Procede a ritmi lenti il campionato di Cosenza e Catanzaro, che nella nona giornata del campionato di serie B hanno conquistato due buoni pareggi esterni contro Cittadella e Bari. Due punti che però mantengono entrambe le compagini calabresi nelle zone calde della classifica.
Non ce ne voglia il buon Massimiliano Alvini da Fucecchio, che da settimane ripete come un mantra di aver accettato Cosenza con convinzione (quasi a volersene convincere anche lui) e, va detto, non ha grandi colpe se la sua creatura giovane e volenterosa è ultima in classifica con quattro punti di penalizzazione, pur avendone raccolti dieci sul campo. Non ce ne voglia, ma la sensazione, sempre più crescente, è che il suo progetto generoso e miracolistico non abbia al momento altre risorse tecniche e mentali, rispetto a quelle già mostrate, per provare un’impresa più grande di quelle delle ultime annate rossoblù. Lo abbiamo scritto più volte nel recente passato e lo ribadiamo: i suoi ragazzi, quando sono in vena, sanno giocare a pallone come pochi in categoria e, molti di loro, in prospettiva futura, hanno doti da club di vertice e forse più. Il guaio, però, è che da tre partite (Bari, Sudtirol e Cittadella) stanno evidenziando limiti strutturali (mancano esperienza e chi segna con continuità) e soprattutto psicologici (dovuti anche alla posizione di classifica) preoccupanti. A Cittadella, contro una squadra non trascendentale, i Lupi sono stati nulli in 11 contro 11 e un po’ più vivi in inferiorità numerica. Non hanno perso, ma hanno rischiato grosso. Il tecnico toscano ha parlato di squadra «sul pezzo», ed è giusto che lo faccia, è il suo mestiere, anche se pensiamo che sia il primo a sapere che da qui al mercato di gennaio sarà complicatissimo mantenere i nervi saldi. Lo ripetiamo: nel mondo reale la squadra silana ha raccolto meritatamente dieci punti e le altre laggiù in fondo non corrono, ma va anche considerato che ognuna di loro alle spalle ha una società forte. Proprio come lo stesso Alvini ha definito tre giorni fa quella del Cittadella. Mentre il Cosenza calcio, ahinoi, è quel che è.
Crema: la crema settimanale è dedicata ad Alessandro Micai, numero uno mantovano che dopo anni di dedizione alla causa bruzia, avrebbe meritato finalmente un’annata degna del suo talento. E invece niente anche quest’anno. Da solo, o giù di lì, ancora una volta con i suoi paratoni da infarto facile, ha tenuto in piedi una squadra in difficoltà evidente. Prima o poi il sindaco Franz Caruso, che a Tutino ha consegnato un Sigillo d’Oro come se fosse un caffè al bar, dovrebbe pensare anche a lui, salvatore dei pali e dei rassegnati desideri rossoblù.
Amarezza: è vero, con due vittorie di fila questo Cosenza potrebbe tirarsi fuori dai guai e cancellare in un sol colpo tutte le parole grigie piazzate in alto. È anche vero che dal pareggio di Cittadella si può tirare fuori un classico bicchiere mezzo pieno e non vuoto. Però, poi, ecco ritornare come un incubo quell’immagine sfiancante, immortalata per i media, di un patron Guarascio sorridente che incontra un Franz Caruso (ancora lui), preoccupato per le «voci» sui guai finanziari del club che circolano in città. Parlano senza ascoltarsi per qualche minuto e poi, entrambi, partoriscono il comunicato più inutile e retorico della storia recente del calcio locale. Ne riproponiamo un paio di stralci, giusto per iniziare col botto questa nuova settimana: «Il patròn Guarascio ha ribadito al primo cittadino l’intenzione della società di proseguire nel percorso di opposizione alla penalizzazione per la quale avrebbe auspicato una presa di posizione più partecipata e convinta da tutto l’ambiente». «Il sindaco Franz Caruso ha, dal canto suo, ribadito che la serie B rappresenta un patrimonio inestimabile non solo per la città, ma anche per tutta la provincia, con rilevanti riflessi anche sul tessuto economico e con grandi aspettative da parte di una tifoseria che meriterebbe palcoscenici ancora più ambiziosi». Riassunto in tre parole: serve l’ennesima impresa. Ma lo sapevamo già. (Francesco Veltri)
Timidi ma evidenti segnali di crescita. A Bari il Catanzaro strappa l’ennesimo pareggio di questo singolare e tormentato avvio di stagione (il sesto in 9 gare) ma mostra innegabili passi avanti sotto il profilo del gioco e dell’intensità della manovra. La migliore prova dell’intera stagione l’ha definita Caserta e forse non sbaglia.
Il tecnico di Melito Porto Salvo, che si affida di nuovo al 3-5-2 (a questo punto forse definitivamente?), ripropone Iemmello in coppia con Biasci e non sbaglia una mossa neanche nei cambi, manda in campo una squadra più quadrata e aggressiva del solito, capace di imporre il proprio ritmo agli avversari, non certo gli ultimi arrivati e di creare come mai aveva fatto (saranno 18 le conclusioni totali a fine gara, 7 quelle nello specchio della porta). Certo, dietro si è sofferto qualcosa di troppo, specie dopo il vantaggio biancorosso di Dorval. Il Catanzaro, nell’intento di recuperare si è spesso scoperto prestando il fianco alle ripartenze di Maita e compagni e proprio l’ex centrocampista giallorosso aveva regalato a Sibilli un pallone splendido per chiudere i giochi in avvio di ripresa. Un pizzico di fortuna e i soliti encomiabili riflessi di Pigliacelli, hanno tenuto a galla le aquile che non si sono scomposte e con perseveranza hanno trovato il pari e sfiorato anche la vittoria.
Vittoria che avrebbe permesso di risalire la classifica e leggere in maniera pienamente positiva la prestazione offerta al San Nicola. I segnali di crescita, nel gioco e nell’intensità, nella concentrazione e nella convinzione dei propri mezzi sono innegabili. Non saranno però serviti a nulla se non verranno replicati domenica al Ceravolo contro il Sudtirol, magari trovando il successo (che manca dal 1° settembre 3-1 sulla Carrarese). Una rondine non fa primavera ma quello visto a Bari è un Catanzaro che può risalire la china.
Crema: il ritorno del capitano. Dopo settimane nelle quali si è detto e scritto di tutto; di spogliatoio spaccato, parte della squadra contro il tecnico e Iemmello mortificato tatticamente dalle scelte di Caserta, ecco che il capitano risponde sul campo infilando in rete il gol che vale il pareggio. Un piatto destro che toglie le ragnatele dall’angolino basso alla destra di Radunovic sul perfetto invito di La Mantia (entrato alla grande). Gol, esultanza e abbraccio in panchina con Caserta. Le polemiche stanno a zero. Iemmello c’è e sa essere incisivo e decisivo come sempre, Caserta lo sa bene.
Amarezza: la classifica resta la nota dolente. Nonostante gli evidenti progressi nel gioco la classifica giallorossa resta tutt’altro che positiva. Nove punti in nove giornate sono una media da retrocessione e l’ultimo posto occupato dal Cosenza dista appena 3 lunghezze. Ma dopo la prova di Bari, anche la graduatoria preoccupa meno. A fine gara nella sala stampa del San Nicola Caserta ha parlato di gara della svolta «Per noi adesso inizia un nuovo campionato e sono convinto che questo atteggiamento ci porterà molto, ma molto lontano». (Stefania Scarfò)
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