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l’intervista

I figli che si ribellano alla ‘ndrangheta, Di Palma: «A loro facciamo capire che esiste una vita diversa»

Nati e cresciuti nella «subcultura ‘ndranghetista» in tanti decidono di cambiare strada. «Importante dargli la possibilità di scegliere»

Pubblicato il: 19/10/2024 – 20:30
I figli che si ribellano alla ‘ndrangheta, Di Palma: «A loro facciamo capire che esiste una vita diversa»

VIBO VALENTIA Dal «disvalori» trasmessi, tramandati dal contesto mafioso, nascono i figli di ‘ndrangheta. Giovani ragazzi e ragazze che crescono indottrinati dalla «subcultura» della criminalità organizzata, pronti a “ereditare” il potere ‘ndranghetista all’interno della cosca. Soprattutto in strutture come la ‘ndrangheta che si basano si legami familiari. Se la pm Annamaria Frustaci ha delineato il nuovo ruolo delle donne all’interno delle organizzazioni mafiose, il procuratore Roberto Di Palma, ospite nel panel di Contromafiecorruzione, si è concentrato sui minori che nascono e crescono in contesti mafiosi, prime vittime di un sistema di oppressione mafiosa, ma per le quali si sono sviluppati progetti finalizzati a creare un’alternativa e un futuro diverso.

Il ruolo della madre

«In una subcultura mafiosa il ruolo di una madre è fondamentale perché è quella che trasmette determinati disvalori» afferma a margine dell’incontro il procuratore Di Palma. «Ci sono tante donne che a loro volta sono state vittime della cultura ‘ndranghetistica, che magari sono state destinate spose a persone che neanche conoscevano e per cui non provano neanche amore». Relazioni da cui nascono figli quasi in modo costretto e che quindi bisogna «dar loro la possibilità di recidere con questa situazione e con questa cultura. Certo, ci sono anche quelli che sono profondamente inseriti in questa cultura e trasmettono questi valori» precisa il procuratore.

Il lavoro delle procure minorili

È in questo contesto che prova a inserirsi il lavoro delle procure minorili, di magistrati e giudici che cercano di intervenire prevenendo «che dei bambini che sono in fase di crescita possano assorbire esclusivamente questi valori. Cerchiamo invece di dar loro una possibilità di scelta maggiore, cioè di far comprendere a questi ragazzi che esiste un mondo diverso, che esistono delle possibilità di vita diversa, che la vita non è fatta soltanto di soprusi, violenze, angherie e quant’altro. Questo è un po’ l’essenza del protocollo Liberi di scegliere». Cresciuti con l’esaltazione della violenza, molti giovani finiscono per compiere crimini anche slegati all’interesse della criminalità organizzata, ma pesa comunque l’influenza mafiosa. «La ‘ndrangheta è prima di tutto una forma di subcultura, quindi ha un’influenza molto importante soprattutto in quegli strati sociali dove non esiste una cultura fatta di redenzione e riscatto sociale. Ecco perché, se vogliamo abbattere un albero, dobbiamo prima di tutto lavorare sulle radici, che sono proprio quelle della cultura e del lavoro».

«Dare l’opportunità di scegliere a questi ragazzi»

Dei tanti minori che intraprendono la strada di Liberi di scegliere «la maggioranza sono esempi positivi, alcuni vengono seguiti anche dalle madri che hanno deciso di recidere con il passato e con le loro famiglie. Poi vi è anche qualche caso logicamente in cui questo non è avvenuto, ma l’importante è aver dato la possibilità a questi ragazzi, a queste donne, di poter scegliere liberamente. Di aver aperto delle altre porte, degli altri orizzonti che fino a quel momento gli erano stati preclusi». (Ma.Ru.)

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