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Rende, contro la fusione ecco il Comitato cittadino per il No. Una folla dà il via alla campagna referendaria

Presenti ex amministratori, docenti Unical e residenti. Principe: «Alessandro il Molosso provò a varcare il Campagnano ma lo abbiamo fatto a pezzi»

Pubblicato il: 18/10/2024 – 20:38
di Eugenio Furia
Rende, contro la fusione ecco il Comitato cittadino per il No. Una folla dà il via alla campagna referendaria

RENDE Il comitato spontaneo di Rende diventa Comitato cittadino per il No. È l’annuncio che apre l’incontro al Museo del Presente di Rende contro la fusione. Oltre 200 persone e un dibattito, anche serrato, moderato dal docente Unical Massimo La Deda, che parla di «referendum farsa» e di «negazione della democrazia». Di qui l’invito a difendere Rende, «un simbolo e faro di tutta la regione: io stesso – racconta – ho scelto dopo gli studi a Bologna quest’avanguardia che una legge calata dall’alto vuole cancellare insieme ad altre identità cittadine. La nostra è una battaglia per tutti i calabresi – ha concluso La Deda – Con la partecipazione e l’informazione combattiamo la cultura di chi impone, forti sei nostri argomenti che sono già pronti mentre quelli del sì devono ancora inventarseli».

Il dibattito con semplici cittadini, docenti Unical ed ex amministratori

Nel pubblico e tra gli iscritti a parlare tanti ex amministratori, ma si vede anche il segretario della Cgil Massimiliano Ianni. Amerigo Castiglione puntualizza che «è una battaglia di indipendenza di tutta la comunità, non c’è nessun colore politico», poi attacca la legge omnibus del centrodestra a Palazzo Campanella e il presidente della regione, «che avrebbe dovuto fare da arbitro». A proposito del quorum abbassato al 30%, Castiglione crede che esso sia dovuto alla previsione di scarsa partecipazione e interesse da parte delle popolazioni. «Visto che i commissari non tutelano gli interessi della comunità rendese come invece fanno i sindaci di Cosenza e Castrolibero ma anche di altri comuni come Luzzi, oggi diamo il via alla nostra campagna referendaria», conclude l’ex consigliere comunale aggiungendo che i 10 milioni l’anno di cui si parla in caso di comune unico sarebbero in realtà «massimo 2», poca rotta rispetto al debito di 300 milioni accumulato da Cosenza. «Una unione dei servizi nell’area urbana della media Valle del Crati?» si chiede e chiede alla platea Castiglione, rispondendosi: «Parliamone, ma dal basso».

Principe: ogni rendese nascerà con un debito procapite di 3000 euro

Il dibattito si arricchisce del punto di vista di semplici cittadini senza esperienza politica che si confrontano per la prima volta davanti a una platea, ma anche di intellettuali come Battista Sangineto che stigmatizza la corsa al gigantismo delle città e un’idea di sviluppo neo-liberista pasolinianamente senza progresso. Stesso concetto che Sandro Principe imputa al governatore, parlando di «cesarismo», ovvero un decisionismo spinto. L’ex sindaco di Rende ribadisce la sua posizione per una «Unione dei comuni» che segua però una fase di «sperimentazione dei servizi», poi rivendica quanto fatto a cavallo dei secoli in ottica di conurbazione in tema di servizi e trasporti, a partire da BinBus: «Il rapporto tra Cosenza e Rende – attacca – si è interrotto quando Mario Occhiuto è diventato sindaco e con la sua megalomania ha cancellato i 160 milioni e il progetto della metro leggera, al posto della quale oggi c’è la pagliacciata della circolare veloce». Sui temi fiscali, Principe ricorda che ogni rendese in caso di fusione sarà gravato di un debito di 3000 euro pro capite per pagare quello di Cosenza, poi legge una lettera di Eva Catizone a sostegno delle regioni del no, chiudendo l’intervento con il caso di Alessandro il Molosso che «per aver varcato il Campagnano fu fatto a pezzi da noi rendesi, discendenti dei troiani».

principe

Le voci di Castrolibero e Corigliano-Rossano

Dopo il suo intervento la platea si dimezza, ma c’è ancora tempo per interventi come quello di Angelo Gangi, che espone le ragioni del no sponda Castrolibero: «L’obiettivo di questo referendum – dice – è cancellare i consigli eletti per volontà popolare, ma come faranno a scioglierli?”.
Giovanni Soda, residente da 40 anni a Rende, chiede a Occhiuto di occuparsi di emergenze  più stringenti come la sanità e i servizi, mentre dall’ateneo parla Fabio Vincenzi, che guida il teatro Auditorium Unical, e porta proprio il Tau come esempio di soggetto virtuoso che da Rende, con la sua stagione di qualità, riempie il buco del teatro di tradizione cosentino gestito da privati.
Il professore di fisica Riccardo Barberi, anche lui rendese di adozione per scelta, cita alcuni studi in base ai quali le città da centomila abitanti sono quelle che presentano le maggiori criticità, per il bisogno di servizi connessi però alla poca sostenibilità, «problemi – spiega – che interessano questi agglomerati a prescindere dal fatto che ci siano problemi di bilancio o no…». Dal pubblico si citano i primati di Rende in fatto di estensione territoriale e reddito pro capite («Fino al 2011 lo stesso di Verona»), si citano altri «scippi» come quello della squadra di calcio. Il confronto deraglia quando si suggerisce di intitolare l’Unical al suo artefice o comunque di non chiamarla più Università della Calabria, «come si fa a Camerino». Ma questo forse è un terreno ancora più scivoloso in cui non è il caso di avventurarsi, almeno in questa fase. (e.furia@corrierecal.it)

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