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A Mileto intitolato un giardino al giudice Rosario Livatino. «Magistrato e uomo eccezionale» – FOTO

Alla cerimonia il ricordo del procuratore Sferlazza, tra i primi ad arrivare sul luogo dell’omicidio: «Ha saputo coniugare fede e diritto»

Pubblicato il: 18/10/2024 – 14:28
A Mileto intitolato un giardino al giudice Rosario Livatino. «Magistrato e uomo eccezionale» – FOTO

VIBO VALENTIA «Era un uomo, prima che un magistrato fantastico». Ottavio Sferlazza, sostituto procuratore emerito di Caltanissetta, ricorda così il giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990. Fu tra i primi ad arrivare quella notte sul luogo dell’omicidio, dalla quale partirono le indagini che portarono all’arresto e alla condanna dei killer nel primo processo. Beatificato da Papa Francesco nel 2021, si è tenuta oggi la cerimonia di intitolazione del giardino sito all’interno dell’Episcopio della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. A fare gli onori di casa il vescovo Attilio Nostro, accompagnato dal fondatore di Libera don Luigi Ciotti, che ha proceduto a benedire la scultura posta al centro del giardino raffigurante il giudice Livatino ad opera del maestro scultore Carmine Zappino. Presenti tutte le autorità civili e militari, tra cui il prefetto Paolo Giovanni Grieco, il procuratore di Vibo Camillo Falvo, il presidente della sezione di Catanzaro dell’Anm Giovanni Strangis. A moderare il giornalista Mimmo Famularo. Nel corso della celebrazione è stato anche piantato il simbolico “albero di Falcone”.

Il ricordo del procuratore Sferlazza

Il ricordo più commosso è quello di Ottavio Sferlazza, oggi sostituto procuratore emerito di Caltanissetta, che arrivò sul luogo dell’omicidio quel 21 settembre e che guidò le accuse da pubblico ministero nel processo. «È stata un’esperienza professionalmente molto bella, ma ovviamente molto dolorosa dal punto di vista umano» racconta a margine della cerimonia. «Ho dovuto sollevare quel lenzuolo che pietosamente copriva il volto di Rosario e vi confesso che mi tremava la mano, anche perché non sapevo di fronte a quale spettacolo mi sarei trovato». Sotto quel lenzuolo, oltre che un giudice «giaceva un amico, un grande uomo».  Sferlazza ricorda Livatino: «Era soprattutto un uomo giusto, prima che un magistrato». Un pensiero va anche a Piero Nava, colui che con la sua preziosa testimonianza permise alle forze dell’ordine di ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio e, soprattutto, di arrestare i killer.  «Ho avuto la possibilità di apprezzare il grande senso civico di Piero Nava che ringrazio ancora oggi, perché grazie al suo senso del dovere ci ha consentito di arrestare, processare e condannare all’ergastolo i due esecutori materiali».

«Un magistrato incredibile ed eccezionale»

Dopo le condanne di Domenico Pace e Paolo Amico, i due killer, ci furono altri due processi che portarono all’arresto anche altri esecutori e i mandanti dell’omicidio. «Grazie a Piero Nava abbiamo potuto fare luce su una vicenda terribilmente dolorosa che ha stroncato la vita di un magistrato incredibile, un magistrato eccezionale che ha saputo coniugare fede e diritto in una maniera veramente impareggiabile». Anche per questo è arrivata la beatificazione, approvata da Papa Francesco, nel 2021: «Un riconoscimento che ha meritato, così come merita questi momenti di ricordo che servono a fare crescere la società civile perché Rosario è un esempio soprattutto per le nuove generazioni». Un giudice capace di «coniugare fede e giustizia, sintetizzabile in quell’acronimo “Sub tutela dei” che dice tutto della personalità, della levatura morale e spirituale di Rosario». (Ma.Ru.)

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