REGGIO CALABRIA «Potremmo rischiare il carcere manifestando contro un’opera imposta come quella del Ponte sullo Stretto». La paura di chi al progetto si oppone da sempre è che il ddl Sicurezza e il dl Infrastrutture possano da una parte andare «minare il diritto a manifestare» e dall’altra «bypassare le varie fasi fino alla realizzazione dell’opera». Per questo la Rete “No ponte” ha organizzato due giorni di incontri e dibattiti, in vista di una manifestazione che dovrebbe svolgersi a Messina, per poi proseguire in altre città.
Il 19 ottobre si inizia a Villa San Giovanni con un dibattito che vedrà l’intervento di Stefano Musolino, segretario nazionale di Magistratura democratica, Arturo Salerni (Progetto Diritti) e Alberto Ziparo, coordinatore degli studi sugli impatti del ponte. A seguire poi ci sarà un’assemblea aperta. Il 20 l’incontro è a Messina.
«Un attacco alle libertà democratiche». Così il movimento No Ponte-Calabria e lo Spazio No Ponte-Messina definiscono il ddl Sicurezza approvato alla Camera e in attesa di votazione al Senato: «Trasforma la protesta e il dissenso in reati, criminalizzando scioperi, picchetti e manifestazioni con l’introduzione del reato di blocco stradale e l’aggravante di resistenza a pubblico ufficiale per chi si oppone a grandi opere come il Ponte sullo Stretto. Queste misure puntano a paralizzare l’espressione del dissenso e a intimidire i movimenti di lotta sociale e ambientale. Non meno preoccupante – aggiungono gli attivisti – è il DL Infrastrutture, che permette l’avvio di cantieri per il Ponte senza l’approvazione “per intero” del progetto esecutivo, consentendo la costruzione per fasi. Questo apre la strada a una speculazione senza fine, minacciando il fragile ecosistema dello Stretto e rendendo più incerto il futuro delle comunità locali».
«Si tratta di serie modifiche legislative che stanno creando un contesto per noi assolutamente preoccupante», spiega ai nostri microfoni Giuseppe Marra, rappresentante della Rete “No Ponte” Calabria. A preoccupare è «il fatto che il decreto infrastruttura possa bypassare la normativa sui progetti esecutivi facendo sì che le opere si possano approvare per fasi costruttive, quindi un’opera come il ponte potrebbe essere approvata, come è stato detto, con un progetto spezzatino. Vogliono passare sulle nostre teste imponendoci cantieri che, per quella che è la situazione anche da qui a qualche anno, nessuno ci può garantire che verranno completati». E la preoccupazione diventa più forte pensando al ddl Sicurezza: «Ci sono delle modifiche a cui non ci potremmo opporre perché potremmo rischiare il carcere. Le preoccupazioni sono grandissime e c’è la necessità di studiare, ragionare e anche di organizzarsi per difendersi da quello che ci stanno imponendo». (m.ripolo@corrierecal.it)
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