Nello Stato della Città del Vaticano la pena di morte è stata rimossa nel 1969 su iniziativa di papa Paolo VI. E in Italia? La pena di morte per i reati commessi in tempo di pace è stata eliminata con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, il 1° gennaio 1948. Successivamente, con la legge costituzionale n. 2 del 2007 è stata eliminata anche dal codice militare di guerra. Nel Regno d’Italia la massima pena è stata cancellata nel 1889.
La pena di morte fu poi reintrodotta sotto il fascismo dal 1926 al 1948 quando, in forza dell’art. 27 della Costituzione, venne esclusa «se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra». Rimase quindi contemplata nel codice penale militare di guerra, dal quale fu eliminata e sostituita dall’ergastolo nel 1994. Nel 2007, con legge di revisione costituzionale, si è eliminato dalla Costituzione il riferimento alle possibili eccezioni relative alle leggi militari.
Il 18 dicembre 2007 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva approvato una mozione presentata dal Governo italiano su impulso dell’associazione radicale “Nessuno tocchi Caino” con la quale era stata decretata la moratoria, cioè la sospensione a tempo indeterminato, della esecuzione delle sentenze capitali. Assunsero questo impegno 104 Stati; votarono contro 54 e gli astenuti furono 29. L’ultima condanna a morte mediante fucilazione è stata eseguita nel 1945. I tre condannati avevano ucciso per rapina dieci persone gettandole ancora vive in una cisterna, nella campagna piemontese.
Ma l’unica donna condannata a morte in Italia è stata Laura D’Oriano (Istanbul, 27/9/1911 – Roma, 16/1/1943); altre donne subirono la medesima condanna, ma poi la vita fu loro risparmiata. Laura era un’agente italiana naturalizzata svizzera, per conto degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale. Ebbe una vita tumultuosa e avventurosa.
I suoi genitori erano Policarpo D’Oriano, un musicista italo-turco di Smirne, originario di Pozzuoli, e Aida Caruana. Laura era la prima di cinque figli della coppia. La madre, colta e severa, ebbe molto a cuore, tra le altre cose, che i figli parlassero un italiano fluente. Vista la professione del padre, la famiglia D’Oriano fu costretta a viaggiare molto; in tal modo però riuscirono anche a sfuggire ai vari conflitti che scoppiarono nell’Europa dell’epoca. Alla fine degli anni venti Policarpo D’Oriano decise di avviare un’azienda di importazione ed esportazione di strumenti musicali presso il porto di Marsiglia. In questo modo la famiglia non fu più costretta a viaggiare. Tuttavia Laura, all’età di 17 anni e avendo acquisito la conoscenza di ben cinque lingue, volle partire per Parigi per tentare la carriera di cantante. I tentativi per diventare cantante non ottennero il successo sperato. Tornata a Marsiglia, la D’Oriano conobbe un cittadino elvetico, Emil Fraunholz, fuggito dalla Svizzera per evitare il servizio militare. I due si sposeranno a Marsiglia il 18 agosto 1931: così facendo, la D’Oriano acquisì automaticamente la cittadinanza svizzera. Fraunholz era una figura enigmatica: cercava sempre modi per far soldi, ad esempio prendeva denaro per smistare lettere provenienti da soldati che combattevano sul fronte africano. In seguito la coppia si trasferì a Grasse, nelle Alpi Marittime, dove aprirono una drogheria. L’anno seguente la D’Oriano ebbe la prima figlia, Renée; un anno dopo partorirà un’altra figlia, Anna.
Il clima familiare divenne via via sempre più pesante: Fraunholz si rivelò troppo geloso e possessivo, inoltre la D’Oriano mal sopportava il proprio ruolo di madre e col tempo si convinse di non essere portata ai compiti che ciò comporta. Non solo: la D’Oriano soffriva anche per le condizioni di lavoro precarie e pertanto convinse il marito a trasferirsi a Nizza, dove, tra l’altro, avevano traslocato anche i genitori di lei. Tuttavia il peso ingombrante della gestione familiare divenne insostenibile: nel 1935, in una notte di primavera e di nascosto, la D’Oriano lasciò la casa coniugale. Non avrebbe mai più rivisto le figlie. A quel punto Fraunholz, disperato e furibondo per la scelta della moglie, altro non poté che tornare nella natia Svizzera, a Bottighofen, il paese in cui era cresciuto.
L’epilogo fu drammatico. Alle ore 6.15 del 16 gennaio 1943 Laura D’Oriano incontrò un sacerdote che la confessò. Pochi minuti dopo venne condotta davanti al plotone di esecuzione, un reparto della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Il comandante Mario De Mari lesse ad alta voce la sentenza. Alle 7.07 la fucilazione venne eseguita a Forte Bravetta, un campo trincerato di Roma dove il Regime eseguiva le capitolazioni. La D’Oriano venne sepolta in una fossa comune. Solo nel 1958 il padre Policarpo la ritrovò e la fece tumulare a Roma nel cimitero del Verano, dove egli stesso fu sepolto nel 1962, accanto alla figlia. Ma Laura, è stata tradita? E da chi?
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x