«Il dibattito sul cambiamento climatico diventa ogni giorno più acceso, ma molte affermazioni, posizioni politiche e iniziative, si basano generalmente su una percezione distorta del problema, oscillando tra due estremi opposti: una visione apocalittica oppure un atteggiamento di quasi indifferenza». Lo afferma Vincenzo Carbone, professore ordinario di “Fisica del Sistema Terra, Pianeti, Spazio e Clima” all’Università della Calabria. «L’adattamento al cambiamento climatico – continua – è stato da sempre un tratto distintivo dell’umanità, per cui il cambiamento climatico può essere visto oggi, come una opportunità per rilanciare l’azione politica, perché questa ritorni ad occupare la scena con scelte opportune dettate da un cambio di paradigma».
«Il rischio globale delle conseguenze del cambiamento climatico impone, infatti, una necessità storica, ma l’azione politica rischia di essere offuscata dalle richieste dettate da una visione pessimistica e apocalittica del problema, per cui i tempi necessari per la verifica degli interventi, richiesti da questa visione, sono estremamente lunghi ed incompatibili con le motivazioni proprie dell’attività politica. Le azioni immediate devono riguardare innanzitutto le attività relative alla coesistenza con gli eventi estremi. L’aumento del numero di eventi estremi, e l’anticipo in senso temporale degli eventi estremi più intensi, è infatti un tratto distintivo immediatamente percepibile del cambiamento climatico e della sua accelerazione locale, e rappresenta un fattore di rischio immediato. Alcuni studi, anche relativi a proiezioni delle probabilità di ritorno degli eventi estremi sulla nostra regione, indicano infatti una accelerazione del cambiamento climatico in alcune zone specifiche».
«Le regioni che si affacciano nell’area del bacino del Mediterraneo non sono attrezzate per rispondere in modo efficace a scenari che richiedono capacità di adattamento e di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Le evidenze scientifiche su cui abbiamo più certezze degli eventi estremi riguardano nell’ordine improvvise ondate di calore, allagamenti costieri, eventi di precipitazioni estreme e, in alcune zone, siccità. Gli interventi in questi ambiti costituiscono un immediato punto di intervento politico per l’azione contro gli effetti immediati del cambiamento climatico. Questi eventi hanno un ovvio impatto diretto sulla salute, mentre l’impatto indiretto legato ad essi è dato dal cambiamento degli ecosistemi che ne deriva, come per esempio l’aumento di insetti killer, cambiamenti della produttività forestale, della pesca, i cicli dei nutrienti, etc».
«In definitiva – conclude – a parte tutti i protocolli di riduzione delle immissioni di gas serra in atmosfera, i cui effetti saranno visibili dalla prossima generazione, ed a parte l’atteggiamento visionario e favolistico del Global Deal, nell’immediato è necessaria una attività continua di resilienza e di adattamento, con un ranking di possibili interventi nei diversi ambiti, dettati da una attività di ricerca scientifica che deve lavorare di concerto ed a stretto contatto con la politica. Questo è l’atteggiamento imposto da una visione realistica delle problematiche che abbiamo di fronte».
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