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operazione “levante”

Il sistema “Hawala” dei trafficanti di carne, i migranti spediti a destinazione con un «codice»

Dall’inchiesta della Dda di Catanzaro. «300 euro a persona» per un viaggio. Il denaro sparisce in un circuito di intermediari finanziari

Pubblicato il: 21/10/2024 – 18:55
di Fabio Benincasa
Il sistema “Hawala” dei trafficanti di carne, i migranti spediti a destinazione con un «codice»

CATANZARO «Io preferisco più il lavoro diretto, senza la strada a piedi; così gente sono più comode e fa meglio anche per nostro lavoro che così la gente tornano da noi e con piacere dà i soldi per un lavoro del genere e si parla bene anche in giro». E’ un passaggio cristallizzato nell’inchiesta “Levante” coordinata dalla Procura di Catanzaro e che, su ordine del gip, ha portato all’arresto di 13 persone: accusate di appartenere ad una associazione, articolata in cellule presenti in Italia ed all’estero, i cui membri avevano l’obiettivo di far giungere i migranti in Italia, sfruttando la rotta marittima del Mediterraneo orientale e a farli espatriare verso la Francia e altri Stati del Nord Europa. Le due persone, intercettate, parlano del trasferimento di una famiglia e di un’altra di migranti (in arrivo a Ventimiglia) a Nizza. Al viaggio avrebbero preso parte 8 persone, tra cui 2 bambini. Il prezzo richiesto è di 300 euro a persona.
I soldi muovono l’anima grigia dei trafficanti di carne, pronti ad intascare danari sulla pelle di poveri disperati. Il sogno di una vita migliore, la fuga da fame e povertà si infrange sul muro di indifferenza di una organizzazione costituita in nome e per conto del danaro.

L’organizzazione stipendiata

L’intensa attività di indagine condotta dalla Dda di Catanzaro avrebbe permesso di scoprire il sistema messo a punto dalla presunta organizzazione. «I singoli partecipi venivano remunerati, ognuno per il ruolo svolto, con la corresponsione di somme di danaro che i capi e promotori della stessa, residenti all’estero, facevano loro pervenire, attraverso un particolare metodo denominato “Hawala“». Dunque, non un gruppetto di improvvisati ma una rete collaudata che avrebbe dato vita ad un meccanismo poi rintracciato e stoppato dall’azione delle forze dell’ordine. «Il trasferimento di denaro si fonda sull’esistenza di una sorta di circuito clandestino di intermediari finanziari costituito da persone fisiche, la cui presenza è stata accertata sia in territorio italiano che in quello turco e iracheno, indicate come ”agenzie” cui viene depositato il danaro che viene poi corrisposto da un’altra agenzia nel caso di sblocco da parte di chi disponeva della somma».

Gli attori del sistema

La realizzazione della complessa operazione, prevedeva la partecipazione al “sistema” di quattro soggetti: il cliente (migrante); due hawaladar (intermediari); un beneficiario (cellula dell’organizzazione operante in Italia o altro Paese dell’Unione europea). L’esistenza di due hawaladar durante la fase di passaggio delle somme di denaro si rende necessaria «in quanto uno è presente nel luogo del cliente e l’altro in quello del beneficiario». Chi ha svolto le indagini tratteggia il presunto ruolo dei principali protagonisti. «Il primo raccoglie il denaro del richiedente e contatta il secondo comunicandogli la cifra della somma richiesta beneficiario. Quest’ultimo, poi, non deve fare altro che andare dal secondo hawaladar e ritirare la somma». Nessun trasferimento fisico di denaro o spostamento di contante, «tutto inizia e tutto finisce senza lasciare traccia», l’operazione si concretizza con la sola parola data dai protagonisti.

La partenza, il denaro e il mare

Come se fosse una vera e propria agenzia di viaggi, il cliente (in questo caso il migrante) sceglie la destinazione, paga la somma necessaria a coprire il costo del trasferimento e si reca “nell’ufficio” dell’hawaladar. «Quest’ultimo comunica un codice che il migrante deve poi pronunciare all’hawaladar che troverà alla fine del viaggio». C’è una conversazione che gli investigatori ritengono illuminante, un indagato confessa i dettagli. «La cifra è per ogni singola persona, pago autista fra 200 e 250 per ogni persona, io guadagno 60 o 70 o 50 euro e farò un lavoro che così voglio mandare i soldi». La chiosa è emblematica. «Dio mi ha aiutato negli ultimi 4 anni a riprendere il lavoro in un modo diverso dal 2014 fino 2018 ero in Francia e una persona se sta lontano da Dio può perdere facilmente in realtà». (f.b.)

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