza Italia, Pierantonio Zanettin che limiterà – in caso di approvazione definitiva – a 45 giorni il limite degli ascolti, con possibili proroghe solo nel caso in cui dovessero emergere nuovi elementi, scatenando un mare di polemiche. Dall’ex procuratore generale di Palermo eletto a Palazzo Madama, Roberto Scarpinato, passando per il pm Nino Di Matteo che ha rimarcato un aspetto cruciale: «A volte abbiamo impiegato quattro mesi per capire cosa dicevano gli indagati».
Aspetti, questi segnalati da Di Matteo e Scarpinato, che trovano ampio riscontro con quanto è avvenuto nel corso dell’indagine della Procura di Palmi. Grazie alle intercettazioni, infatti, quasi demonizzate da una riforma della giustizia che vorrebbe mettere al bando uno degli elementi investigativi più utili ed efficaci, sono stati svelati retroscena e particolari che hanno permesso agli inquirenti di ricostruire nel dettaglio le azioni criminose dei responsabili. Grazie alle intercettazioni «abbiamo seguito le fasi di preparazione o di commenti successivi, è stato molto coinvolgente e toccante anche emotivamente, un’indagine particolare» ha spiegato ancora Crescenti a margine della conferenza stampa. Sempre grazie all’ascolto degli indagati, la procura ha ricostruito l’incredibile numero di soggetti, almeno 17, che avrebbero abusato della giovane.
Solo qualche giorno fa si è espresso sul nuovo dl sulle intercettazioni anche l’ex procuratore della Dda di Catanzaro e attuale capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri. Ospite a “PresaDiretta”, Gratteri ha “smontato” la riforma a partire dalle teorie sui presunti costi. «Intercettate un telefonino costa 3 euro al giorno» ha ricordato, chiedendosi poi: «Con quali uomini si fanno i pedinamenti se mancano migliaia di uomini e donne?». Ma c’è un’affermazione dell’ex procuratore della Dda di Catanzaro che si incrocia con quelle di ieri di Crescenti. Gratteri ha infatti sottolineato il progresso tecnologico dei clan della ‘ndrangheta, l’assunzione di hacker stranieri per portare a termine operazioni finanziarie in tre continenti mentre. «In Italia si discute dei costi delle intercettazioni mentre il valore dei sequestri è di gran lunga superiore, è una sorta di investimento dello Stato».
L’altro affondo è arrivato dalle pagine del Fatto Quotidiano da parte dell’ex pm De Magistris. «Il governo – dice – viaggia verso la progressiva totale impunità del potere. Quelli che hanno scritto questa norma non sono degli incompetenti, ma manine che con coscienza e volontà hanno ben chiaro l’obiettivo». E ancora: «Con questa riforma si indebolisce molto anche la stessa lotta alla mafia perché, come dovrebbero sapere soprattutto i legislatori, per arrivare a ricostruire un’associazione mafiosa si parte quasi sempre dai reati cosiddetti satellite». (g.curcio@corrierecal.it)
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