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l’intervista

Donne e ‘ndrangheta, Frustaci: «Oggi sono sempre più figure apicali nei clan»

La pm della Dda: «Assistiamo ad un cambiamento epocale, ma quando collaborano con la giustizia lo fanno con più determinazione»

Pubblicato il: 19/10/2024 – 14:29
Donne e ‘ndrangheta, Frustaci: «Oggi sono sempre più figure apicali nei clan»

VIBO VALENTIA Donne e figli che si ribellano alla ‘ndrangheta. Ma anche sempre più donne che hanno un ruolo attivo nella criminalità organizzata, come dimostrano le diverse condanne negli ultimi processi nei confronti di soggetti femminili. La pm Annamaria Frustaci, ospite stamattina nel panel di Contromafiecorruzione di Libera a Vibo Valentia, racconta l’evoluzione del ruolo della donna della ‘ndrangheta. Figure sottomesse alla mentalità patriarcale e oppressiva della ‘ndrangheta, ma adesso anche partecipi alle attività illecite. «Assistiamo in questo momento a un cambiamento importante» spiega al Corriere della Calabria la procuratrice. «Sia nel distretto di Reggio, sia in quello di Catanzaro ci sono sempre più figure femminili condannate in via definitiva, ci sono detenute in regime di 41bis»

«Le donne assumono il ruolo di capo promotori»

«Oggi le donne assumono il ruolo di capo promotori all’interno delle organizzazioni mafiose». La pm cita l’esempio di Aurora Spanò, esponente della cosca Bellocco condannata a 25 anni di carcere. «Anche all’interno della ‘ndrangheta, storicamente a base familiare, si è evoluto il ruolo della donna. Oggi è sicuramente più attivo». Non più figure che si limitano alla mera esecuzione di compiti o attività illecite, ma vere e proprie menti e soggetti attivi all’interno delle ‘ndrine. Anche a causa delle vicende giudiziarie che “decapitano” i clan, con le donne che diventano così figure apicali all’interno dei clan. «Se prima erano solo soggetti in grado di educare e tramandare i valori mafiosi, oggi diventano anche soggetti attivi nella gestione dei patrimoni mafiosi, di riciclaggio dei proventi illeciti, diventano figure centrali della ‘ndrina. Per troppo tempo si è sottovalutato il ruolo delle donne nella ‘ndrangheta».

«Dalle donne più determinazione quando scelgono di collaborare»

Ma dalle donne può partire anche quella «ribellione»: «Si tratta di una rivoluzione sia in negativo che in positivo» aggiunge Frustaci. «Parliamo anche di figure che scelgono di intraprendere con determinazione la strada di collaborare con la giustizia». Ma «tagliare e recidere i contatti con la rete familiare di appartenenza non è semplice. Ci vuole tanto coraggio». Per la pm occorre dunque implementare il servizio di sostegno ai collaboratori di giustizia, non abbandonarli ma seguirli in un percorso difficile. «Noi per cambiare le regole del gioco non dobbiamo solo intervenire a livello culturale, ma dobbiamo dare delle opportunità in questi territori. Non ci vuole solo lo Stato, ma anche la rete degli enti locali che creino serie opportunità per chi vuole restare su questo territorio, creare una formazione per poter ambire un dignitoso posto di lavoro». Rendere dunque il percorso di collaborazione «una scelta appetibile, conveniente e sostenibile. Ci dobbiamo mettere nei panni di chi deve compere questo passaggio». (Ma.Ru.)

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