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la confessione

‘Ndrangheta a Cosenza, l’ammanco nella “bacinella”. «Dovevamo uccidere Antonio “Strusciatappine”»

I ricordi del collaboratore Mattia Pulicanò. «Gianfranco Bruni propose l’unificazione dei gruppi. Si diede vita ad un triumvirato»

Pubblicato il: 17/10/2024 – 12:21
di Fabio Benincasa
‘Ndrangheta a Cosenza, l’ammanco nella “bacinella”. «Dovevamo uccidere Antonio “Strusciatappine”»

COSENZA Angelo Colosso pentito dal 2010 (erano gli anni dell’operazione Terminator 3) e Mattia Pulicanò sono i due collaboratori di giustizia cosentini chiamati a testimoniare nel corso del processo ordinario – scaturito dall’operazione “Reset” – e celebrato dinanzi al Tribunale di Cosenza. Nell’aula bunker di Lamezia Terme, l’accusa della Dda di Catanzaro è sostenuta dal pm Vito Valerio.

Le dichiarazioni di Pulicanò

Mattia Pulicanò – che nella sua precedente vita, da affiliato nella cosca Lanzino-Ruà-Patitucci – si occupava della compravendita illegale di sostanze stupefacenti – ha scelto di cambiare rotta molti anni fa, quando arrestato e condannato, decideva di collaborare con gli inquirenti, approfondendo i contorni del contesto criminale cosentino. Nel programma di protezione recupera una dimensione di “normalità”, trova un lavoro, apre un’attività e si affranca definitivamente dalla condizione di suddito della ‘ndrangheta. Dopo aver deciso di collaborare (da uomo libero) nel 2014, è fuoriuscito dal programma di protezione ma continua a voler dare il proprio contributo alla magistratura. «Adesso vivo una vita migliore rispetto a quella che mi sono lasciato dietro». Pulicanò prima si è «legato» a Gianfranco Bruni detto “Il tupinaro”, poi nel 2008 viene affiliato da Francesco Patitucci, Salvatore Ariello e Mario Piromallo in un garage adiacente all’abitazione di Bruni a Spezzano della Sila. Il primo grado acquisito è quello di “Picciotto“. Nel suo curriculum criminale non manca nulla, dallo spaccio di droga (compito primario) alla realizzazione di atti intimidatori.
Dopo l’arresto di Gianfranco Bruni, «Francesco Patitucci diventa capo di tutti: decideva qualsiasi cosa relativa al gruppo criminale». «Bruni era un saggio, non praticava la violenza. Decise di proporre questa sorta di gruppo unico a Cosenza per il benessere di tutti, lui si fece referente di tutti i clan». Poi nell’aprile del 2008 viene arrestato ma questo il progetto resta vivo. «Nel 2008 si fece la riunione dove si decise di unificare tutti i gruppi di Cosenza, si formò un triumvirato con referenti Francesco Patitucci, Michele Bruni e Antonio Abbruzzese detto “Strusciatappine” e si diede il via alla “bacinella” comune», sostiene il pentito.

“Strusciatappine” doveva essere ucciso

In quegli anni, ricorda Pulicanò, «ho partecipato ad alcuni incontri per parlare dell’omicidio di “Strusciatappine”, c’era un ammanco economico dalla bacinella e tutti pensavano fosse colpa sua. Io ero contrario». «Antonio Abbruzzese – dice il pentito – era socio dal bowling di Quattromiglia e venne fatta una estorsione da 50mila euro per dimostrare che non contava più nulla nella malavita». Ci fu una riunione con «Daniele Lamanna, Roberto Porcaro, Alberto Superbo, Maurizio Rango, Ettore Sottile, Antonio Abbruzzese detto “Banana” per discutere del progetto omicidiario», poi naufragato.

Le conoscenza degli altri membri dei gruppi

Le domande del pm si soffermano su alcune presunte figure legate alla galassia criminale bruzia e sulle quali il collaboratore di giustizia riferisce quanto di sua conoscenza. Adolfo D’Ambrosio «faceva parte del nostro gruppo, si occupava di estorsioni era la versione ridotta di Patitucci». Franco Presta «era una persona schiva, era responsabile dell’ala della zona di Roggiano Gravina: era un elemento di spicco del gruppo». Ed ancora, «frequentavo dal 2006 casa Patitucci e conoscevo la sua compagna Rosanna Garofalo, quando il marito era detenuto portava le informazioni all’esterno, ma mai con me» mentre Carlo Drago «si occupava di usura e anche di slot machine e le imponeva nelle ricevitorie. Si era avvicinato a Roberto Porcaro».
Alberigo Granata «si occupava di usura ed aveva le spalle coperte per via dell’amicizia con Gianfranco Bruni. Ha fatto una vita da criminale, nel 2005 era uscito dal carcere e cercava di tenersi lontano da quella vita». Con Roberto Porcaro, invece, «ci incontravamo per lo scambio di droga e soldi, ho avuto solo incontri di natura illeciti con lui». Il pentito ammette, infine, di aver avuto contatti con gli ambienti e i soggetti criminali fino al giorno precedente alla decisione di collaborare con la giustizia».

Il controesame

Inizia il controesame, la prima a prendere la parola è l’avvocato Amelia Ferrari. Che chiede conto sulle informazioni assunte dal pentito dal 2009 al 2013, periodo nel quale era in carcere. «Quello che succedeva per strada accadeva anche in carcere, tutto ciò che si decideva lo si sapeva anche dietro le sbarre. Quando due affiliati parlano quello che dicono diventa un fatto».
L’avvocato Maria Rosa Bugliari chiede in quale anno sia avvenuto l’ammanco nella bacinella. «Nel 2009, prima dell’operazione “Timpone Rosso”. A me è stato commissionato – nel 2013 – di prendere appuntamento con “Strusciatappine” per farlo venire allo scoperto e quindi per ucciderlo. Il gruppo unico era il mandante dell’omicidio, composto da Maurizio Rango, Franco Bruzzese e dagli “Italiani”. Antonio Abbruzzese alias “Strusciatappine” si occupava di attività criminali sue, era stato estromesso dal gruppo unico».
L’avvocato Franco Locco prende la parola per proseguire il controesame del teste. Ha mai parlato con Franco Presta? «Mai affrontato discorsi con lui». Ricorda l’arresto di Presta? «Ero in carcere». La zona di Roggiano dopo l’arresto di Presta da chi era gestita? «C’era Costanzo Scorza e alcuni cugini, non avevo rapporti diretti e non ricordo con precisione».
L’avvocato Fiorella Bozzarello si rivolge al collaboratore. E’ vero che nel 2008 ha accompagnato Patitucci alla riunione dove venne sancita la pax tra i vari gruppi? «Si». Dal 2009 al 2013 è in grado di indicare i periodi di libertà? «Sono stato libero da luglio ad ottobre del 2011, ed ho avuto un permesso premio dall’estate del 2012».
L’avvocato Laura Gaetano chiede una precisazione sulla posizione di Rosanna Garofalo. «Personalmente non ho ricevuto informazioni dirette da lei».
L’avvocato Luca Acciardi chiede se oggi il pentito faccia o meno parte del programma di collaborazione? «Sono libero, non dipendo più da questo programma».
L’avvocato Antonio Quintieri si sofferma ancora sul progetto omicidiario di Antonio Abbruzzese. «Ne abbiamo parlato nel 2013. Mi è stato riferito all’esterno da una serie di soggetti come Roberto Porcaro, Maurizio Rango, Alberto Superbo, Daniele Lamanna, Luciano Impieri, Ettore Sottile, Antonio Abbruzzese detto “Banana”. Abbiamo fatto una riunione, degli incontri nelle palazzine di Cosenza e nella zona del Melì Melò (un locale a Rende)».
Nel corso del controesame, Mattia Pulicanò invita alla collaborazione coloro che ancora oggi fanno parte della galassia criminale. Invito che aveva sollecitato anche nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Calabria. (f.benincasa@corrierecal.it)

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